
12 maggio 2025: in Aula Paolo VI papa Leone XIV incontra i media che hanno seguito la morte e il funerale di papa Francesco e la sua elezione - Vatican Media
Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, torna in libreria con AI confini della comunicazione. Piccolo dizionario per l’agire etico (Ave, pagine 120, euro 12,00; prefazione di Mario Morcellini). Il volume intende accompagnare il tragitto di quanti hanno a cuore i temi legati alla comunicazione e all’informazione. Il titolo ne suggerisce un punto di vista ben preciso: dai confini la prospettiva verso il centro è più ampia e le questioni emergono in modo chiaro. Il rapporto con i confini si gioca proprio sul livello della relazione. È un punto di incontro, tra il vecchio e il nuovo. AI – con riferimento ai sistemi di intelligenza artificiale – confini ci si incontra per dirigersi verso il cuore della comunicazione, restituendo il fascino dell’incontro, dell’ascolto e della parola.
Non c’è dubbio: il personaggio a noi più vicino è Ulisse. Le sue gesta, narrate da Omero nell’Odissea, rappresentano una sintesi perfetta di ciò che stiamo vivendo in questo tempo di innovazioni tecnologiche, conquiste e sconfitte. È uno slancio continuo, spesso incosciente, verso traguardi desiderati che, in nome del progresso, assolutizzano nuove forme di schiavitù. Siamo coinvolti in una vera e propria odissea, proprio come l’eroe del poema epico. Eroe sì, ma pur sempre uomo! Sprezzante verso i rischi, avido di esperienze, irrequieto per natura, temerario di fronte ai limiti, audace e vorace di conoscenza: l’Ulisse di Omero è un uomo, una persona, così come lo siamo noi, con i nostri punti di forza e di debolezza. C’è da ammirarlo per la sua ostinata e incrollabile volontà di far ritorno a casa, a Itaca, rifiutando persino le nozze di una dea e l’immortalità. È l’approdo alla sua amata terra che costituisce l’unica certezza del suo navigare. Nel suo viaggio troviamo più di una metafora per riannodare il filo delle nostre esperienze comunicative e informative e, al tempo stesso, comprendere la posta in gioco. Il nuovo secolo ha, infatti, portato un’accelerazione costante negli ambiti tecnico e tecnologico. Non è un semplice mutamento di contorno, ma è il contesto stesso che si modifica continuamente. La stabilità della nostra imbarcazione nel solcare una massa così magmatica è messa a dura prova. L’epopea del digitale non è per nulla conclusa e avanza nella sua oscillante mutevolezza. Siamo ormai coscienti della grande ricchezza acquisita, ciò che manca è il tragitto di ritorno verso casa – la nostra Itaca – ovvero il fine ultimo della comunicazione e dell’informazione. Tante allucinazioni ne offuscano la visione: fake news, disordine informativo (disinformazione, misinformazione, malinformazione), deep fake, per citarne alcune, senza dimenticare le grandi sfide che i sistemi di intelligenza artificiale stanno portando a livello etico e deontologico. [...] Le peripezie del nostro eroe continuano a essere un buon canovaccio con cui interpretare il presen- te: i Ciconi, i Lotofagi, i Ciclopi, Eolo, i Lestrigoni, la maga Circe, il regno dell’Ade, le sirene, Scilla e Cariddi, Calipso e i Feaci. Tappe e personaggi che rappresentano un confronto, con un lascito preciso. Eccoci, dunque, nella terra dei Ciconi, antico popolo della Tracia, dove anche noi potremmo fare razzia, non di cibo, ma dell’ultimo ritrovato tecnologico per brandirlo come strumento di conquista di un potere mai visto prima, salvo poi restare schiacciati da quello stesso strumento. L’ingordigia deve fare spazio alla riflessione, l’eccesso all’essenzialità. La comunicazione e l’informazione sono esse stesse attrezzi che richiedono conoscenza e pratica per esercitarle al meglio nella loro doppia finalità: mettere in comune (comunicazione) tessendo relazioni e dare forma (informazione) “ordinando” ciò che avviene. Per gli operatori dei media è un appello a fare tesoro di questa doppia risonanza esistenziale e a viverla nell’evoluzione in corso. In questa attività appassionante e, allo stesso tempo, sfidante viene in soccorso uno dei temi centrali. Siamo nella terra dei Lotofagi, popolo mitico, il cui unico alimento è il loto che ha però la caratteristica di far perdere la memoria a chi lo mangia, nel caso specifico facendo dimenticare la patria agognata. Come non vedervi un riferimento alla fugacità comunicativa attuale! I media digitali portano a perdere di vista le dinamiche profonde che stanno dietro un episodio. La velocità di fruizione, unita alla semplificazione, apre le porte al conformismo e all’omologazione. Tutto ciò provoca l’impossibilità di ricordare un evento, perché non se ne forniscono più le chiavi di lettura. Da qui la mancanza di progettualità e l’incapacità di costruire nessi logici tra fatti diversi tra loro. Un uomo senza storia, senza radici, è un fantasma. [...] Nella terra dei Ciclopi, figure mitologiche dedite alla pastorizia, descritte come mostruose e non disdegnose di cibarsi di esseri umani, l’attenzione va alla grande influenza esercitata oggi in ogni singola azione dagli algoritmi. Siamo tutti soggetti continuamente a sequenze finite di passi che si stagliano nella loro maestosità per affrontare le diverse questioni. Nell’antro del Ciclope, sperimentiamo “il capitalismo della sorveglianza” e comprendiamo quanta ricchezza conoscitiva e materiale può portare una serie di dati. C’è da prenderne grande consapevolezza! Nell’isola di Eolo, il soffio dei venti permette di comprendere quanto una spinta in avanti possa in realtà diventare un ritorno al punto di partenza. Le conquiste ottenute possono far progredire solo se sostenute dall’etica e dalla deontologia. È l’unico soffio che può far spiegare le vele e tenere dritta la rotta. Non è facile parlarne, ma è un discorso ineludibile. Serve una disciplina, a livello globale, che consenta l’armonizzazione tra le opportunità del progresso e la dignità delle persone. [...] Il traghettare nel regno dell’Ade reca profonda drammaticità: in questo posto oscuro e misterioso stazionano le ombre delle persone senza distinzione alcuna e senza assegnazione di meriti. Sono i territori digitali che, come questo luogo, presentano nella loro morfologia margini urbani, cunicoli e bassifondi. Si parla, ad esempio, di deep web, dark web, dark net. Sono le dinamiche controverse di Internet, che ribadiscono l’urgenza di un impegno educativo inderogabile. Non è sufficiente essere nelle piattaforme digitali: la presenza, soprattutto degli adulti, deve diventare accompagnamento e vicinanza, ma soprattutto attenzione e intervento, se necessario. La terra delle sirene, le figure mostruose di Scilla e Cariddi, l’ira del dio Sole per il venir meno al patto stabilito, segnalano quella “voce” suadente che può attirare in un vortice distruttivo. La cura per una formazione continua e permanente diventa, allora, purificazione dell’ascolto e del linguaggio, con l’obiettivo di alleggerire e liberare le parole dai condizionamenti che oscurano la visuale. È un percorso difficile ed estremamente impegnativo. Ma solo in tal modo è possibile perseguire lo scopo di una presenza vera che non crea illusioni e non cede alla verosimiglianza della realtà. Le ultime due tappe del percorso – l’isola di Ogigia con la ninfa Calipso e l’isola dei Feaci – ricordano che l’azione comunicativa e informativa non prevede stalli, anche nel momento più estremo. Siamo ai limiti del paradosso: ogni fine può segnare un nuovo inizio, così come ogni crisi porta con sé un’opportunità. Il tempo attuale richiede un cambiamento di prospettiva. Il messaggio da cogliere è basilare: abbandonare le routine per esplorare le novità di questa stagione. È tempo di esaminare i processi comunicativi e informativi con uno sguardo “mutato” per cogliere le tante sfide che sono all’orizzonte.