sabato 28 dicembre 2013
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Uno slalom che ha superato gli ostaco­li, così è stato il percorso che nel cor­so di questi anni ha reso possibile la pratica dello sci alle persone con disa­bilità. Apripista la tecnologia con au­sili meccanici ed elettronici, spazza­dubbi le scuole di sci e i loro maestri, scalatrici le associazioni sportive - incalzate dagli a­spiranti sciatori che hanno fatto salire le loro ri­chieste sul moto perenne dello skilift - che oggi pre­sidiano e continuano a promuovere l’accessibilità, da Courmayeur a Predazzo sino all’Etna, passando per l’appennino emiliano e i monti abruzzesi.  La stagione sciistica che si è appena aperta, che con­ta sull’onda mediatica degli imminenti Giochi o­limpici (dal 7 febbraio) e paralimpici (dal 7 marzo), offre numerose opportunità anche a chi, a causa del suo handicap, fino a pochi anni fa doveva conside­rare gli sport invernali fuori dalla sua portata. Oggi sci alpino e sci di fondo sono praticati anche da chi ha una grave disabilità motoria, utilizzando monosci (un seggiolino, detto “guscio”, sotto al qua­le sta uno sci), bisci (un monosci spinto da un mae­stro di sci, una sorta di tandem), dualski (un guscio con sotto due sci), stabilizzatori (per gli amputati). Per i non vedenti c’è un collegamento radio o audio con l’accompagnatore-guida, per i sordi, invece, si parla la lingua dei segni. Ausili che associazioni e società sportive acquistano grazie all’intervento di donazioni, sponsor e finanziamenti da parte di isti­tuzioni nazionali e europee che da qualche anno sostengono lo sviluppo dello sport per persone di- e del bi-sci sabili.

Nello slalom di partenza è un’altra porta superata. Queste attività non esiterebbero se scuole di sci e maestri non fos­sero della partita. «Sono sciatori, sono clienti», dicono i maestri che sono tornati a studiare per impa­rare tutti i segreti di mono e bi­sci e per diventare atleta guida per non vedenti. La stagione 2013-2014 segna il boom dello snowboard, la tavola che cavalca la neve in velocità e a­crobazie. Accessibile pure questo. Protesi agli arti inferiori aiutano gli amputati, l’imbragatura B.a.s.s. (100% made in I­taly realizzata dal maestro di sci Andrea Borney) è l’ausilio per chi ha una grave disabilità motoria. Se lo snowboard è la novità del momento, il guscio è una realtà consolidata. Vuoi perché Alex Zanardi lo usa e un suo gesto ha la forza mediatica trai­nante di un gatto delle nevi, vuoi perché è lo strumento in pista da ormai 15 anni. Una tec­nologia che mescola ammortizzatori da mo­to, sci sciancrati e una leva che alza la se­duta per salire in seggiovia. In piena au­tonomia, parola chia­ve quest’ultima. E prossima porta dello slalom. Qualcuno l’ha già oltrepas­sata. 

 All’Alpe di Folgaria, una cordata di realtà profit e non pro­fit ha fatto sì che chi arriva ai rifugi - attualmente sono otto - trovi u­na carrozzina, così da poter scendere dal monosci e muoversi. In autonomia. In libertà. Nessuna pre­notazione, la carrozzina è lì, dotazione del rifugio. Un approccio che si sta diffondendo. Complice an­che il fatto che lo sciatore disabile è un turista co­me gli altri. Una nicchia di mercato oggi presa in grande considerazione dagli operatori alberghieri. Lo sci per persone con disabilità è accessibile anche nei costi grazie a convenzioni e agevolazioni. Una lezione, comprensiva dell’ausilio, costa attorno ai 30 euro. Spesa che a volte non c’è se ci sono spon­sor che offrono gratuitamente i corsi di sci e il no­leggio dell’attrezzatura speciale. BMW da molti an­ni sponsorizza il “Progetto Sciabile” a Sauze d’Oulx, Fiat quello di “Freewhite” al Sestriere, Colorcom que­st’anno offre 25 posti a Folgaria. Lo sci per essere accessibile non ha bisogno di strut­ture dedicate, si pratica insieme ai normodotati, sul­le stesse piste, con gli stessi impianti. Con la cono­scenza reciproca dei diversi modi di sciare. Una pet­torina rende visibili gli sciatori non vedenti, che scia­no insieme a una guida che precede e che comuni­ca via radio la descrizione del tratto e indica - in un linguaggio che ai 140 caratteri di twitter gli fa un baffo - le manovre da seguire. I non vedenti sono i pionieri dello sci accessibile, insieme agli amputa­ti. Sono stati loro, infatti, a disputare i primi Giochi Paralimpici invernali, nel 1976 in Svezia, dove si so­no svolte solo gare standing (con sciatori in piedi). Gli sciatori sitting (seduti nel guscio) disputeranno la loro prima Paralimpiade solo nel 1998. Al di là dell’agonismo, sciando si vivono emozioni uniche. Lo racconta Silvia: «Quel suono che fa il ghiaccio premuto dalla lama dello sci. Irripetibile. E io che non posso vedere e che voglio ascoltare tut­ti i suoni del mondo, quel rumore lo volevo perce­pire. In prima persona. Per questo a tutti i costi ho voluto imparare a sciare».

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