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Ci sono dialetti “forti” che si parlano anche tra amici e in contesti sociali diversi dalla famiglia, e quelli che invece vengono usati solo per comunicare tra le mura domestiche. In particolare, il 91% degli abitanti tirolesi dell’Alto Adige si rivolge nella sua lingua d’origine a interlocutori del proprio territorio ma fuori dal contesto familiare, come bar, locali e uffici pubblici. Una percentuale che scende al 52% nel caso del dialetto veneto e al 29 e 22% quando si tratta di lombardo e piemontese. L’indagine, elaborata nell’ambito del progetto di ricerca AlpiLinK in occasione della tredicesima Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali che si celebra il 17 gennaio su iniziativa dell’Unione Nazionale delle Pro Loco, conferma come gli idiomi locali siano un patrimonio culturale immateriale da tutelare.
A proposito della diffusione dsel dialetto nei territori delle regioni dell’arco alpino, i dati raccolti (35000 file audio registrati da 1030 persone che parlano lingue minoritarie in 505 diverse località del Nord) mettono in evidenza come anche il friulano abbia un alto numero di utilizzatori in famiglia (71%) e con gli amici (74%). Non molto diversi i numeri dei ladini con il 78% che usa quasi sempre la lingua con genitori, figli, nonni, zii e nipoti, e il 70% nelle relazioni con le persone che si conoscono. Per quanto riguarda il veneto invece la quota di chi dichiara di parlarlo frequentemente in famiglia, ovvero il 66%, è di 15 punti percentuali superiore rispetto a chi lo parla nel contesto amicale. Appena un lombardo su 3, invece (il 34%) impiega spesso il dialetto con i propri congiunti. Anche nel caso del trentino, come per il dialetto veneto, la distanza fra l’uso frequente in famiglia (69%) e l’uso in contesti esterni (55%) è molto marcato, con un distacco di 14 punti percentuali, simile a quello registrato per il francoprovenzale, con il 73% che lo usa spesso in famiglia e il 60% con gli amici. V detto anche che l’età media dei partecipanti alla ricerca è di 47,4 anni, molto vicina, cioè, all’età media italiana (46,4 anni secondo i dati Istat del 2022).
«La Giornata nazionale del dialetto e delle lingue minoritarie – spiega Stefan Rabanus, coordinatore del progetto AlpiLinK e professore di linguistica tedesca all’Università di Verona – rappresenta un’occasione preziosa per ricordare che dialetti e lingue minoritarie costituiscono un aspetto importante del patrimonio culturale: rispecchiano infatti l’identità storico-culturale di un territorio e, da parte di chi li usa, esprimono un senso di appartenenza alla comunità».
Accanto a questo aspetto, ce n’è un secondo aspetforse meno conosciuto: «La padronanza di un dialetto o una lingua minoritaria accanto alla lingua nazionale – precisa Rabanus – costituisce un bilinguismo che porta gli stessi benefici cognitivi della padronanza di una lingua straniera. Studi recenti realizzati attraverso la MRI (Magnetic Resonance Imaging) sono riusciti a dimostrare che lo spessore della sezione della corteccia cerebrale del giro frontale superiore, coinvolta in funzioni cognitive complesse come il linguaggio, è correlato anche al livello di competenza dialettale. Ecco che chi parla fin dall’infanzia due lingue – siano esse idiomi ufficiali o lingue minoritarie – è dotato di maggior flessibilità cognitiva ed è quindi più predisposto all’apprendimento di una nuova lingua. Non solo: studi medici confermano che il bilinguismo può rallentare di alcuni anni lo sviluppo dei sintomi dell’Alzheimer». Esiste dunque una “utilità” che va oltre il mero aspetto culturale.
L’invito a contribuire al progetto attraverso il sito alpilink.it rimane aperto. Tutte le persone che parlano un dialetto possono quindi partecipare direttamente alla ricerca compilando l’audio-sondaggio dedicato.
Intanto domani a Roma alle ore 10.30, per discutere sul ruolo dei dialetti e delle lingue locali nell’Italia del XXI secolo, nella nuova aula dei gruppi parlamentari in via Campo Marzio, il presidente dell’Unpli Antonino La Spina illustrerà il programma di eventi organizzati quest’anno dalle Pro Loco con istituzioni e associazioni locali in ogni angolo della Penisola. All’incontro parteciperà anche il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Interverranno Giovanni Solimene, presidente del Premio Salva la tua lingua locale, il magistrato Vito Tenore, presidente di sezione della Corte dei conti, Vincenzo Santoro, responsabile del Dipartimento cultura dell’Anci, Leandro Ventura, direttore dell’Istituto centrale per il patrimoni immateriale e Salvatore Trovato, presidente della giuria del premio Salva la tua lingua locale. Modera la tavola rotonda Beppe Covertini. Nel corso dell’evento è prevista l’esibizione del Coro polifonico nuorese “Su Nugoresu” che eseguirà canti della terra sarda.