martedì 29 gennaio 2019
5.434 fogli di abbozzi musicali ancora inesplorati che ha resistito all’imperativo categorico dello stesso compositore di Busseto: «Abbruciate tutto questo pacco di carte»
Un celebre ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, opera di Giovanni Boldini, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma

Un celebre ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, opera di Giovanni Boldini, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma

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«Abbruciate tutto questo pacco di carte». L’imperativo è categorico, e duplice. La prescrizione di Giuseppe Verdi ricorre sia per gli abbozzi di Otello sia per quelli di Falstaff. Saggiamente, i posteri non hanno obbedito; al contrario, hanno gelosamente custodito gli abbozzi musicali verdiani: 2.717 carte, ovvero 5.434 fogli. Un nucleo documentario di straordinario interesse, rimasto in gran parte inesplorato nonostante più di cento anni ci separino dalla morte del Maestro. Un corpus che ci permette di entrare nel laboratorio verdiano per indagarne il processo compositivo e il pensiero creativo ad esso sotteso. Il presente saggio descrive il fondo, per decenni conservato in un baule, esaminato per la prima volta nella sua interezza. L’intervento di descrizione analitica degli abbozzi musicali verdiani è l’esito di un articolato processo volto al perseguimento di obiettivi di tutela, conservazione e valorizzazione delle carte verdiane. […] L’esame degli abbozzi musicali verdiani ha interessato l’intero corpus composto da 2.717 carte, per complessivi 5.434 fogli (di cui circa 600 bianchi) […] suddivisi nelle seguenti buste: Luisa Miller; Rigoletto; Il trovatore; La traviata; Stiffelio; Un ballo in maschera; La forza del destino; Libera me, Domine; Don Carlos; Aida; Quartetto; Messa da Requiem; Simon Boccanegra; Otello; Falstaff; Pezzi Sacri; Carpetta bianca.

Gli abbozzi musicali verdiani sono stati custoditi dalla famiglia Carrara Verdi presso Villa Verdi a Sant’Agata a Villanova sull’Arda (Piacenza) fino al 10 gennaio 2017, data in cui sono stati trasferiti presso l’Archivio di Stato di Parma, ove sono a tutt’oggi conservati. Con le carte è conservato il baule che le conteneva. La formazione dei fascicoli e la successione delle carte rappresenta una delle maggiori criticità […] a conferma della necessità di soffermarsi su ciascuna di queste pagine, da studiare e analizzare in relazione ad elaborazioni precedenti e successive della stessa materia musicale e/o testuale. Anche in questo caso molti sono gli esempi possibili, correlati ad aspetti compositivi, scenici, di orchestrazione: in Otello, atto III, scena terza, ove abbondano le didascalie sceniche interrelate con cornamuse, mandolini e arpe e riferimenti all’orchestrazione; oppure un primo abbozzo dell’Ave Maria nei Pezzi Sacri, con studio sulla scala enigmatica sulla tonica fa su durate di breve e semibreve, con riferimenti da approfondire a Otello, atto IV, scena seconda. Come per quasi tutte le altre carte, un saggio a parte meriterebbe la fuga del finale dell’atto III del Falstaff, con un primo soggetto abbozzato, prima idea germinale che ho rinvenuto alle carte.

Nel caso di elaborazioni successive del dettato poetico si veda a titolo di esempio Un ballo in maschera, atto I, scena seconda, Aria Riccardo, “dolcezza” corretto in “grandezza”, “splendore” corretto in “pallore”; oppure Falstaff, atto III, parte seconda, Aria di Fenton “fortuna” corretto in “ventura”. […] Su tali presupposti è stato realizzato il primo catalogo completo degli abbozzi musicali, a cura dell’archivista Francesca Montresor e della scrivente, quale strumento per indirizzare e semplificare la consultazione sulla base della preliminare descrizione effettuata. […] Ci auguriamo sia di riferimento per ricerche che potranno interessare lo studio del processo compositivo verdiano, con le complesse ed interrelate questioni inerenti a dettato poetico, dettato musicale, libretti, indicazioni sceniche, oltre alle innumerevoli implicazioni in merito a rapporti con interpreti, impresari, editori, librettisti, copisti, autorità censorie, compositori coevi. «Per scrivere bene – affermava Verdi – occorre scrivere quasi d’un fiato, riservandosi poi d’accomodare, vestire, ripulire l’abbozzo generale». […]

Gli abbozzi musicali ci conducono per mano all’interno dell’officina verdiana, permettendoci di seguire il Maestro a confronto con le proprie idee, afferrate nella loro essenza iniziale e poi, per elaborazioni e riformulazioni successive, delineate nella loro forma definitiva. Osserva Pierluigi Petrobelli: «La stesura dell’abbozzo dà tutta l’impressione di contenere in nuce l’idea che riceverà in un secondo momento la forma più autentica». […] Dalle prime pionieristiche ricerche fino alle più recenti pubblicazioni, gli abbozzi musicali verdiani sono stati oggetto di interesse e hanno prodotto una nutrita bibliografia estesa per diversi decenni. Ora che il baule è aperto e le carte sono per tutti disponibili, guardiamo con fiducia ad una nuova stagione di studi affinché la conoscenza della figura e dell’opera di Giuseppe Verdi possa sempre più dipanarsi attraverso la Storia.

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