martedì 6 settembre 2011
Se battono la Slovenia stasera a Firenze, gli azzurri si qualificano matematicamente per il torneo di giugno in Ucraina. Il ct alle prese con i malumori di Supermario: «Noi siamo pronti a capire i suoi disagi, ma lui deve fare un passettino in più».
- Carlo Nesti sulla visita degli azzurri in carcere (audio da Radio inBlu)
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Quando arriva la palla giusta, l'unico rischio è la sindrome del braccino corto. Eppure all'Italia non servirà, stasera contro la Slovenia, un punteggio tennistico; sarà sufficiente una vittoria anche di misura per ottenere la matematica certezza della qualificazione a Euro 2012. "È il primo dei nostri match point - dice Cesare Prandelli - L'ho sognato, di riuscirci proprio qui a Firenze. Ora, il pericolo è farsi prendere dalla paura". Non quella della Slovenia, già battuta all'andata a Maribor con un 1-0 che smontò la fama dei giovani talenti dell'est. Se però la formazione di Matjaz si ripresenta come piccolo spauracchio, stavolta è tutto merito azzurro. Dalle Far Oer l'Italia è tornata con un successo e qualche scricchiolio - primo segnale di limiti finora nascosti -, l'impatto con Firenze si presenta meno festoso di quel che fu l'ultima volta per la nazionale (5-0 sempre alle Far Oer, con stadio in festa per il suo allenatore). E di sovrapprezzo ci si mette sullo sfondo il caso del disagio di Balotelli, tanto misterioso quanto eclatante. "Lui deve sorridere e fare un passetto in più, per ottenere rispetto. La panchina non l'ho ancora scelta - ha precisato il ct, annunciando la formazione titolare con Cassani e Balzaretti al posto di Maggio e Criscito - ma dico subito - saranno solo scelte tecniche, anche se so le polemiche che ne seguiranno". Detta così, può valere per Balotelli tanto quanto per Gilardino. In ogni caso la preoccupazione di Prandelli è altra: macchiare un anno di lavoro sulla via della ricostruzione, proprio nei giorni in cui lo sciopero della A rientra e qualche timido segnale di ripresa arriva dagli scenari di depressione interna, quello sì sarebbe un vero peccato. Ancor più dell'occasione qualificazione non colta o del talento non sbocciato di Balotelli.La via da seguire resta chiara, e persino rivoluzionaria.  "Nessuna paura, ci si può difendere attaccando - la convinzione del ct - Abbiamo un'idea, questa è la nostra forza: quanto più ci crediamo, tanto più diventeremo brillanti. Domani vogliamo scendere in campo con poche idee, ma chiare. È molto delicata, perchè loro hanno l'ultima occasione. Ricordiamoci che a Torshavn siamo stati squadra per 24'. Basterà avere più ordine rispetto a venerdì. Sarò anche presuntuoso, ma ai ragazzi l'ho detto: mettiamo a punto certi meccanismi, e diventiamo imprendibili. Gli errori di venerdì, in questo senso, possono tornarci utili". La scelta torna a cadere sulla formula dei quattro centrocampisti e di due attaccanti brevilinei, Cassano-Rossi. In nome della qualità, certo, ma anche per mancanza di alternative. Se Thiago Motta può andare oltre i suoi malanni al ginocchio, se Cassano si è oramai preso questa nazionale anche da talento a intermittenza, è in fondo perchè è l'unica strada percorribile. "Alterno solo i due esterni di difesa - la spiegazione di Prandelli - perchè nella sostanza sono omologhi rispetto a chi esce. Cambiare un centrocampista, invece, vorrebbe dire stravolgere i meccanismi".Anche in attacco, l'unico in grado perfettamente di entrare subito nel meccanismo è Pazzini. Balotelli invece è una scommessa sul futuro: "L'ha detto Buffon durante la nostra visita in carcere: lui ci ha messo due anni per diventare titolare...Balotelli qui è stimato, ma deve fare un passetto in più per essere anche rispettato. Dipende tutto da lui, per i suoi disagi noi siamo qui". Cassano invece la sua Italia l'ha conquistata: "È più riflessivo, ora che è papà: e poi qui si sente importante", la definitiva consacrazione dell'azzurro.Lo stadio di Firenze potrà consolarsi con lui: "Non so se l'accoglienza sarà fredda - la conclusione di Prandelli - Qualcuno ha voluto alimentare una contrapposizione tra me e la società che non c'è, la proprietà della Fiorentina è un marchio del Made in Italy così come lo siamo noi: vedrete, questa è una città imprevedibile, spesso stupisce". E allora meglio che lo faccia lei, e basta.
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