sabato 3 ottobre 2020
Pubblichiamo la prefazione del filosofo e sociologo francese Edgar Morin al nuovo libro di Mauro Ceruti "Sulla stessa barca"
Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin

Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin - Giorgio Boato

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Proponiamo la prefazione del filosofo e sociologo francese Edgar Morin al nuovo libro di Mauro Ceruti Sulla stessa barca (Qiqajon, pagine 102, euro 10,00). Ceruti rilegge la Laudato si’ nell’orizzonte di un umanesimo planetario, volto a delineare una nuova rotta per l’umanità. La Laudato si’, infatti, è stata una bussola insperata e necessaria: dopo la libertà e l’uguaglianza, protagoniste dell’Ottocento e del Novecento, la fraternità può diventare protagonista del XXI secolo.

La lettera enciclica Laudato si’ di Francesco è un testo che è arrivato imprevisto, e in questo senso provvidenziale, a indicare all’umanità che è urgente cambiare via. Viviamo in un’era desertica del pensiero, che non riesce a concepire la complessità della condizione umana nell’età globale, e in particolare la complessità della crisi ecologica. È infatti un pensiero sbriciolato in tanti frammenti, che non riesce a vedere i rapporti fra le molte dimensioni della nostra crisi: economica, politica, sociale, culturale, morale, spirituale… Nel “deserto” attuale, dunque, l’enciclica risponde alla necessità di pensare questa complessità. Anch’io sono sempre stato mosso da questa stessa esigenza di uno sguardo complesso, globale, ovvero dal bisogno di trattare i rapporti fra i diversi aspetti della condizione umana. Perciò l’enciclica è stata per me una felice sorpresa. E perciò anche invito a leggere questo libro di Mauro Ceruti, fra i pochi pensatori del nostro tempo ad avere compreso e raccolto la sfida che ci è posta dalla complessità dei nostri esseri e del nostro mondo globalizzato. Egli ci aiuta a leggere l’enciclica di Francesco nell’orizzonte di un umanesimo planetario, volto a delineare una nuova rotta per l’avvenire dell’umanità.

Francesco definisce il progetto di una “ecologia integrale”, che non è affatto però quell’ecologia “profonda” che pretende di convertirci al culto della Terra, subordinando tutto il resto. Francesco mostra, piuttosto, che l’ecologia riguarda le nostre vite in profondità, la nostra civiltà, i modi delle nostre azioni, le nostre riflessioni. La Laudato si’ segna una presa di coscienza, è un incitamento a ripensare la nostra società e ad agire. E indica il cammino della costruzione della “casa comune” planetaria, che io chiamo Terra- Patria. Critica quello che definisce “l’antropocentrismo deviato”, che mette l’uomo al centro dell’universo, che considera l’uomo come solo soggetto dell’universo, e attraverso il quale l’uomo prende il posto di Dio. Scivolare in questa deriva antropocentrica significa infatti fare dell’uomo, secondo la formula di Cartesio, il padrone e il dominatore della natura. Io non sono credente, ma penso che questo ruolo divino che l’uomo talvolta si attribuisce sia assolutamente insensato. Il mondo della natura è diventato un mondo di oggetti. Il vero umanesimo consiste al contrario nel riconoscere in ogni essere vivente al contempo un essere simile e diverso da me. Francesco rigenera l’invocazione di san Francesco d’Assisi, riconoscendo la fratellanza degli esseri umani con ogni creatura. E questo sentimento di fratellanza converge, in certo senso, con ciò che la scienza è giunta a raccontarci.

Oggi sappiamo che possediamo cellule che si sono moltiplicate fin dall’origine della vita e di cui siamo composti, come ogni altro essere vivente. Se ripercorriamo la storia dell’universo, ci accorgiamo così che, pure in modo singolare, portiamo in noi tutto il cosmo. Esiste una solidarietà profonda nella natura, anche se beninteso siamo diversi, per via della coscienza, della cultura. Ma pur essendo diversi, siamo tutti figli del Sole, o fratelli del Sole, secondo l’espressione di san Francesco… E il vero problema non consiste nel ridurci allo stato di natura, ma di separarci dallo stato naturale. Nel contempo, la questione del rapporto degli esseri umani con la natura è a sua volta strettamente intrecciata con la questione della povertà. E, anche in questo caso, Francesco è profondo e lucido nel suo pensiero. Critica il “paradigma tecnocratico”, cioè quel modo di pensare oggi dominante che sottomette ogni discorso e ogni azione alla logica tecnoeconomica del profitto. La sua critica al paradigma tecnocratico e alle sue conseguenze per gli stili di vita e per le diseguaglianze sociali ha senz’altro potuto trovare linfa vitale nella sua cultura latino-americana. In America Latina, troviamo una vitalità, una capacità d’iniziativa che noi non abbiamo. Ritrovo nell’enciclica un senso della povertà che è così forte in questo continente. In Europa, abbiamo completamente dimenticato i poveri, li abbiamo emarginati.

Ma, nell’enciclica, la preoccupazione per la povertà è viva. C’era bisogno che un Papa venisse da lì, con questa esperienza umana. È un Papa imbevuto di questa cultura andina che oppone al “benessere” europeo esclusivamente materialistico lo star bene (il buen vivir), che rappresenta una pienezza personale e comunitaria autentica. Un’ultima cosa voglio sottolineare: tutti gli sforzi per sradicare le religioni sono completamente falliti. Le religioni sono delle realtà antropologiche. Il cristianesimo ha conosciuto una contraddizione fra alcuni suoi sviluppi storici e il suo messaggio iniziale, evangelico, che è amore degli umili. Ma, quando la chiesa ha perso il suo monopolio politico, una sua parte ha ritrovato la sua fonte evangelica. La Laudato si’ è un ritorno integrale alle origini evangeliche. E la fede può dare coraggio. In un’era virulenta come la nostra, per salvare il nostro pianeta davvero minacciato, il contributo delle religioni non è superfluo. Questa enciclica ne è una manifestazione eclatante. Il messaggio di Francesco invita a un cambiamento, a una nuova civiltà, e lo trovo molto toccante.

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