domenica 24 settembre 2023
Il n.1 della Fidal: «Bilancio dei miei primi due anni di presidenza? Positivo, 33 medaglie vinte... A Parigi 2024 possiamo fare meglio che a Tokyo. La rivelazione? Furlani, sicuro»
Stefano Mei, ex mezzofondista e 33 medaglie in bacheca da quando è il presidente della Fidal

Stefano Mei, ex mezzofondista e 33 medaglie in bacheca da quando è il presidente della Fidal - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Una medaglia d’oro nei 10000m agli Europei di Stoccarda nel 1986, 33 medaglie in due anni e mezzo da presidente federale. E’ questo il prezioso bottino in sessant’anni di vita dello spezzino Stefano Mei, pregiato mezzofondista azzurro di qualche decennio fa e dal 2021 al timone dell’atletica italiana. Mei è senz’altro il presidente più medagliato e vincente, su tutte la cinquina delle Olimpiadi di Tokyo con una formazione che sarebbe da imparare a memoria tipo quella della Grande Inter di Herrera. La filastrocca Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi potrebbe essere sostituita da Jacobs, Tamberi, Stano, Palmisano e Patta- Jacobs-Desalu-Tortu per la magica staffetta 4x100 sul tetto dell’Olimpo.
Presidente Mei, che bilancio può fare di questi suoi primi 2 anni e mezzo di gestione?
Positivo. Ho lavorato fin dai primi giorni con un gruppo di ragazzi e di tecnici straordinari, questo mi ha agevolato il compito in maniera importante. E’ stato subito un rapporto con persone capaci, serie, mature, volenterose. Gli atleti attendevano solo un segnale, una comprensione di ciò che da anni chiedevano.
Il suo essere ex atleta l’ha aiutata?
Sì, è come se mi fossi rituffato con la testa a trent’anni fa, ricordavo i miei desideri, sogni, paure e necessità che sono le stesse dei campioni di oggi. Ci ho messo l’esperienza di adulto e il tutto è esploso. Inoltre ho lasciato subito lavorare i tecnici, dando autonomia, mi sono fidato di loro.
Come prosegue il programma elettorale?
La soddisfazione ad oggi è al 200%, stiamo mantenendo tutte le promesse, ovvio tanto è ancora parziale. Il mio programma prevede due mandati, almeno otto anni di lavoro, siamo solo a due, ma tanti risultati che arrivano ci danno ragione e non mi riferisco solo alle cinque medaglie d’oro olimpiche.
Si aspettava così tanti successi?
C’è tanto ancora da fare, ma abbiamo vinto 33 medaglie e questo è uno specchio fedele di quanto bene stiamo facendo. Se l’oro di Tamberi di questo agosto ai mondiali di Budapest può essere considerata la copertina di un album di successi, la vittoria in Coppa Europa è il massimo a cui potevamo ambire, è stato un trionfo di tutta la squadra.
Che 2024 sarà?
Sono quattro gli appuntamenti clou. I mondiali indoor di Glasgow a marzo, quelli di staffetta a maggio, gli Europei di Roma a giugno e in agosto le Olimpiadi Parigi. L’attenzione massima sarà ovviamente per i due grandi appuntamenti estivi, è lì che chiederemo il massimo dell’impegno e della focalizzazione dei risultati. Gli Europei saranno un’occasione speciale per tutti gli azzurri per fare un grande risultato, saremo in casa, davanti ad amici, parenti e con il tifo dell’intero stadio olimpico. L’obiettivo è superare le 12 medaglie conquistate agli europei di Spalato ’90. C’ero, vinsi il bronzo nei 10000m.
Tokyo e le cinque medaglie d’oro rimarranno un caso isolato?
Possiamo superare il numero totale di medaglie, non mi pronuncio sul colore…
Si aspettava il cambio di tecnico da parte di Marcell Jacobs?
Io sono stato vent’anni con lo stesso tecnico, dunque sono quello meno indicato a giudicare. Sulla separazione con coach Camossi avranno avuto le loro motivazioni, certo sono dispiaciuto, ma se Marcell crede che quella sia la strada giusta perché ritrovi gli splendori degli anni passati ben venga, spero abbia fortuna e bravura ancora per tanti anni.
Anche Tamberi lasciando suo padre ha cambiato tecnico l’inverno scorso…
Dimostra che può essere anche positivo un cambiamento. Gianmarco è un campione straordinario che ha avuto due carriere. Quella da grande atleta fino all’infortunio dopo il record italiano nell’estate 2016, e quella da immenso con l’oro di Tokyo e quello mondiali di agosto ma non solo. Dico sempre che Tamberi deve essere ormai associato a nomi eterni come Consolini, Mennea, Simeoni. E’ al pari livello di questi monumenti.
Chi sarà la rivelazione 2024?
Furlani sicuro avrà un anno e tanta esperienza in più, Iapichino potrebbe essere la consacrazione. Ma anche Pietro Arese nei 1500m così come la sua fidanzata Ludovica Cavalli possono entrare negli 8 della finale olimpica e non porsi alcun limite agli Europei.
Lo sport finalmente è entrato nella Costituzione italiana (art. 33). Che ruolo ha l’atletica ora?
Sono stati messi nero su bianco i valori dello sport, si lavorerà in concretezza per socialità, salute, inclusione. Ci saranno veri riconoscimenti per volontari, dirigenti, tecnici, atleti. Lo sport incide parecchio nel Pil italiano.
Cosa chiede al Presidente Coni Malagò?
Un riconoscimento di quello che l’atletica sta facendo. Siamo la regina degli sport, siamo universali. Vincere in atletica è assai più difficile che in altre discipline, ai mondiali c’erano 200 Paesi in gara, sei da solo e devi essere al 200% in quel giorno e in quel momento e ti giochi tutto in pochi secondi. Non è solo una questione di risorse economiche, in atletica devi andare forte e noi lo stiamo facendo spesso, la Coppa Europa è un esempio. Poi c’è la socialità…
Cosa intende?
Mi riferisco ad esempio ai Caivano Runners, la società sportiva che opera magistralmente in luoghi difficili come sappiamo dalle recenti cronache. Vincono e si giocano i campionati italiani, fanno attività quotidiane con centinaia di bambini e ragazzi insieme anche alle scuole, il tutto senza avere una pista di atletica, allenandosi magari in strada. L’atletica fa tutto questo.
Già le piste che mancano. Cosa si può fare per gli impianti sportivi?
Negli anni ’80 sono nate tante cattedrali nel deserto, diverse piste e tanto spreco. Sicuramente nel sud Italia c’è tanto bisogno, bisognerebbe avere un piano Marshall per l’atletica che ripeto è al centro dello sport anche come valenza sociale. Anche mini impianti se non ci sono sempre i fondi e gli spazi. Spesso basterebbero rettilinei, un saccone per l’alto e una buca con la sabbia per il salto in lungo.
Stefano Mei con le scarpe chiodate di oggi con piastra in carbonio e le piste di materiale migliore quanto correrebbe forte?Sono sicuro, almeno 13 minuti netti sui 5000m.
Presidente, con chi è rimasto oggi amico dei ragazzi con cui correva?
Ho tante persone nel cuore, ho rapporti veri. Anche con chi magari all’epoca era acerrimo avversario, ma poi le situazioni e i tempi cambiano. Tra i più vicini faccio i nomi di Chicco Leporati, Francesco Panetta, Genny Di Napoli, Stefano Tilli, Antonella Capriotti, Totò Antibo. La lista sorride - potrebbe continuare.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: