L’attrice ebrea Noa Cohen nel ruolo della Madre di Gesù nel film “Mary - Storia di Maria” - Netflix
Pier Paolo Pasolini scelse sua madre per interpretare la Madonna ai piedi della Croce nel Vangelo secondo Matteo. Sono passati sessant’anni esatti. Nel frattempo, ma anche prima, non sono state poche le Marie passate sul grande e sul piccolo schermo, anche se il cinema e la televisione rispetto alla pittura, alla scultura e alla letteratura, hanno spesso assegnato alla Madre di Gesù un ruolo non di primo piano in opere in cui la narrazione riguardava soprattutto il Figlio. In questo senso l’elenco sarebbe lungo comprendendo film o sceneggiati anche molto diversi tra loro, di là e di qua dall’Oceano: dagli holliwoodiani Ben-Hur (1959) di William Wyler e Il re dei re (1961) di Nicholas Ray a Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison, a L’ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese, a La Passione di Cristo (2004) di Mel Gibson fino alla serie di successo planetario The Chosen di Dallas Jenkins; oppure da Il Messia (1975) di Roberto Rossellini, al Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli, a I giardini dell’Eden (1998) di Alessandro D’Alatri. Il cerchio si stringe quando il personaggio di Maria è inserito in opere che raccontano la Natività. Ecco allora, ad esempio, Nativity, il film di Catherine Hardwicke, uscito nelle sale cinematografiche a fine 2006, con dei giovanissimi Giuseppe e Maria per una storia piuttosto delicata e fedele ai racconti evangelici. Sulla stessa scia possiamo ricordare La Sacra Famiglia, sempre del 2006, film per la tv di Raffaele Mertes, oppure Per amore, solo per amore di Giovanni Veronesi (1993), tratto dal romanzo omonimo di Pasquale Festa Campanile in cui Maria con il suo amore riesce a trasformare un Giuseppe uomo di mondo tutt’altro che religioso. Ricordiamo anche il film per la tv del 1987 Un bambino di nome Gesù di Franco Rosi e soprattutto la bellissima rappresentazione della Sacra Famiglia in CamminaCammina (1983) di Ermanno Olmi. Mentre una tra le più originali ce l’ha offerta Roberto Benigni nel 1983 con Tu mi turbi, film diviso in quattro episodi nel primo dei quali, Durante Cristo, il regista e attore toscano immagina che Giuseppe, per uscire a cena con Maria, chiami l’amico Benigno a fare da baby-sitter a Gesù. Altra rilettura alquanto originale è quella proposta dal regista Giulio Base con Bar Giuseppe in cui la figura di Maria è riscontrabile in una giovane africana di nome Bikira, che in lingua swahili significa «vergine». In alcuni casi Maria è comunque protagonista assoluta. Ad esempio nel vecchio Mater Dei (1950), scritto e diretto da Emilio Cordero con la consulenza religiosa di don Giacomo Alberione, ma anche del film statunitense per la tv Maria, madre di Gesù (1999), di Kevin Connor, che racconta la vita di Gesù attraverso gli occhi della madre. L’elenco potrebbe continuare con Io sono con te (2010) di Guido Chiesa, con Maria impegnata a crescere il figlio, oppure con Full of grace (2017) di Andrew Hyatt con Maria alla fine della vita. Tra i lavori televisivi meritano una citazione Maria figlia del suo figlio (1999) di Fabrizio Costa, che si rifà più che altro ai vangeli apocrifi, e Maria di Nazaret (2012) di Giacomo Campiotti, dove la storia della Madonna s’intreccia con quella della Maddalena. Non deve invece trarre in inganno un film come Vangelo secondo Maria diretto da Paolo Zucca in cui la Maria immaginata, ispirata all’omonimo romanzo di Barbara Alberti, è una femminista ante-litteram. C’è poi la questione dei film legati alle apparizioni e alla devozione mariana a partire da Bernadette, firmato dallo statunitense Henry King nel 1943, che narra la storia della giovane veggente testimone delle apparizioni della Vergine a Lourdes. E ancora Il messaggio di Fatima (1952) di John Brahm e il più recente Fatima, l’ultimo mistero (2017) di Andrés Garrigó, entrambi sulle apparizioni ai pastorelli in Portogallo. Nella filmografia in qualche modo legata alla figura di Maria c’è anche il caso particolare e provocatorio di Je vous salue Marie di Jean-Luc Godard, uscito nel 1985 e seguito da contestazioni, denunce e sequestri. Arriviamo così all’ultima opera mariana in ordine di tempo: il film scritto da Timothy Michael Hayes e diretto da DJ Caruso (all’anagrafe Daniel John Caruso), Mary - Storia di Maria, da ieri disponibile sulla piattaforma di Netflix, preceduto da polemiche per il fatto che la protagonista sia un’attrice israeliana, Noa Cohen, mentre è in corso il massacro di Gaza, e che nel cast non ci siano comunque rappresentanti arabi o palestinesi. A parte questo, Mary è un prodotto interessante, sia pure molto romanzato, in qualche caso anche troppo (si veda, ad esempio, la fuga in Egitto). Non mancano nemmeno concessioni fantasy per quanto riguarda soprattutto le figure angeliche e diaboliche. Lo spettatore è comunque avvisato dalle parole iniziali di Maria: « Pensi di conoscere la mia storia, ma credimi non è così». Ciò non toglie che il film, che ha anche una bella fotografia, sia rispettoso del Mistero, quello con l’iniziale maiuscola, e che ci siano non pochi personaggi positivi (come la sacerdotessa del tempio o la madre di Maria) che si contrappongono alla follia del vecchio e spietato re Erode magistralmente interpretato da Anthony Hopkins. Il Giuseppe di Ido Tako è decisamente combattivo, ma di buoni sentimenti, ed è bello il modo in cui scopre la paternità putativa senza bisogno di angeli, con il solo invito della sposa: «Giuseppe, vieni a conoscere tuo figlio». Apprezzabile anche la conclusione ancora una volta con le parole fuori campo di Maria: « Alla fine l’amore salverà il mondo». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’attrice ebrea Noa Cohen nel ruolo della Madre di Gesù nel film “Mary - Storia di Maria” da ieri disponibile su Netflix