sabato 26 marzo 2016
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AMSTERDAM Il mondo del calcio è in lutto per la morte di Johan Cruijff. Sui giornali olandesi campeggia la foto del leggendario calciatore dell’Ajax, con sotto soltanto una data: 1947-2016. Dopo un’operazione al cuore, disse: «Nella mia vita ho avuto due dipendenze: fumare e giocare a pallone. Il calcio mi ha dato tutto, fumare mi ha portato via quasi tutto». È stato proprio così; Cruijff è morto per un cancro al polmone. «Era conosciuto in tutto il mondo: dal tassista dell’Uganda al Presidente degli Stati Uniti d’America», ha detto i il premier olandese Mark Rutte. Il diplomatico Herman Schaper, rappresentante dei Paesi Bassi presso le Nazioni Unite, durante un’intervista al quotidiano AD ha aggiunto: «Sia che mi trovassi a New York, in India, o nel Kazakistan, ogni incontro ufficiale iniziava con...Olanda? Cruijff! Il suo nome ci apriva molte strade, anche a livello diplomatico. È come se abbattesse tutte le barriere linguistiche». Il suo vicino di casa a Berendorp, dove era nato, Hans Betlehm (70 anni), lo rammenta per strada sempre con un pallone fra i piedi; sia quando andava a scuola che quando tornava a casa. Suo padre, fruttivendolo, morì di colpo quando lui aveva solo 12 anni, per un infarto. Un dolore che quel ragazzino tanto magro sfogava tirando calci al pallone ovunque si trovasse. Aveva un carattere altruista, deciso e disciplinato. Qualche volta litigioso. Durante una partita, era il 6 novembre 1966, ad Amsterdam contro la Cecoslovacchia, Johan, che aveva 19 anni e giocava con nazionale reagì con stizza alla provocazione del difensore Alexander Horvàth. Nacque un tafferuglio. Mancava un quarto d’ora alla fine. L’arbitro, il tedesco Rudi Glockner , mentre tentava di sedare gli animi...si trovò «le mani di Cruijff in faccia». Così disse, mentre Cruijff negò di avergli dato uno schiaffone, e neppure uno «schiaffetto». Nonostante ciò fu sospeso per un anno. Di sicuro non accettava ingiustizie e compromessi. Quando gli consigliavano di essere meno ribelle e di tenere la bocca chiusa rispondeva: «Lo farò solo da morto». «Era un uomo gentile», ha raccontato un famoso presentatore della Televisione olandese, Art Rooijakkers. «Alla fine degli anni ’90 dovevo fare un reportage su un torneo di strada, al Dam. Ero giovane ed ambizioso, per cui decisi di attuare un servizio diverso, non tradizionale. Niente interviste, solo una raccolta di immagini. Alla fine della partita si avvicinò a me Cruijff e mi chiese se volevo intervistarlo. Gli risposi che non era necessario. “Non importa, ragazzo. Va bene lo stesso”, mi disse. Tornato dal mio direttore gli mostrai le riprese e lui commentò: “Ok, ma dove è l’intervista a Cruijff?”. Fui licenziato in tronco. Anni dopo, incontrando Johan, gli chiesi scusa per quell’intervista negata. Lui mi guardò stupito, poi esclamò. «Non importa ragazzo, va bene lo stesso». Cruijff era un grande giocatore che ha sviluppato il concetto del calcio totale, importandolo anche a Barcellona che «grazie a lui ora è una buona squadra», Nanco De Cortie, di Eindhoven ( 54 anni) specialista in informatica. «Cruijff - continua De Cortie - , è il simbolo della famosa Ajax Academy, la cosiddetta Fabbrica dei campioni. O meglio la fabbrica dei talenti. Un’opportunità che viene data ai ragazzi, a partire dai 7 anni di vita, per realizzare il loro sogno di diventare dei professionisti del calcio. Cruijff ha portato una sua visione del calcio anche nella vita: quando ha smesso di giocare ha finanziato la posa di campetti in vari Paesi d’Europa per i giovani, affinchè potessero praticare lo sport del calcio, stando lontano dai pericoli del disagio sociale e della droga». Una nota stonata sulla scomparsa di Cruijff arriva dal tabloid inglese “The Guardian” che ha pubblicato in prima pagina la notizia della sua morte mettendo una foto del calciatore olandese Rob Rensenbrink: per fortuna vivo, anche se affetto da una malattia muscolare. Una grande gaffe confondere il 15 dell’Olanda con il leggendario n. “14”, Johan Cruijff. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Paese dei tulipani piange il suo più bel fiore sportivo. Aneddoti e pagine di amarcord dedicati al “Profeta del gol” MITO. Johan Cruijff (1947-2016)
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