giovedì 28 marzo 2019
Il Libro di Kells, straordinario manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi tra il VI e il IX secolo, è interamente disponibile sul sito del Trinity College di Dublino e su una app
Particolare da una delle miniature del Book of Kells

Particolare da una delle miniature del Book of Kells

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Certo non sarà la stessa cosa che ammirarlo nelle antiche stanze della biblioteca del Trinity College di Dublino, ma da oggi una delle più importanti opere religiose dell’Alto Medioevo è finalmente visionabile anche sul web. Una versione digitale del leggendario Libro di Kells, il manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi tra il VI e il IX secolo è stata resa disponibile all’interno della libreria online della più prestigiosa università d’Irlanda.

Immagini ad alta risoluzione realizzate con le tecniche digitali più avanzate consentono di ammirare ogni singola pagina di quel capolavoro anche nel più piccolo dettaglio. Una versione scaricabile integrale è stata poi realizzata anche per iPad e Android.

L’opera fu iniziata nell’abbazia dell’isola di Iona, sulla costa occidentale della Scozia, dai monaci di San Columba, e terminata a Kells, a poca distanza da Dublino, dove la comunità monastica trovò rifugio dopo l’invasione vichinga di Iona.

Il Leabhar Cheanannais (questo il suo nome in irlandese) contiene i quattro vangeli del Nuovo Testamento scritti in latino, le prefazioni, i sommari, le tavole di riferimento numerico (i cosiddetti Canoni Eusebiani) e parte di un glossario nel quale viene fornita l’interpretazione dei nomi propri ebraici.

È un manoscritto sfarzoso, interamente scritto in latino e decorato a mano, che nell’antichità veniva usato durante le funzioni pubbliche. Quasi tutti i fogli sono miniati e illustrati a tutta pagina: complessivamente sono 340 carte di pergamena perfettamente lisce, con una calligrafia chiara e tondeggiante. Purtroppo è però incompleto, poiché nei secoli una trentina di fogli sono andati perduti per sempre.

In un’epoca in cui l’Europa affrontava le più terribili invasioni barbariche e il cristianesimo si diffondeva grazie all’adozione della lingua volgare, il latino rischiò davvero di sparire per sempre dalla tradizione orale. Il contributo fornito dai monaci irlandesi nel salvataggio dell’idioma fu decisivo e il Book of Kells ne rappresenta la testimonianza più alta.

Poco più di tre secoli fa venne messo al sicuro in un luogo segreto per salvarlo dalle scorrerie degli eserciti di Oliver Cromwell che stavano mettendo a ferro e fuoco il paese. Ma nella sua storia millenaria il Grande Evangeliario di San Columba ha rischiato più volte di andare perduto per sempre. Gli Annali dell’Ulster riportano che nel 1006 d.C. fu sottratto dalla sacrestia occidentale dell’abbazia di Kells e recuperato solo tre mesi dopo in una palude, danneggiato e privo della preziosa copertina.

Sull’origine geografica del manoscritto gli studiosi si sono divisi a lungo. Secondo alcuni potrebbe essere stato redatto interamente a Iona, mentre altri hanno situato la creazione dell’opera nel nord dell’Inghilterra, forse a Lindisfarne. Soltanto in seguito sarebbe stata poi portata a Iona e quindi a Kells. Al di là di queste incertezze è però sicuro che fu realizzato da monaci appartenenti a una delle comunità di San Columba che mantenevano una stretta relazione con il monastero di Iona.

Dal 1661 il Libro di Kells è custodito in una teca della biblioteca del Trinity College di Dublino. Nel Secondo dopoguerra è stato restaurato dal noto rilegatore britannico Roger Powell.

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