sabato 7 maggio 2016
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La Spagna riafferma il proprio dominio calcistico sull’Europa, un’Europa in cui la plutocrazia del pallone muove inesorabilmente verso Est. Russia, Medio Oriente, Sudest asiatico: sono i capitali provenienti dal gas dell’ex Unione Sovietica, dal petrolio del Golfo e dalle nuove economie asiatiche a modificare in maniera sostanziale assetti proprietari e rapporti di forza. La Spagna, nonostante le specificità del movimento, non è immune dalla colonizzazione: lo provano il Valencia, che può contare su risorse made in Singapore, il Malaga qatariota e lo stesso Barcellona, che negli ultimi cinque anni, ha beneficiato di 177 milioni dalla partnership con Qatar Sports Investment. Un accordo che andrà in scadenza il 30 giugno ed è oggetto di trattativa per un rinnovo opulento e non scontato. Ma è la Premier League a certificare lo spostamento del baricentro. In questo senso il trionfo del Leicester crea un precedente, perché per la prima volta un club foraggiato da un magnate del Sudest asiatico ha vinto uno dei cinque più importanti tornei d’Europa, e il successo del thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, ha spostato ulteriormente le colonne d’Ercole dell’economia calcistica che conta. Del resto, tra Premier e Championship, Queens Park Rangers e Cardiff City fruiscono di capitali malesi, il Birmingham è controllato da una holding con base a Hong Kong, mentre il Manchester City pre-Mansour era di proprietà dell’ex premier thailandese Thaksin Shinawatra, che iniziò per i Citizens l’era delle spese folli. Capitali che, nel calcio inglese, sono da anni egemoni: ha iniziato Roman Abramovich con il Chelsea russo, ha proseguito poi al City l’emiratino Mansour tanto che, dal 2005 ad oggi, di 36 edizioni di Premier, FA Cup e League Cup, ben 19 – compreso il Portsmouth che vinse la FA Cup nel 2008: era gestito da Alexandre Gaydamak, franco-israeliano di passaporto, ma russo di capitali – sono finite a club sostenuti da denari generati a Est. Il tutto mentre in Francia il Paris Saint-Germain dello sceicco Al-Thani impera incontrastato, con il Monaco del russo Rybolovlev attento a prendersi almeno le briciole. E il vento dell’Est spira ormai forte anche su Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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