martedì 17 maggio 2016
L’America di provincia si racconta a Cannes
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L’America di provincia, presente e passata, afflitta da persecuzioni razziste oppure alle prese con le ordinarie gioie e frustrazioni della vita quotidiana, arriva sugli schermi del Festival di Cannes con due film in competizione che hanno entusiasmato la platea, Loving di Jeff Nichols (distribuito in Italia da Cinema) e Paterson di Jim Jarmush. Due lavori che seppure diversi per lo stile della messa in scena hanno in comune una storia d’amore tra un uomo e donna, che permetterà loro di affrontare qualunque avversità. Nichols, uno dei giovani registi indipendenti americani più interessanti nel panorama contemporaneo, sceglie di raccontare la storia vera di Mildred e Richard Loving (mai un nome è stato così vicino a un destino) che nella Virgina del 1958 si amano, si sposano e in attesa del primo figlio si apprestano a costruire una casa sulla terra appena acquistata. Ma all’indomani del loro matrimonio vengono arrestati.  La ragione? Lui è bianco, lei nera e nell’America di quegli anni alcuni Stati consideravano un reato la mescolanza di razze. Con l’aiuto di un avvocato riescono ad evitare il carcere, ma dovranno abbandonare le rispettive famiglie e il loro sogno di una cucina che affaccia sulla prateria per trasferirsi nello Stato di Washington. Una condanna all’esilio di venticinque anni, ma destinata a interrompersi molto prima, dopo nove anni, grazie alla battaglia condotta in nome della coppia dal giovane avvocato di un’associazione impegnata nella difesa dei diritti civili. Nel 1967 la Corte Suprema annullò infatti la decisione della Virginia e oggi la sentenza “Loving vs Virginia” (era il 12 giugno, che ancora oggi si celebra come il Loving Day) simboleggia il diritto di tutti di amarsi liberamente, senza distin- zioni di razza. Il regista, che affida il ruolo dei protagonisti a Joel Edgerton e Ruth Negga, ha scoperto questa vicenda grazie al documentario della Hbo, The Loving story, e rivendica l’importanza di un approccio semplice e anti-hollywoodiano alla materia. «Loving è di certo il film più quieto dell’anno. Altri registi avrebbero preferito farne un dramma guidiziario per raccontare le diverse tappe di un’appassionante battaglia legale nelle aule di un tribunale, o di mostrare la violenza contro questa coppia che sfidò l’America razzista. Io ho invece scelto un tono tranquillo e meditativo, guidato esclusivamente dalla verità, per restituire la vita quotidiana di Mildred e Richard e dei loro tre bambini. Quando ci si accosta a progetti dal forte impatto sociale e politico – continua il regista – si parte sempre dalle proprie posizioni ideologiche, conservatrici oppure liberali, ma nel dibattito si tende sempre a dimenticare le persone reali coinvolte dai fatti raccontati, i loro affetti. Persone semplici e innamorate, decise a rimanere insieme, nel nostro caso. Quella dei Loving è per me una delle storie d’amore più pure che conosca e il mio obiettivo è quello di onorare i suoi protagonisti». Un amore puro e sincero è al centro anche di Paterson di Jarmush, regista icona di quel cinema americano che si muove ai margini e che affida il proprio sguardo a personaggi inconsueti, stralunati, decisamente lontani da ogni cliché. Il film rende omaggio alla poesia dei dettagli e della vita quotidiana, fatta di piccole, spesso insignificanti variazioni, e nella cittadina del New Jersey, celebre per aver dato i natali al poeta William Carlos Williams e all’attore Lou Costello (Pinotto) e per aver accolto Allen Ginsberg, Iggy Pop e l’anarchico italiano Gaetano Bresci, colloca un autista di bus (Adam Driver, anche qui nomen omen) che trascorre la pausa pranzo scrivendo poesie su un quadernetto segreto (in realtà sono del poeta Ron Padgett) e una casalinga con una vera passione per il decoro. La vita scorre lenta e tranquilla, tra lavoro, versi lirici, silenzi, piccole conversazioni, passeggiate serali con il cane, reciproche tenerezze. Si parla di Petrarca e dei suoi sonetti per Laura (che è anche il nome della protagonista, l’iraniana Golshifteh Farahani), di cascate, desideri, dolcetti al forno, in una routine che anche sullo schermo ha il passo della vita vera, che procede senza troppi drammi e rivoluzioni, tra le pieghe di una normalità che si fa arte.
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