martedì 30 giugno 2020
Plastica e cambiamenti climatici minacciano le nostre acque. La conduttrice di “Linea blu” (il sabato su Rai 1) racconta l'emergenza in un libro e avverte: «Il futuro dipende solo da noi»
Donatella Bianchi conduce “Linea blu”

Donatella Bianchi conduce “Linea blu” - Maurizio D’Avanzo

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«Riuscire a stare in piedi a pelo d’acqua, su una cresta di pochi centimetri, a 60 miglia nautiche da Marettimo e 45 dalla Tunisia e 100 dalla Sardegna. Il Punto Zero, come lo chiamano i pescatori. Virgilio lo descriveva come “Are, il luogo dei due isolotti che Romani e Cartaginesi si spartivano da buoni vicini”. Un mito, una missione impossibile, riservata ai pochi fortunati ospiti del Merak, la barca a vela di ventiquattro metri di Filippo La Ciura. Raggiungere e restare per qualche minuto da sola sul Punto Zero del Mediterraneo, è stata un’esperienza pazzesca riaffiorata nella mia mente quando sono tornata in redazione, dopo il lockdown, per preparare la nuova stagione di Linea blu (partita il 9 maggio, dalle banchine del porto turistico di Ostia, ndr): sulla mia scrivania la carta nautica n. 260, quella del “litorale” da Trapani a Marsala e Isole Egadi. Chi avrebbe mai immaginato che le nostre esistenze e il nostro lavoro sarebbero cambiati così tanto da non permetterci di sapere più se, come e quando sarà possibile viaggiare ed esplorare come prima…».

Donatella Bianchi, da oltre vent’anni al timone della storica trasmissione di Rai 1, che ha visto nascere nel 1994 con Puccio Corona e di cui ha poi raccolto il testimone della conduzione nel 1999, è il volto, amato e rassicurante, del mare italiano e mediterraneo. «Ho pensato al Punto Zero, mi sono chiesta se è ancora, dopo tanti anni, un hotspot di biodiversità, meeting point di numerose specie. Chissà se l’essere distanti dalla costa non li renda meno minacciate ». Il mare, un patrimonio immenso, un «piccolo pianeta», da ammirare e da difendere. Con questa consapevolezza, la giornalista – che è anche presidente del WWF Italia dal 2014 – raccoglie frammenti di viaggio, incontri, riflessioni nel libro L’eredità del mare. I tesori in pericolo del nostro Mediterraneo (Rai Libri, pagine 240, euro 18,00, con prefazione di Piero Angela), per lanciare un monito: «Il mare è sotto assedio. E il suo futuro dipende solo da noi».

«Se non cambieremo rotta – continua – quando i miei figli avranno la mia età, in mare ci sarà più plastica che pesci e la vita sulla Terra per noi esseri umani non sarà facile. La busta di plastica e l’incarto di caramelle ritrovati a undicimila metri nella Fossa delle Marianne da Victor Vescovo, ricercatore americano, lasciano senza parole. Il terzo uomo a raggiungere il punto più profondo del pianeta si sarebbe aspettato strane creature marine, nuove specie da classificare, e invece ha trovato plastica». Senza andare troppo lontano, esempi eclatanti si trovano nelle nostre coste. Prendiamo Pianosa. «Al centro c’è un laghetto, una cavità colma di acqua salata e collegata al mare di un sifone. Sulla superficie centinaia di frammenti di polistirolo e rifiuti di ogni genere e tipo. Come un pallone di plastica vecchio almeno trent’anni, così duro da sembrare di cuoio. Possibile che uno scoglio in mezzo al mare che ha ispirato tante celebri canzoni di Lucio Dalla sia diventato una discarica a cielo aperto?».

Sono bastati questi mesi a casa, con il mondo fermo, a dimostrare l’impatto dell’uomo sul pianeta. L’antropocene visto dal mare. «Durante il lockdown – nota Bianchi – abbiamo visto le immagini dei canali trasparenti di Venezia con le meduse e il mare ritrovato del golfo di Napoli. Mia cognata mi ha girato due immagini di un vivaio di cozze nel golfo dei Poeti, quello in cui ho scoperto il mare con mio padre: calze piene di molluschi in crescita in acque turchesi, così limpide da intravedere il fondale. Tutto questo dimostra che non tutto è perduto. Che il nostro mare è resiliente più di noi e abbiamo il dovere di proteggerlo». Donatella Bianchi è stata chiamata dal governo a far parte anche della task force guidata da Vittorio Colao per l’emergenza Covid–19.

«Sono entrata in corsa e ho cercato di portare un contributo sui temi dello sviluppo sostenibile e dell’ambiente per contaminare con proposte e azioni praticabili il sistema economico perché si muova nel rispetto dell’uomo e del pianeta. La rivoluzione ecologica non è più rinviabile. Il futuro è verde. Anzi, blu». Come il mare che colora la terra. Il mare che in questi mesi a casa abbiamo desiderato come un miraggio, una speranza, una liberazione. «Quella del mare è un’eredità cruciale per il futuro del nostro Paese. Pensiamo alle opportunità, al ruolo che abbiamo svolto nella storia, alle grandi civiltà del passato, e noi in mezzo a questo fermento di culture, di commerci, di scambi, di economie, al centro di quello che è un grande parco marino meraviglioso, a quella grande oasi che in fondo è il Mediterraneo, un concentrato di biodiversità che il mondo ci invidia».

Dal Punto Zero all’anno zero. «Quello che possiamo fare è una “goccia nell’Oceano”, riprendendo l’espressione cara a Madre Teresa di Calcutta, ma senza quella goccia l’Oceano non sarebbe lo stesso». Il viaggio di Donatella Bianchi continua in tv lungo la Linea blu: sabato (alle 14 su Rai 1) sarà al Giglio, nell’Arcipelago Toscano. L’isola ferita nel 2012 dal naufragio della Costa Concordia che ha saputo sollevarsi, l’isola diventata un caso di studio per la resistenza al Covid, l’isola dalla storia millenaria. Eredità da raccogliere e custodire.

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