venerdì 9 agosto 2019
Figlio di un marine e cresciuto a Desenzano del Garda, è la grande speranza azzurra per gli Europei a squadre che scattano oggi. «Non sarò mai come il grande Pietro, però posso scendere sotto i 10”»
Lamont Marcell Jacobs, 24 anni, nuovo talento dell’atletica azzurra (Ansa/Ap)

Lamont Marcell Jacobs, 24 anni, nuovo talento dell’atletica azzurra (Ansa/Ap)

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È proprio strana la vita sul rettilineo. Nell’estate in cui Filippo Tortu è costretto a riposarsi per i postumi dello stiramento al bicipite femorale, patito a fine giugno correndo negli Stati Uniti, l’Italia scopre un altro velocista potenzialmente capace di frantumare il muro dei 10 secondi nei 100 metri. È Marcell Lamont Jacobs, ventiquattrenne nato in Texas nel 1994, cresciuto sul lago di Garda a Desenzano, dove giunse a due anni con mamma Viviana, trasferitosi poi a Gorizia alla corte di Paolo Camossi per aspirare ad essere un grande lunghista, quindi atterrato l’autunno scorso a Roma per trasformarsi in uno sprinter a tempo pieno. Nel 2019, dopo aver brillato ai Mondiali di staffette di Yokohama, si è dedicato solo ai 100, stampando prima 10'10 a Trieste il 6 luglio e poi 10'03 a Padova il 16: terzo italiano di sempre alle spalle di Tortu (9'99) e Pietro Mennea (10'01). «Sono sicuro di poter fare ancora meglio, perché a Padova ho avuto avversari di livello e un buon vento alle spalle, ma la pista non era velocissima. Sono migliorato tanto in partenza, ma devo fare ancora meglio nel tratto lanciato e soprattutto in fase di arrivo. Mi sto allenando tanto per affinare la tecnica per lanciarmi meglio sul traguardo. In quel frangente posso ancora guadagnare preziosi centesimi». Già, proprio il finale sembra il punto debole del figlio di un marine, che ha visto la luce a El Paso, paese noto per le pellicole western e le nuvolette di Tex Willer, ma che si sente gardesano al cento per cento. Prima di indossare la sua seconda maglia tricolore (Bressanone 2019 ha fatto il paio con Pescara 2018), Jacobs ha festeggiato anche la seconda paternità: a giugno a Roma, dove vive in un appartamento vicino a piazza del Popolo e si allena al campo Paolo Rosi, è nato Anthony, mentre il primogenito, Jeremy, ha già 5 anni. «Diventare papà per la seconda volta mi ha dato tranquillità e maggiore fiducia nei miei mezzi. Mai come in questo momento sono al top sia dal punto di vista fisico che mentale».

L’atleta delle Fiamme Oro non è una meteora. A 18 anni era atterrato nella sabbia a 7.75, togliendo a Roberto Veglia un primato italiano Juniores che resisteva dal 1976. L’anno successivo saltava al coperto 8.03: doveva essere l’inizio di una saga, è stato invece l’aperitivo di una sofferenza, dalla quale Marcell sembrava non riuscire a venire fuori. «Nel maggio 2015 ho toccato il fondo quando a Gavardo mi sono strappato all’inserzione del bicipite femorale riportando anche il distacco del tendine. Sei mesi di riposo assoluto, poi una lunga riabilitazione ». Al ritorno in gara, nel 2016, un magnifico 8.48 ventoso e un buon 10'23 sui 100. Da quel momento il grande dubbio: fare solo il lungo o continuare nel doppio ruolo di velocista-saltatore? «Non ho mai voluto specializzarmi in una sola disciplina almeno fino a questa primavera. Dopo i risultati sensazionali sui 100 ho deciso che almeno per il 2019 non mi vedrete impegnato nel lungo. In allenamento ho provato a saltare, ma avvertendo troppo dolore in fase di stacco. Preferisco perciò concentrarmi esclusivamente sulla velocità». Impossibile dargli torto visto il raccolto.

Adesso però viene il bello, giacché gli obiettivi diventano «tanti e sempre più ambiziosi. Innanzitutto sogno di abbattere il muro dei 10 secondi che rappresenta per un velocista quello che sono gli 8 metri per un lunghista. Poi, visto che al momento sono il terzo italiano di sempre, mi piacerebbe diventare il migliore». L’occasione per riuscirsi è già stasera in Polonia, dove Jacobs vestirà la maglia azzurra nella batteria dei 100 metri agli Europei a squadre di Bydgoszcz. Prima aspirazione: centrare la finale di domani. Seconda: cancellare Filippo Tortu dall’albo d’oro del record italiano dei 100. «Dopo la gara di Padova, Pippo mi ha scritto, congratulandosi. Adesso sta attraversando un momento difficile per via degli infortuni, ma spero possa rimettersi, così da tornare in azione e comporre con lui una grande staffetta ai Mondiali di Doha». Nonostante la crescita di notorietà la vita di Jacobs prosegue normalmente: «Faccio quello che ho sempre fatto, lavorando sodo e sgobbando in pista insieme al mio allenatore Paolo Camossi. Se riuscirò davvero a correre più veloce del 10'01 di Mennea sarò molto felice, ma di certo non mi considererò più grande della Freccia del Sud. Jacobs e Mennea sono due cose non paragonabili». Non dovesse riuscirci in Polonia, l’appuntamento sarebbe rimandato a Madrid il 25 agosto. Guarda caso proprio sulla pista dove l’anno passato Tortu corse in 9' 99. Intanto meglio concentrarsi sulla vecchia Coppa Europa, dove il suo principale avversario sarà il francese Jimmy Vicaut, primatista d’Europa con 9'86, ma ancora alla ricerca del primo meno 10' stagionale. Occhio pure al britannico Harry Aikines- Aryeetey, 10' 11 quest’anno, e al tedesco Julian Reus, 10'13 nel 2019. Nomi che al vecchio Marcell mettevano soggezione, ma che al nuovo Jacobs fanno gonfiare il petto. È davvero strana la vita di uno sprinter.

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