giovedì 19 aprile 2018
Nel mondo i Dark Sky Park, dove vedere al meglio il cielo stellato, sono solo ventidure, in Europa ce ne sono alcuni ma nessuno in Italia. Potrebbe nascerne uno tra le Dolomiti dell'Alto Adige
I parchi del buio, dove andare a vedere le stelle
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In Italia esiste un luogo dove il buio del cielo notturno non ha nulla da invidiare a quello dei deserti del Cile o delle Hawaii, dove sono stati costruiti i più grandi telescopi al mondo. Quel luogo si trova in Alto Adige, tra le Dolomiti, Patrimonio dell’umanità. Qui alcuni dei parchi nati per proteggere l’ambiente sono riusciti a mantenere l’inquinamento luminoso molto al di sotto della situazione che vi è nel resto d’Italia e d’Europa, dove, negli ultimi 25 anni, è aumentato in modo vertiginoso, tant’è che vi è una crescita del 5-6 per cento all’anno.

Misure recenti in Val Pusteria della “brillanza” del cielo notturno, ossia della luminosità e conseguentemente della possibilità di osservare gli astri meno luminosi, realizzate da Christof Wiedemair che gestisce l’Osservatorio del ginnasio Cusanus di Brunico, mostrano valori di altissima qualità.

Ed è per questo motivo che è nata l’idea di realizzare un Dark Sky Park, ovvero un luogo che secondo l’Ida (International Dark-Sky Association), è un’area che possiede «una qualità eccezionale di notti stellate e un ambiente notturno che è specificatamente protetto per preservare il suo patrimonio scientifico, naturale, educativo, culturale e di fruizione pubblica».

L’Ida è un’organizzazione fondata nel 1988 da un gruppo di astronomi professionisti che si prefigge di proteggere e conservare il cielo stellato e l’ambiente notturno. Questo obiettivo sarà discusso nel convegno “Dark Noctis Project” che si terrà sabato e domenica a San Vigilio in occasione della International Dark Sky Week 2018.

I danni dell'inquinamento luminoso

Inquinare i cieli della notte non significa solo ridurre le possibilità di osservare in modo professionale o dilettantistico il cielo, ma anche causare danni ambientali di vario genere agli ecosistemi terrestri ed acquatici. Circa il 30 per cento di tutti i vertebrati e più del 60 per cento degli invertebrati infatti, sono notturni e illuminare la notte a giorno può avere effetti devastanti sui loro comportamenti.

Secondo uno studio di Richard French-Constant dell’Università di Exeter, pubblicato su “Proceedings of the Royal Society of London”, le luci artificiali fanno germogliare gli alberi almeno una settimana prima del solito. Lo studio ha tenuto sotto controllo le gemmazione degli alberi per 13 anni in tutta la Gran Bretagna. E questo porta ripercussioni sulla catena alimentare di insetti e volatili. «L’anticipo della schiusa potrebbe alterare il ciclo vitale della falene – spiega Constant – le quali si nutrono delle foglie appena nate degli alberi e di conseguenza degli uccelli che si nutrono di falene».

Thomas Raap invece, dell’Università di Anversa, ha pubblicato una ricerca su “ScienceDirect” sull’influenza delle luci artificiali notturne su alcuni uccelli, con risultati che dimostrano come le condizioni fisiologiche vengano profondamente alterate durante lo sviluppo con effetti duraturi nell’età adulta.

Verso il Dark Sky Park di San Vigilio

Un Dark Sky Park potrebbe evitare tutto ciò e proteggere oggi e in futuro un ambiente che la popolazione locale ha già saputo difendere indipendentemente dai benefici astronomici. Spiega Carlo Runggaldier, responsabile dello Sviluppo turistico di San Vigilio: «Siamo una popolazione molto fiera del nostro territorio e siamo consapevoli di dover salvaguardare tale ricchezza per noi stessi, per le generazioni future e per tutti coloro che vengono a visitarci. Siamo anche consapevoli che il parco naturale Fanes-Sennes-Braies facente parte dell’area dolomitica dichiarata patrimonio naturale dell’Unesco, può presentare un cielo stellato fra i più belli di tutta Italia e San Vigilio è fiera di poter condividere questa particolarità con visitatori da tutto il mondo. Credo che nelle zone turistiche dal punto di vista paesaggistico tanto fortunate come le nostre, il turismo non abbia soltanto il compito di intrattenere il visitatore, ma è altrettanto importante cogliere l’occasione per educare il visitatore al rispetto del mondo in cui viviamo».

In tutto il pianeta esistono solo ventidue Dark Sky Park e in Europa ve ne sono in Germania, Spagna, Ungheria, Olanda e Inghilterra, ma al momento non ne esistono in Italia. Quello tedesco, il Westhavelland, è senza dubbio il più interessante, soprattutto perché non si trova disperso tra montagne, ma a soli 70 chilometri ad ovest di Berlino. Qui i cieli sono molto scuri nonostante la prossimità con la regione metropolitana della capitale tedesca, dove risiedono più di 4 milioni di abitanti. Questo dimostra che non esiste incompatibilità totale tra i grandi insediamenti urbani ed aree ad esse molto prossime dove l’inquinamento luminoso è ridotto ai minimi termini.

Un altro esempio è il Pic du Midi, in Francia alle falde dei Pirenei dove vi è uno degli Osservatori astronomici più importanti al mondo e dove ogni anno per l’osservatorio, ma soprattutto per l’ambiente incontaminato, accorrono più di un milione e mezzo di visitatori.

«Saremmo ben contenti che il nostro Parco possa diventare anche un Dark Sky Park, ma non nascondo che è necessario conoscere molto bene cosa implica ciò prima di dare il via all’iniziativa, ed è per questo che ritengo il convegno di assoluta importanza», spiega Renato Sascor, direttore del Parco Fanes-Senes-Braies.

L’Alto Adige ha tutte le premesse per poter avere un Dark Sky Park di categoria “Oro”, la più alta, ma il cammino non è semplice. Bisognerà raccogliere tutte le prove necessarie a sostegno della designazione come vuole l’Ida, prove raccolte a terra e dai satelliti. Un percorso che durerà almeno un paio di anni e che il convegno di San Vigilio cercherà di mettere le basi necessarie.

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