lunedì 23 ottobre 2023
Vincitore del Premio In/Architettura 2023 per l'Emilia-Romagna, il nuovo oratorio rappresenta il punto di ripartenza e lo spazio d'incontro in cui un'intera comunità può ritrovare i propri valori

Distrutto dal terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna nel 2012, il nuovo centro parrocchiale di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, è tra le strutture che hanno ricevuto il Premio In/Architettura 2023 nella categoria “Nuova costruzione”. La diocesi di Reggio Emilia e Guastalla ha affidato i lavori a MAB Arquitectura, studio guidato da Floriana Marotta e Massimo Basile.

L’oratorio rappresenta un punto di riferimento per le famiglie, un luogo d’incontro e di crescita umana e spirituale. L’idea al centro del progetto è la creazione di uno spazio da cui ripartire, per aiutare l’intera comunità a ritrovare i propri valori. La necessità di ricostruire il centro parrocchiale è stata anche l’occasione per ridefinire l’assetto urbano dell’area secondo una logica polifunzionale: le strutture esistenti sono state parzialmente demolite per realizzare un nuovo edificio vetrato e dai toni chiari disposto su due piani. In questo modo, è stato possibile ricavare dei cortili che collegano, da un lato, la chiesa di San Rocco e l’oratorio e, dall’altro, la parte pubblica a ovest e quella privata a est, dove è stata collocata la casa canonica.

La costruzione rievoca alcuni caratteri della tradizione religiosa e, in particolare, dell’iconografia cattolica, come la pianta quadrata e la disposizione dei cortili che richiama quella dei chiostri: elementi dal valore simbolico che rappresentano un luogo di ritrovo per la comunità, nel segno della rinascita dopo il sisma. Il primo cortile, più intimo, è delimitato dall’oratorio e dalla chiesa di San Rocco, la cui facciata laterale è stata messa a nudo. Il secondo cortile, invece, è collegato agli spazi pubblici del centro parrocchiale, come il salone per gli eventi e il bar, e può ospitare feste all'aperto.

«La ricostruzione post-sisma è certamente la risposta a un’emergenza», hanno spiegato gli architetti Floriana Marotta e Massimo Basile, sottolineando che il cuore del progetto è la capacità di «interpretare i bisogni di una comunità resa così fragile di fronte alla perdita dei propri punti di riferimento», con l’obiettivo di creare «un’opportunità da cui ripartire per riscrivere il futuro».

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