mercoledì 18 dicembre 2019
I vertici di M5s a Roma per fermare la fuga dei parlamentari pentastellati e sul futuro del movimento stenta ottimismo: lo spirito si recupererà, però ci vuole un'idea
Grillo e Casaleggio jr. durante un evento pubblico nella Capitale

Grillo e Casaleggio jr. durante un evento pubblico nella Capitale - ANSA/ALESSANDRO DI MEO

COMMENTA E CONDIVIDI

Superato (quasi) lo scoglio della prima manovra giallo-rossa, sono Beppe Grillo e Davide Casaleggio, in persona, a sbarcare a Roma per impostare la linea del Movimento per i prossimi mesi. Che è quella di restare saldamente ancorati all'attuale maggioranza, di resistere a qualsiasi sirena e tentazione, di non farsi risucchiare da infinite polemiche interne. Ma, soprattutto, di legarsi ancora più stretti a Giuseppe Conte. «Io sono fiducioso adesso chiudiamo questa legge economica molto interessante: si chiude con pochi soldi e ci saranno delle sorprese», dice il comico genovese lasciando al mattino l'hotel romano in cui ha pernottato, aggiungendo che non sa cosa sarà il Movimento tra venti anni, «io sono fiducioso. Credo che ci sarà una rivalutazione di tutto, lo spirito nostro si recupererà. Però ci vuole un'idea».
Ieri i tre - Conte, Grillo e Casaleggio - si sono incontrati in pubblico al Tempio di Adriano per un evento sull'innovazione. Il premier dal palco, i due mentori del Movimento in platea. Alla fine un fugace saluto, ma quanto dovevano dirsi era già passato attraverso altri canali. La dimostrazione è in quanto il premier va a dire in televisione poco dopo. Le sue sono le esternazioni più chiare mai fatte da quando è nato il Conte II: «Come definire questo governo...destra e sinistra sono schemi vecchi, però direi centrosinistra...», si spinge il premier. Non sono parole buttate lì. Vuol dire che il premier ha ricevuto rassicurazioni circa l'evoluzione del Movimento verso un rapporto organico con il Pd. «Mi sento più confortevole in questo governo che nel precedente – prosegue il premier –. E non condivido il linguaggio di Salvini e Meloni. Prima lo spread si alzava per le dichiarazioni euro sì - euro no. Io sono un europeista critico, bisogna studiare i dossier per il bene del Paese».
Sono frasi molto esplicite. Che invitano il Movimento a uscire dal guado, a fare una scelta di campo, come invocano da tempo Zingaretti e la sinistra del Pd. «Alle Europee ho votato M5s», precisa però il premier per evitare l'accusa di eccessiva vicinanza ai dem. «Il mio cuore batte a sinistra? È vero, mi sono formato al cattolicesimo democratico, ma ho letto di tutto...». Un Conte insolito, ma chiaro. «Con Grillo c'è consonanza. Consideriamo questo governo una grande opportunità». In qualche modo, è come se fosse toccato al premier andare a dire in pubblico la linea a tre concordata con l'ex comico a Casaleggio jr. Il tutto mentre il capo politico Luigi Di Maio è in Libia, lontano dai Palazzi romani (si aggregherà a Grillo in serata, durante l'incontro con i deputati). Una coincidenza tuttavia significativa.
Tra un passaggio e l'altro della sua intervista a La7 («Sulla cannabis è stata un'iniziativa parlamentare, non di governo...») arriva anche la stoccata a Salvini: «Il suo consenso sta un po' scemando. Lo capisco dagli ultimi sondaggi. La sua macchina comunicativa è molto aggressiva, soffia il vento delle paure. Ma è un vento che si gonfia e poi si sgonfia». Ecco la grande sfida e la grande scommessa che Conte vuole condividere con Di Maio, Zingaretti e Renzi: restare saldi perché prima o poi la parabola di Salvini diventerà discendente. E non avrebbe senso mollare ora, una volta superato lo scoglio più difficile, una manovra che partiva con un fardello enorme.
Se Conte deve pensare a rimettere insieme i leader, Grillo e Casaleggio devono blindare le truppe M5s. Il garante va al Senato a sentire il gruppo. E ne sente di tutti i colori su «ministri e vertici lontani, che non ascoltano, non coinvolgono...». Grillo, da showman, dà a tutti il suo numero di telefono. È un gesto che nei fatti riafferma una leadership piena. E serve al momento a fermare altre uscite. Anzi, i parlamentari 5s si ricompattano contro Paragone che ha votato «no» alla fiducia e che quindi, secondo i pentastellati "governisti", dovrebbe «dimettersi».
Molto meno accogliente Grillo lo è stato con i cronisti che sin dal pomeriggio si sono appostati al suo storico hotel capitolino, il Forum. «Vi puzza l'alito, questi microfoni puzzano, mi trasmettete i virus, metto la mascherina per voi...». Una sola ammissione con i giornalisti: «Non posso fermare chi vuole andarsene». È vero. Il compito di Grillo ora è quello di portare M5s nel «centrosinistra».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: