sabato 5 aprile 2014
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La Rai timorosa e prevedibile, trincerata sulla linea del Piave di adulti e anziani, per la quale ogni novità è un rischio intollerabile? Dimentichiamocela. La buona notizia è che Rai Fiction, ossia la Rai che pensa, scrive e racconta storie, che gode nel narrare ingegnandosi di coinvolgere gli italiani d’ogni latitudine, reddito e cultura, quella Rai sembra tornata. Ha qualcosa da dire e cerca di dirlo ricorrendo ai professionisti migliori, qualunque sia la loro provenienza. È la Rai che non soffre alcun complesso d’inferiorità nei confronti del web, non rinuncia ai giovani ma anzi ha qualcosa da dire pure a loro. E lancia, senza mai nominarla, la sfida alla fiction Sky.È la Rai che nel calderone di "Screenings in Venice", nella sfiziosa sala degli specchi di Palazzo Labia, ieri mattina ha spiegato che cosa significhi fare fiction «in chiave massmediale», ossia facendo incontrare e collaborare, e non cozzare, mezzi diversi, a cominciare da tv e web, teleschermo e social network. È stato il caso di Braccialetti rossi, capace di abbassare di sette anni l’età media dei telespettatori, di scalare la parete dello share dal 20 al 27 per cento; e soprattutto di agganciare gli esigentissimi adolescenti, tipi tosti con i quali non vale barare e che si sono riconosciuti nella fiction di Giacomo Campiotti fino a raggranellare centinaia di migliaia di tweet, app a raffica, un milione di contenuti condivisi; per non dire delle chat con i telespettatori, «un’esperienza strana – confidava ieri il diciassettenne Brando Pacitto – con domande anche dure, tipo: "Che cosa pensi della malattia?", e per fortuna altre più lievi».Anziché farsi la guerra e spartirsi la torta degli ascolti, tv e web diventano commensali. È la crossmedialità. Quella realizzata in occasione di Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo, tra la tv e il sito di un quotidiano milanese. Il diario quotidiano di straordinaria ordinarietà, otto minuti al dì, è divenuto un format venduto negli Usa alla Disney, oltre che in Francia, Spagna e Germania. Rischi calcolati, per una Rai che sa di non potersi trincerare in eterno, pena la fatale erosione del solito pubblico al quale, essendo prevedibile, diventa fatale proporre prodotti prevedibili. E se molti nel corso degli anni sono migrati dalla tv al web, perché non invitarli a viaggi di andata e ritorno? Romanzo familiare, della coppia Francesca Archibugi (regia) ed Elena Bucaccio (sceneggiatura), è la vicenda di madre e figlia entrambe mamme adolescenti, ma in modo assai diverso. La tv narrerà la gravidanza della figlia sedicenne; sul web sarà proposta la gravidanza della madre, sedici anni prima, con un linguaggio del tutto diverso. Giovani sono poi The Pills, collettivo di giovani comici romani figli del web, marziani che sbarcano straniti, o forse fingendosi tali, sul pianeta tv. E un alieno è Willwoosh, alias Guglielmo Scilla: un video blogger alla Rai, e quando mai? In cantiere anche una web serie sulla Prima Guerra Mondiale 100 anni dopo, che farà conoscerà i ragazzi di allora che erano simili a quelli di oggi.Sono soltanto alcuni dei progetti della Rai Fiction di Eleonora Andreatta, la direttrice che taglia corto: «Rischi? Si rischia di più a non innovare». Pare la strada giusta: nella sola giornata di ieri Rai ha stretto accordi per 600mila euro con i 100 compratori presenti in  laguna. Per Andreatta conta «la potenza delle storie, capaci di farci entrare in un mondo altro, trasformando semplici linee di racconto in intrecci. Storie con un centro, la tv generalista; ma capaci di tendere verso l’altrove, dal cinema al web, per un racconto che si dipana e si articola, rispettando le regole di ogni mezzo, disegnando geografie sconosciute». Crossmedialità, se vi piace.
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