giovedì 21 aprile 2016
Ficarra e Picone: «La risata è impegno»
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Per essere due “nati stanchi” di strada ne hanno fatta lo stralunato Salvo Ficarra e il sornione Valentino Picone. Con picchi di otto milioni di telespettatori a sera e uno share del 28%, i due artisti palermitani, sino all’11 giugno alla guida di Striscia la notizia di Canale 5, sono i “golden boy” della comicità italiana. Nell’attesa di riprendere riprendere il tour teatrale in autunno e pensare al prossimo film, i due si raccontano ad Avvenire scherzosi su se stessi a suon di paradossi, quanto seri e profondi nel loro impegno contro la mafia come dimostrano i loro brani su Paolo Borsellino o su don Pino Puglisi, che di Picone fu insegnante al liceo. Riservatissimi sulla loro vita privata, ci svelano i segreti di un sodalizio artistico che dura dal 1993.Ficarra e Picone, oramai dopo dodici anni a Striscia la notizia siete diventati quasi dei giornalisti. Picone. «Giornalisti sì, ma mai all’altezza del Gabibbo, che è il giornalista più attendibile non solo in Italia ma anche in Europa». Ficarra «Aspiriamo a diventare pazzi come lui».Come vi organizzate per introdurre i vari servizi? P. «L’unico pezzo che prepariamo è A tra poco Striscia, quei tre minuti prima della trasmissione. Lo prepariamo nel pomeriggio, ispirando le nostre battute alla cronaca. Dopodiché tutta la puntata la viviamo in diretta insieme al pubblico. I nostri commenti sono come quelli di chi sta a casa».F. «Siamo sempre molto contenti di tornare a Striscia perché si rinnova continuamente, è un posto dove la satira, il gioco e il prendersi in giro sono fondamentali».Ma come vi regolate quando arrivano notizie altamente drammatiche?P. «Avendo rispetto del momento e, soprattutto, delle persone. Il giorno dell’attacco di Bruxelles abbiamo evitato di fare battute nella parte iniziale della trasmissione. Ma una cosa importante è non dargliela vinta e continuare ad essere esattamente come prima, altrimenti hanno vinto loro. La paura è una brutta bestia».Lo stesso principio vale per il vostro impegno contro la mafia? F. «Certo. Ad esempio abbiamo messo a disposizione la nostra voce per la app NOma (www.nomapalermo.it) che propone percorsi per scoprire la Palermo delle vittime di mafia. Abbiamo raccontato la storia del giornalista Mauro De Mauro».P. «Non perché siamo dei comici, non possiamo metterci al servizio di iniziative sociali importanti o dire quello che pensiamo, come nel pezzo su don Pino che che si è scritto da solo. Quello che dovevamo dire su di lui sta scritto lì. C’è una sfera intima in cui non entro: preferisco custodire gelosamente certi ricordi».Torniamo alla vostra carriera.Voi siete attivi da anni su televisione, cinema, teatro. Lavorate con metodi diversi?P. «In realtà non ci mettiamo mai a tavolino. Quasi sempre ci facciamo prendere da una cosa che succede e che ci fa ridere, così cominciamo a scherzare. Poi capiamo se ci possiamo fare un film o uno sketch».F. «Noi facciamo un film solo quando c’è una storia da raccontare, altrimenti non ha senso».Voi giocate sulla diversità dei vostri caratteri, Ficarra più folle e Picone più sornione. Siete proprio così? F. «Confermo che siamo tutti e due scemi. In scena, in effetti, c’è una esasperazione dei nostri caratteri di base». P. «Io però ci tengo a dire che sono un po’ piu scemo di lui». F. «Questo è vero, lo confermo pure io».Come vi siete conosciuti? F. «Io facevo il borseggiatore sugli autobus... In realtà ci siamo trovati sulla stessa passione per il cinema e il teatro e per un tipo di comicità che ci attraeva, tipo Stanlio e Ollio, Charlie Chaplin...».P. «Ero su un autobus a Palermo. Lui mi stava rubando il portafoglio, io l’ho beccato e gli ho detto. “Scusa, perché piuttosto di fare così non ti cerchi un lavoro?” E lui mi ha detto : “E chi me lo da sto lavoro?”.“ Vabbé dai te lo do io”. E così abbiamo creato la coppia comica». Guardate che poi vi credono... Fa parte del vostro humour siciliano? P. «Sì, siamo siciliani, è vero, oggi lo possiamo ammettere, perché prima era reato».F. «C’è una scuola di comicità siciliana molto importante. A me piace molto Pino Caruso, lo ritengo un giovane molto promettente perché continua a sfornare idee incredibili» La televisione dal 1999 quando avete iniziato ad oggi, quanto è cambiata? P. «Non molto, semmai si è aggiunto il web con cui interagisce sempre di più. Quelli che erano i locali di cabaret, per i ragazzi di oggi è il web. Si stanno formando e stanno uscendo da internet moltissimi bravi comici. Prima potevi esprimerti solo solo su pochi grandi canali, oggi ce ne sono molti in cui si può sperimentare». Il successo di Checco Zalone ha fatto parlare di una rinascita della commedia all’italiana...P. «La funzione sociale della commedia all’italiana si è rinnovata col tempo, perché la battuta arriva in modo più immediato e meno noioso di un tg o un talk show. Spesso la commedia ha creato nuovi movimenti di pensiero».La vostra comicità piace alle famiglie perché non è mai offensiva.P. «Abbiamo sempre un’immagine davanti e a quella ci ispiriamo. Nei bar una volta c’erano i frigoriferi dei gelati. Su quel frigo c’era sempre un giornale, la gente entrava e lo sfogliava. Noi siamo due che entrano in un bar dove c’è gente, sfogliano e commentano a voce alta. Ecco perché le nostre battute non sono mai offensive».F «E poi ci piace moltissimo sentire le risate dei bambini. È la cosa più bella del mondo».
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