lunedì 19 aprile 2021
Il 19 aprile di 60 anni fa falliva l'invasione degli Usa sull'isola controllata da Castro. È l'inizio di una escalation fino alla crisi missilistica con l'Urss e il rischio della guerra atomica
Membri della Brigata d'Assalto 2506, dopo la loro cattura nella Baia dei Porci, a Cuba, 17-19 aprile 1961

Membri della Brigata d'Assalto 2506, dopo la loro cattura nella Baia dei Porci, a Cuba, 17-19 aprile 1961 - Miguel Vinas / Ansa

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È il 19 aprile del 1961 quando sulla costa sud dell’isola di Cuba l’invasione de Playa Giròn è definitivamente scongiurata. È il fallimento di un’operazione progettata dalla presidenza USA in mano a Dwight D. Eisenhower e dal vice presidente Richard Nixon, poi messa in campo e pianificata dalla CIA.

È un mondo diviso in due dalla "guerra fredda". Quello che da una parte gli Stati Uniti e dall’altra l’Unione Sovietica. La Nato, nata nel 1949, e il Patto di Varsavia, varato nel 1955, si scontrano. Il pretesto è proprio l’isola caraibica. L’operazione della “baia dei porci” è la conseguenza di quel che accade a Cuba il 1° gennaio 1959 quando un giovane nazionalista di nome Fidel Castro, alla guida di un nutrito numero di guerriglieri, entra a L'Avana e capovolge il regime del generale Fulgencio Batista, presidente della nazione, appoggiato dagli americani. Nel gennaio 1961, il governo degli Stati Uniti rompe le relazioni diplomatiche con Cuba e prepara il piano di invasione. La tecnica era quella di dare vigore agli esuli anti-castristi per rovesciare Castro.

Dietro all’operazione c’è una minuziosa preparazione dei 1.400 uomini. Un piano di invasione che prevedeva due attacchi aerei contro le basi aeree cubane, poi lo sbarco vero e proprio con il supporto dei paracadutisti. A portare a termine l’intera operazione sul campo doveva essere la Brigada 2506. Un numero che ricordava la matricola di uno degli uomini che durante l'addestramento era morto.

Qualcosa però andò storto a partire dal 15 aprile quando otto bombardieri B-26 dopo aver lasciato il Nicaragua con il compito di neutralizzare gli aeroporti cubani falliscono l’azione. I B-26 – aerei della Seconda guerra mondiale ridipinti in modo che sembrassero aerei dell'aviazione cubana – non centrarono gli obiettivi e le forze aeree castriste rimasero quasi intatte.

L’attacco venne annunciato da Fidel Castro mettendo in allarme le milizie e l’esercito cubano. Un appello riproposto alla radio proprio nel giorno in cui scattò l’invasione. Il 17 aprile, infatti, quando la Brigada 2506 sbarcò sulle spiagge lungo la Baia dei Porci finì immediatamente sotto un pesante fuoco. Nelle successive 24 ore, Castro ordinò a circa 20.000 soldati di dirigersi verso la spiaggia e l'aviazione cubana continuò a sorvegliare i cieli dell'isola.

Man mano che lo scenario diventava sempre più difficile il Presidente Kennedy (succeduto a Eisenhower) autorizzò un "ombrello aereo" con "sei aerei da caccia americani privi di contrassegni che decollarono per aiutare a difendere i B-26 della brigata in volo. Ma i B-26 arrivati con un'ora di ritardo, molto probabilmente confusi dal cambio di fuso orario tra Nicaragua e Cuba, furono abbattuti dai cubani e l'invasione fu repressa" (fonte: Libreria JFK). Alcuni esiliati fuggirono in mare, mentre gli altri furono uccisi o imprigionati dalle truppe di Castro. Quasi 1.200 membri della Brigada 2506 si arresero e più di 100 furono uccisi.

La questione cubana non finì con la "baia dei porci". Anzi, proprio come reazione alla fallita invasione del 17-19 aprile 1961 e all’attività di posizionamento dei missili balistici americani tipo "Jupiter" in Turchia, il Segretario del Pcus Nikita Chruščёv si accorda con Fidel Castro in segreto nel luglio del 1962 per l’installazione dei missili sovietici a Cuba come avamposto per limitare un eventuale attacco da parte degli USA. Qualche mese più tardi, in ottobre, il Presidente Usa John Fitzgerald Kennedy annuncia che un aereo spia U-2 statunitense ha scoperto armi nucleari sovietiche nell’isola di Cuba. Kennedy ordina un blocco navale sull’isola. Scoppiano i tredici giorni che terranno il mondo con il fiato sospeso, quasi a un passo dalla terza guerra mondiale. La U.S. Navy controllerà tutte le navi in transito. Il 22 ottobre 1962 il Presidente USA Kennedy parla alla nazione. La situazione è incandescente. A riprova dell’esistenza dei missili gli Usa mostrano le fotografie delle rampe di lancio scattate dagli aerei-spia U-2 della Cia. L’Unione Sovietica e Cuba chiedono l’immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il sottosegretario alle Nazioni Unite U Thant, su proposta di 45 stati non danneggiati dal blocco navale su Cuba dialoga con i tre capi di stato di Usa, Urss e Cuba.

Il 25 ottobre anche Giovanni XXIII rivolge ai governanti di Washington, Mosca e L’Avana l’appello a fermarsi. Con una lettera agli ambasciatori di Washington e Mosca e un radiomessaggio trasmesso attraverso Radio Vaticana papa Roncalli richiama il mondo esortando alla pace. «La Chiesa - lo abbiamo ribadito accogliendo le ottantasei Missioni straordinarie presenti all'apertura del Concilio - la Chiesa non ha tanto a cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini, e lavora instancabilmente per stabilirle. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di chi ha la responsabilità del potere. E abbiamo aggiunto: "Mano sulla coscienza, ascoltino il grido angosciato che, da tutte le parti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, ascende al Cielo: pace! pace ! - dice Giovanni XXIII in francese - Oggi rinnoviamo questa solenne correzione. Preghiamo tutti i Governatori di non rimanere sordi a questo grido di umanità. Lascia che facciano tutto ciò che è in loro per salvare la pace. Salveranno così il mondo dagli orrori della guerra, le cui terribili conseguenze nessuno può prevedere».

La tensione si allenta quando il capo del Cremlino a Mosca Nikita Chruščёv accoglie la proposta di U Thant di una mediazione. Le navi sovietiche, con a bordo i missili, intenzionate a forzare il blocco navale Usa, ritornano indietro. Si scongiura il blocco navale americano. Una volta scongiurato il rischio gli Usa chiedono lo smantellamento delle basi a Cuba che verrà accettato dall’Urss. Dal canto suo Kennedy garantisce che gli Usa non tenteranno di invadere l’isola.Il 23 dicembre 1962, appena due mesi dopo la fine della crisi missilistica cubana, un aereo contenente il primo gruppo di prigionieri liberati atterra negli Stati Uniti. Una settimana dopo, sabato 29 dicembre, i membri sopravvissuti della brigata si sono riuniti per una cerimonia all'Orange Bowl di Miami, dove la bandiera della brigata è stata consegnata al presidente Kennedy. "Posso assicurarvi", ha promesso il presidente, "che questa bandiera verrà restituita a questa brigata in un'Avana libera".

Il disastro della “baia dei porci” e la conseguente “crisi dei missili di Cuba” resterà nella storia della “guerra fredda” e per questo non mancano libri e film che trattano la questione, a partire da Decision for Disaster: Betrayal at the Bay of Pigs di Grayston L. Lynch dove l’ex agente della CIA raccontò l'esperienza alla guida della Brigada 2506, ma anche La guerra fredda culturale di Frances Stonor Saunders (Fazi Editori) per comprendere un mondo diviso in due dalla fine della Seconda guerra mondiale fino alla caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989 e l’avvento della glasnost e della perestrojika con Michail Gorbačëv e il crollo dell’URSS. I sei giorni che sconvolsero il mondo. La crisi di Cuba e le sue percezioni internazionali di Leonardo Campus (Le Monnier) è uno dei primi studi che cerca di ripercorrere la difficile partita giocata da Kennedy e da Chruščёv.

Uno scontro che viene ricostruito nel film Thirteen days (2000) di Roger Donaldson che fanno entrare nel clima da “guerra fredda” già raccontato nel film e nel libro Il terzo uomo del 1949 di Carol Reed basato sull’omonimo romanzo di Graham Greene che della pellicola cinematografica scrisse la sceneggiatura.

Più recentemente il 1962 è un contesto storico-politico che viene narrato in Il ponte delle spie (2011) di Steven Spielberg tratto da una storia vera, quella dell'incidente diplomatico tra URSS e USA che scatenò quella che verrà ricordata come "la crisi degli U-2". Il film narra il caso dell'arresto e del processo con conseguente condanna della spia sovietica Rudof Abel, per poi raccontare la trattativa e lo scambio di Abel con Francis Gary Powers, il pilota dell'aereo Lockheed U-2 che era stato abbattuto, catturato e condannato dai sovietici. Lo scambio avvenne sul Ponte di Glienicke, per questo poi denominato "ponte delle spie".

Luoghi, circostanze e non casualità che vengono descritte anche in La talpa di Tomas Alfredson (2011) con Colin Firth e Tom Hardy, così come in Le vite degli altri (2006) del regista Florian Henckel von Donnersmarck che descrive invece il clima opprimente fra delazioni, persecuzioni, suicidi, che pesavano sulla DDR, ossia sulla Repubblica democratica tedesca, proprio negli anni della "guerra fredda".

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