venerdì 30 dicembre 2016
Il 1° gennaio, subito dopo l’Angelus di papa Francesco che risuonerà da piazza San Pietro nella Giornata mondiale per la pace, Fabio Luisi lo farà in musica dal Teatro La Fenice di Venezia.
Il teatro La Fenice (Ufficio Stampa)

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La Siria e il terrorismo arrivato nel cuore dell’Europa. «Oggi più che mai è necessario lanciare un messaggio di pace». Il 1° gennaio, subito dopo l’Angelus di papa Francesco che risuonerà da piazza San Pietro nella Giornata mondiale per la pace, Fabio Luisi lo farà in musica dal Teatro La Fenice di Venezia. «Insieme all’orchestra e al coro della Fenice proveremo a lanciare un messaggio di pace e fratellanza con le pagine più popolari del melodramma, una tradizione tutta italiana che rappresenta le radici e il prezioso patrimonio del nostro Paese».

Il direttore d’orchestra genovese, classe 1959, sarà sul podio del teatro lagunare per il Concerto di Capodanno che dal 2004 ha preso il posto su Rai 1 dei valzer di Strauss in diretta da Vienna. «Nessuna rivalità, sono due appuntamenti tradizionali del Capodanno che possono benissimo convivere» assicura, però, Luisi. Anche perché il Concerto di Capodanno dei Wiener philharmoniker con Gustavo Dudamel sul podio inizierà (in differita) su Rai 2 appena terminato quello veneziano. «Ho scelto l’immancabile Giuseppe Verdi e il belcanto di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti per fare gli auguri in musica. Per presentare al mondo che sarà collegato attraverso la televisione il nostro patrimonio musicale. Ma ho voluto aggiungere anche la marcia e il valzer dai Matinées musicales di Benjamin Britten» spiega il direttore d’orchestra per il quale «i drammi che il mondo sta vivendo non possono certo non toccarci. Come musicisti penso che abbiamo il compito di trasmettere un po’ di gioia e di provare a far capire che un dialogo è sempre possibile».

Per Luisi, che ha terminato dopo sei anni il suo incarico di direttore principale del Metropolitan di New York per prendere ora le redini del Maggio musicale fiorentino, «la musica ha la capacità di farci pensare e di consolare». La Sinfonia n.7 in la maggiore di Ludwig van Beethoven (che non sarà trasmessa, però, in televisione, ma ascoltata solo dal pubblico in sala alla Fenice), il coro Fuoco di gioia dal verdiano Otello e la grande scena di Elvira Qui la voce sua soave dai Puritani di Bellini per consolare. Il resto per dare gioia nel primo giorno dell’anno. Tanto belcanto con Donizetti e i nove do di petto di A mes amis da La figlia del reggimento affidati al tenore John Osborn e con la sortita di Norina nel Don Pasquale che sarà intonata da Rosa Feola. Il sorriso anche con la sinfonia di Un giorno di regno, unica opera buffa scritta da Verdi le cui pagine più famose, il meditativo Va, pensiero dal Nabucco e il beneaugurante Libiam ne’ lieti calici dalla Traviata, chiuderanno come da tradizione il concerto veneziano.

«Quello del musicista più che un mestiere deve essere una passione. Perché l’amore per la musica precede la scelta professionale. Per questo dobbiamo farci ambasciatori della bellezza», racconta Luisi, che suona «da quando avevo tre anni. Mi era chiaro da subito che avrei voluto fare musica. Sul podio mi divido equamente tra musica sinfonica e opera lirica, due poli che si completano». Chiusa l’esperienza del Metropolitan ora si apre quella del Maggio musicale fiorentino, «un teatro imprescindibile per la storia e la cultura del nostro Paese, che ha fatto tanto sia nel scolo della trazione sia nella promozione della nuova musica. Anch’io mi muoverò su questi due binari». Luisi non nasconde il suo entusiasmo per il rientro in Italia: «In un momento in cui molti artisti, e non solo, lasciano il nostro paese per i problemi che ci sono noti, mi sembra giusto dare un messaggio di fiducia, dimostrando che si può restare e portare avanti battaglie che dobbiamo vincere».

Necessario, nel sostegno alla cultura, il dialogo con la politica. «Sostenere il nostro patrimonio è un dovere per lo Stato, ad iniziare dall’educazione delle giovani generazioni», riflette Luisi da anni impegnato proprio su questo fronte con i ragazzi dell’Accademia del Teatro alla Scala con i quali di recente ha riaperto il Teatro Sociale di Camogli. «Mi piace lavorare con loro per l’entusiasmo che hanno di conoscere musiche nuove, di avvicinarsi per la prima volta ad una partitura. I giovani sono spesso liberi da pregiudizi e quindi con loro si possono percorrere nuove strade. Trovo che il lavoro con i ragazzi sia un compito educativo, una responsabilità imprescindibile per noi direttori».

1° gennaio
CONCERTO DI CAPODANNO DAL TEATRO LA FENICE
Rai 1, ore 12.20

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