giovedì 8 febbraio 2018
Arriva in Italia “Jeannette”, curioso e coraggioso musical di Bruno Dumont su Giovanna d’Arco. Da sempre la santa è una vera protagonista della storia del grande schermo
Giovanna d'Arco eroina in un musical
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Il film basato sui testi di Charles Péguy fa parte della rassegna intitolata Aquerò, tre giorni dedicati al cinema dello spirito per esplorare l'«invisibile che diventa immagine»: si svolge a Milano dal 9 all'11 febbraio. L'iniziativa è promossa da Acec-La sala della comunità (Associazione cattolica esercenti cinema) di Milano, con la direzione artistica di Fabrizio Tassi e quella organizzativa di don Gianluca Bernardini.

La tormentata infanzia e l’adolescenza di Giovanna D’Arco raccontate in un musical cinematografico dove i testi poetici del Mystère de la charité de Jeanne d’Arc di Charles Péguy si accompagnano a ritmi pop, techno e rock, con sfumature melodiche e sprazzi di metal e rap. Nel film mistico, minimalista e visionario di Bruno Dumont c’è la “ Pucelle d’Orléans” come non l’avete mai vista. Altro che la carnale ed eroica Ingrid Bergman diretta da Victor Fleming nella produzione, basata sul dramma Joan of Lorrainedi WalterWagner, che nel 1948 vinse gli Oscar per la fotografia a colori e i migliori costumi. Niente a che vedere con la romantica santa mandata al rogo che la stessa attrice svedese interpretò sei anni più tardi davanti all’obiettivo del “suo” Roberto Rossellini e tratta dall’opera teatrale di Paul Claudel che dell’“eretica” Giovanna descrive gli ultimi momenti di vita prima del supplizio tra le fiamme. In Jeannette, il film del regista francese che sarà proiettato in anteprima assoluta italiana domenica prossima all’Auditorium San Fedele di Milano (inizio ore 18.00) nell’ambito del festival del cinema spirituale “Aquerò”, si mostra la dolce e sconcertante “follia” che avvolge la bambina e poi la ragazza destinata a salvare la Francia contro gli invasori inglesi in nome della fede in Gesù Cristo e dell’amore di patria.

Ma non c’è nessuna retorica nello sviluppo narrativo e nella parte musicale mentre le immagini inchiodano lo spettatore come i quadri luminosi e realisti di Jean Fouquet. Tra i colori, però, domina il turchese. Qui la pulzella canta litanie, anche a cappella e in falsetto, e balla forsennatamente, con gesti semplici, quasi tribali, sembra una taran- tolata che a stento trattiene l’anima inquieta dentro un corpo che la costringe alle cose terrene. Nel paesaggio bucolico della Lorena le pecore e le capre al pascolo fanno spesso da controcanto con il loro belato. Il film è un carosello continuo, giocoso e a tratti inquietante soprattutto quando la contadinella di Domrémy scuote il capo e si agita come un’ossessa, rapita dalla passione per il Mi- stero che l’ha ghermita e che vorrebbe disperatamente quasi toccare. Perché la ragazza ascolta voci celesti e nel bosco le appaiono l’arcangelo Michele, santa Caterina e santa Margherita. I segni di una grazia che rivela finalmente la sua vocazione: Giovanna fa il voto di castità a Dio, saluta i genitori e parte a cavallo insieme allo zio Durand Lassois per affrontare la sua prima battaglia. Lise Leplat Prudhomme e Jean Voisin interpretano la pulzella, le musiche originali sono di Igorr, le coreografie di Philippe Decouflé. Jeannette è stato presentato nel maggio scorso all’ultimo Festival di Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs.

Se è vero, come scrisse Péguy nell’introduzione al suo Mystère, che «ciò che conta è lo stupore », dobbiamo dire che Dumont anche in questo caso è riuscito a sorprenderci con la sua disincantata radicalità. «Il film è una versione matta, ironica, mistica dell’infanzia di Giovanna d’Arco, anche per il modo con il quale è stato girato – commenta il direttore artistico della rassegna, il critico Fabrizio Tassi – e rappresenta una ricerca del trascendente, una esplorazione del limite come lo sono stati anche L’età inquieta ( Vie de Jesus, del 1997) e L’humanité (1999) vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria al 52° Festival di Cannes. Dumont compie un’indagine sulla dimensione spirituale dell’uomo, sull’invisibile, su ciò che si può evocare ma non mostrare, usa uno strumento apparentemente pop, il musical, e lo trasforma nel suo contrario facendo fare al pubblico un’esperienza affascinante». Che l’autore abbia seguito la lezione degli amati Carl Theodor Dreyer e Robert Bresson, qui appare evidente forse più che in altre sue opere. Dumont predilige i primi piani come il maestro danese della Passione di Giovanna d’Arcoe muove la macchina da presa con l’intenzione di creare immagini essenziali ma di profonda intensità.

Come nel Processo firmato dal regista e sceneggiatore francese esponente della corrente minimalista ricorre a un montaggio che alleggerisce le sequenze. Ma in questo film bizzarro e moderno rieccheggiano pure gli insegnamenti di DeMille e Rivette, altri due autori che si sono cimentati per il grande schermo con la figura di Giovanna D’Arco. In quanto musical, Jeannette non si può doppiare (come è stato per Jesus Christ Superstar) anche se ha i sottotitoli in italiano. Dopo Milano il film passerà in altre sale della Lombardia e quindi verrà distribuito da Stefano Iacono in cinema d’essai e sale della comunità in tutta l’Italia.)

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