venerdì 31 maggio 2019
Il giovane artista, candidato ai Nastri d'argento come miglior regista emergente, tra i protagonisti di un dibattito al festival organizzato dalla Fondazione Ente dello spettacolo
Il cinema? Un ponte tra culture. Parla il regista Phaim Bhuiyan

Intensa giornata centrale, a Castiglione del Lago, per il festival organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il patrocinio del Mibac, che fino a domenica 2 giugno porta tutta la bellezza della settima arte nelle piazze, nelle scuole e nelle vie della città con ospiti come Pupi Avati, Luca Argentero e Vinicio Marchioni. Cinque giorni che offrono un calendario di rassegne cinematografiche gratuite, tavole rotonde, premi, iniziative per bambini, ragazzi e adulti. Al centro l’apertura al dialogo e il tema dell’interculturalità, con l’incontro dal titolo "Manuale di viaggio per giovani imam in occidente". Così la giornalista Laura Silvia Battaglia, i registi Fariborz Kamkari e Phaim Bhuiyan hanno dialogato assieme a don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Nazionale Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso sul tema della diversità culturale.

«Il cinema è uno strumento molto importante per parlare di dialogo interreligioso perché consente di evidenziare attraverso le immagini alcuni aspetti particolari di religioni e fedi» ha spiegato don Savina. «Sono convinto che non si possa parlare di dialogo interreligioso se non si studia, se non si legge e se non ci si ci informa. Questo perché il dialogo interreligioso richiede ascolto dell’altro e conoscenza dell’altro dalla prospettiva di come l’altro percepisce se stesso e crede e cerca una fede. La cinematografia potrebbe zoommare alcuni di questi aspetti per poter aiutare colui che vede ad aprirsi e soprattutto a non aver paura di aprirsi. Non c’è altra strada se non quella dell’incontro. L’unico modo è quello di farsi prossimo alla diversità» ha concluso.

Per Phaim Bhuiyan, regista di Bangla che ha ricevuto ieri la candidatura ai Nastri d’argento come migliore regista esordiente, «il ruolo del cinema è quello di fare cultura. Molte persone non conoscono i relativi mondi e il cinema è un mezzo per unire tutti e poter diffondere il diverso da noi. In generale c’è molta ignoranza e speriamo che il cinema possa essere sempre più un ponte tra culture». Infine, per Fariborz Kamkari, regista di Pizza e datteri film emblematico che rappresenta l’essenza di due culture diverse «il cinema è uno strumento molto efficace di comunicazione che mi aiuta a raccontare la realtà e permette agli altri di conoscere anche altre culture e la realtà vista da dentro. Spesso i media restituiscono un’immagine diversa dalla realtà. Mi accorgo che c’è un grande controllo sulle notizie che arrivano da fuori. Vedo che tanta realtà non viene raccontata o distorta a favore dei grandi poteri. Il cinema mi dà la possibilità di raccontare quello che ho vissuto sula mia pelle».

La kermesse culturale e cinematografica continuerà fino a dopodomani con altri importanti appuntamenti. «Quest’anno abbiamo l’obiettivo di trasformare la nostra scommessa in un evento che ci auguriamo diventi un appuntamento sempre più atteso – spiega monsignor Davide Milani, presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo –. Il nostro scopo è rendere questa festa un’occasione per approfondire e riflette sui tanti temi della vita che il cinema sa sollevare».

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