lunedì 15 aprile 2013
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​Ve lo ricordate Andrea Stramaccioni, l’allenatore ragazzino, il “misterino” prodigio promosso - l’anno scorso - direttamente da patron Massimo Moratti dalla Primavera alla prima squadra dell’Inter come la risposta italiana allo “Special One”, il rimpiantissimo Josè Mourinho mago del triplete? Ecco resettate tutto e ripartite da un dato allarmante che è lo specchio del tecnico e della sua creatura in crisi: in cinque partite la Beneamata nerazzurra ha incassato la bellezza di quattro sconfitte. Roba da retrocessione diretta. L’ultimo ko dell’Inter si è consumato tristemente sul neutro di Trieste, contro il Cagliari senza casa: complice qualche svista arbitrale, ma anche una doppietta di Pinilla che, al cospetto della statica difesa delle belle statuine nerazzurre, sembrava il primo Ronaldo dell’era Gigi Simoni. Ecco, se non fosse impegnato come direttore tecnico della Cremonese, forse anche il vecchio Gigi andrebbe bene per traghettare l’Inter verso un finale di stagione dignitoso e che invece al momento pare al limite della decenza. Ultima chiamata per l’ex “Stramourinho” mercoledì sera, ritorno di semifinale di coppa Italia contro la Roma dell’altro illustre supplente, Aurelio Andreazzoli. Almeno il sor Aurelio, dopo la cacciata di Zeman qualche risultato buono l’ha portato in casa giallorossa. Stramaccioni invece è bocciato ed è difficile capire quale sarà la strategia futura dell’Inter. Andreazzoli sarebbe quasi promosso, specie dopo lo 0-2 ottenuto alla meglio sul Toro di Ventura, ma a Trigoria per la panchina sono abituati da sempre al nome altisonante, ed è probabile che si affideranno ancora a qualche maghetto di passaggio. Intanto si conferma che è l’anno della Fiorentina. Montella ha ricaricato a pallettoni i viola che possono sorridere ai danni di un’Atalanta costretta a piangere per la sconfitta e soprattutto per i suoi angeli volati in cielo: l’ex presidente Ivan Ruggeri e Piermario Morosini caduto in campo un anno fa a Pescara. Lo show deve continuare e a tenere un po’ sveglio un campionato che sembra già bello che archiviato (vittoria bis della Juve quasi scontata, anche se stasera c’è l’ultima trappola all’Olimpico contro la Lazio) c’ha provato Milan e Napoli. Lo scontro diretto per il secondo posto si è risolto con il classico pari e patta e con una gara alla “chi l’ha visto?”. Balotelli lo sapevamo non si poteva vedere, in quanto si è beccato tre turni di stop per il solito inguaribile raptus di maleducazione, ma almeno c’era da aspettarsi la riapparizione di El Shaarawy. Allegri, a sorpresa, ha tenuto il Faraone azzurro in panchina per trequarti di partita e quando è entrato non c’era più molto da aggiungere a un match in cui le reti sono arrivare dai gregari Flamini e Pandev, mentre le stelle Hamsik e Cavani sono rimaste a guardare. Tutta da vedere sarà invece la lotta per la salvezza. Il Siena a Pescara fatica, ma alla fine piazza i tre punti forse salvifici che affossano definitivamente gli abruzzesi i quali possono già cominciare a pensare al prossimo campionato di B. Il Palermo sciupa il bonus casalingo con il Bologna, ma con Sannino i rosanero marciano alla media di 7 punti in tre gare e quindi la missione “restiamo in A” non è più impossibile. A Marassi nel derby della paura vince la voglia di non farsi del male che mettono in campo Genoa e Samp. Ora però sta messo peggio il Grifone genoano che se non torna subito alla vittoria (sabato ospita l’Atalanta) paventa un clamoroso ritorno tra i cadetti. Un anno la Samp, un anno il Genoa? Vedremo. Dopo 8 anni la Cina rivede Fernando Alonso sullo scalino più alto del podio del Gp di Shanghai. La sua Ferrari si mette alle spalle il “terzo incomodo” Raikkonen, sir Hamilton e adesso punta dritta verso il primato del Mondiale di Formula 1 2013. Sulla sua Red Bull, Vettel è ancora in vetta con 52 punti, ma le 9 lunghezze di distacco non preoccupano più Alonso che finalmente può sorridere e dalla Cina gridare al mondo intero: «La mia Ferrari adesso è una macchina fantastica».
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