mercoledì 24 agosto 2022
Contestazioni del pubblico per le quattro opere della Tetralogia al festival in Germania. L’oro del Reno è un bambino da rapire. Le Valchirie, pazienti in una clinica di chirurgia plastica
La cavalcata delle Valchirie in una clinica estetica in «Valchiria» al Festival di Bayreuth

La cavalcata delle Valchirie in una clinica estetica in «Valchiria» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

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Grazie al cielo c’è ancora un pubblico che non sa soltanto applaudire ma anche contestare. È il teatro, bellezza. Soprattutto d’opera. Un teatro sempre più raro oggi, persino nel famigerato loggione della Scala a Milano. Vittime come siamo del politicamente corretto, si ha ormai timore a criticare uno spettacolo quando il sipario cala. Quasi non fosse più né un diritto né un dovere. Ed è come se si volesse rinnegare la storia con le sue celebri pagine di bagarre che hanno accompagnato anche i debutti d’autore: dal Barbiere di Siviglia di Rossini a Madama Butterfly di Puccini. Eppure accade ancora che gli spettatori si infiammino e trasformino la sala in una corrida. Basta andare a Bayreuth, in Germania, per sperimentare quella sana e vitale tradizione che consacra partiture, direttori d’orchestra, cantanti e registi oppure li affossa. Urla, “buu” e invettive riempiono in questi giorni il Festspielhaus. È il teatro di Richard Wagner fatto costruire dall’irrequieta penna tedesca a misura delle sue partiture sulla collina verde (adesso poco verde per la siccità) della cittadina bavarese dove dal 1876 si perpetua il mito del suo festival, antesignano di tutte le kermesse di musica. Si ribella il pubblico durante i quattro titoli dell’Anello del Nibelungo, l’epopea che a Bayreuth è considerata il “gioiello” di casa visto che il teatro era stato inaugurato presentando l’intero ciclo.

Il teatro del Festival wagneriano a Bayreuth

Il teatro del Festival wagneriano a Bayreuth - Avvenire

Sedici ore di musica, divise fra L’oro del Reno, Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei, che tornano con due anni di ritardo per la pandemia. E il Ring wagneriano diventa un ring da pugilato. Con i devoti del vate romantico che si dividono e si scagliano contro il palcoscenico “nemico”. Anzitutto per la controversa regia del 32enne austriaco Valentin Schwarz che riesce ad agitare un pubblico come quello tedesco, avvezzo alle avanguardie. E poi per la direzione di Cornelius Meister, irregolare e senza emozioni: si va da uno strampalato Oro del Reno a un Sigfrido “Frecciarossa” (per i tempi rapidissimi nel primo atto) arrivando comunque a un discreto Crepuscolo che lo redime e attenua il dissenso verso di lui. Ma quando sfumano le ultime note, il teatro si infiamma. A farne le spese è anche Iréne Theorin, una delle due Brunilde che si avvicendano in scena: non ha più la brillantezza di un tempo e giunge alla fine stremata e ululante.

Iréne Theorin è Brunilde nel «Crepuscolo degli dei» al Festival di Bayreuth

Iréne Theorin è Brunilde nel «Crepuscolo degli dei» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

Nel complesso, però, il cast va promosso. Spiccano Lise Davidsen, una Sieglinde monumentale; Klaus Florian Vogt, un Siegmund commovente e dal timbro cristallino; l’Hunding roccioso di Georg Zeppenfeld; l’eclettica Christa Mayer (da Fricka a Waltraute); il funambolico Michael Kupfer- Radecky, un Gunther hippy; il Mime coinvolgente di Arnold Bezuyen; la Erda statuaria di Okka von der Damerau. Luci e ombre per i due protagonisti della saga. Katharina Wagner, la pronipote del compositore al timone del festival, sceglie di cambiare cast nei vari titoli nonostante la continuità dei personaggi. Così Brunilde è, oltre a Theorin, anche Daniela Köhler (in Sigfrido) che si lascia prendere dalla foga incrinando fra l’altro il pathos del famoso “Idillio”. E anche i Sigfrido sono due: Andreas Schager che termina con la voce rotta; e il misurato ma granitico Stephen Gould. Turnover per Wotan: promossi sia Tomasz Konieczny sia Egils Silins.

Il rapimento del bambino nell’«Oro del Reno» al Festival di Bayreuth

Il rapimento del bambino nell’«Oro del Reno» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

Ci vuole una settimana per seguire l’intero Anello che va in scena fino al 28 agosto. Spettacoli e giorni di riposo si alternano per i pellegrini di Wagner che spendono anche 2mila euro per un posto. Doveva essere una Tetralogia «serie Netflix», secondo il regista. Si rileva invece un mix di buone idee ma isolate e non tradotte in un’efficace narrazione. Come accade nel terzo atto di Sigfrido dove il duetto fra Brunilde e l’amato eroe è da sbadiglio. Schwarz legge il Ring come lotta per perpetuare una dinastia: degli Dei, nel libretto di Wagner. E allora l’oro del Reno da rubare diventa un ragazzo da rapire in piscina e il regno dei Nibelunghi schiavizzati una scuola dove il golden-boy è il bullo di turno. Sullo sfondo il dramma della violenza sui minori e delle guerre per i figli che è solo accennato.

L’asilo con il bullo nell’«Oro del Reno» al Festival di Bayreuth

L’asilo con il bullo nell’«Oro del Reno» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

Il dio Wotan sarà un boss e il sacro Valhalla una lussuosa villa di design. A firmare le scene l’italiano Andrea Cozzi che, però, d’italiano non mette alcun che nell’allestimento, così tedesco fin nei dettagli. Alcuni passaggi riescono: nel primo atto di Sigfrido la storia del protagonista è raccontata con i burattini da Mime-Mago Merlino; o la marcia funebre di Sigfrido è accompagnata dallo strazio del ragazzino (d’oro) che lo vede uccidere nel fondo di una piscina vuota.

Il primo atto di «Sigfrido» al Festival di Bayreuth

Il primo atto di «Sigfrido» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

E poi almeno si ride: la cavalcata delle Valchirie ha come cornice una clinica di chirurgia plastica dove le amazzoni sono donne piene di bende per i lifting (e Brunilde porterà lì Sieglinde per far partorire Sigfrido); o ancora il drago diventa un moribondo su una barella che Sigfrido risveglierà dopo averne sedotto l’infermiera (è l’uccello della foresta) e che ucciderà facendolo cadere dal girello; oppure il prode senza paura con cibo cinese sempre in mano o la spada nascosta in una gruccia per anziani.

Il terzo atto di «Sigfrido» al Festival di Bayreuth

Il terzo atto di «Sigfrido» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

Nulla a che vedere con l’edizione precedente del Ring: del bicentenario wagneriano del 2013. Era altrettanto provocatoria la regia di Frank Castorf che ambientava la Tetralogia fra motel americani, pozzi petroliferi e palazzi della Borsa; ma non certo noiosa come capita con Schwarz. E nel golfo mistico sedeva Kirill Petrenko. Aveva 41 anni; un anno meno di Meister, originario di Hannover: e allora, come oggi, il clan Wagner aveva scommesso su un astro nascente. Però nove anni fa era stato trovato un fuoriclasse che, non a caso, dal 2019 guida la Berliner Philharmoniker. Certo, a discolpa dell’attuale direttore del Ring – al suo debutto al Festival – va il fatto di essere stato dirottato in corsa verso l’attesa produzione che doveva vedere sul podio il finlandese 41enne Pietari Inkinen, costretto poi a rinunciare per il Covid benché avesse già iniziato le prove. Allora Katharina ha optato per Meister, maestro di nome e di fatto, ingaggiato per Tristano e Isotta che ha aperto il festival il 25 luglio con l'apprezzata bacchetta di Markus Poschner. Tuttavia non lo ha riconfermato per la Tetralogia 2023, preferendo recuperare Inkinen.

La villa di design in «Valchiria» al Festival di Bayreuth

La villa di design in «Valchiria» al Festival di Bayreuth - Enrico Nawrath / Bayreuther Festspiele 2022

Così come lascia Christian Thielemann, il direttore dei record di Bayreuth in cui ha guidato tutte le opere wagneriane, che negli ultimi mesi è finito in disgrazia. Perché, almeno senza un motivo ufficiale, si è incrinata l’intesa con la Lady di ferro che aveva creato per lui il ruolo di responsabile musicale del festival e che ne aveva fatto il padre padrone dietro le quinte. «Mi dedicherò a Salisburgo», ha detto sibillino alla stampa Thielemann che dal prossimo anno non dovrebbe più comparire nel cartellone nonostante, in prima battuta, dovesse dirigere il nuovo Parsifal. E invece per l’ultimo capolavoro di Wagner è stata scelta la bacchetta spagnola del 44enne Pablo Heras-Casado.

La sala del teatro del Festival wagneriano a Bayreuth

La sala del teatro del Festival wagneriano a Bayreuth - Avvenire

Con Thielemann libero da Bayreuth e da Dresda, dove non gli è stato rinnovato l’incarico, potrebbe prendere corpo il progetto del Ring alla Scala affidato proprio al maestro berlinese. Una Tetralogia ambrosiana che tornerebbe dopo quella targata Daniel Barenboim (in autunno la mette in scena all’Opera Unter den Linden di Berlino in forma kolossal) e che da Bayreuth potrebbe prendere in prestito buona parte dei solisti.

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