mercoledì 4 febbraio 2009
È mistero intorno alla convocazione nel Brasile del bomber bianconero La Juve: «A noi non è mai arrivata» Altafini: «Fossi in lui aspetterei Lippi»
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L’ultima puntata della teleno­vela italo-brasiliana di A­mauri si è conclusa con l’e­pisodio “tutti a casa”. Ma il tormento­ne siamo certi che continuerà anco­ra. La sensazione è che questa volta la Juventus abbia concordato con il gio­catore la rinuncia alla chiamata del ct della Seleçao, Carlos Dunga. «Il caso è chiuso perché Dunga ha definitiva­mente detto che rinunciava a richie­dere il giocatore», ha tenuto a preci­sare il presidente della Juventus, Co­bolli Gigli. E sulla stessa linea si è piaz­zato naturalmente il tecnico Ranieri che però si impappina in un «mai ar­rivata la sua convocazione e la Juven­tus ha detto che non siamo in grado di mandarlo, visto come stiamo a­desso ». Il ds Alessio Secco e l’ammi­nistratore delegato Jean Claude Blanc hanno provveduto a catechizzare a dovere il loro tesserato sulla necessità della sua permanenza a Vinovo. E A­mauri da buon professionista si sa­rebbe lasciato sfuggire un obbedisco che però è suonato come: «Devo ri­spettare le decisioni della Juve». Il mistero della sua convocazione per l’amichevole di Wembley, Brasile-Ita­lia, (in programma martedì prossimo) oscilla così tra una totale assenza di un comunicato arrivato dal Brasile, al quale quindi la Juventus non avrebbe potuto rispondere mancando l’atto materiale, fino alla convocazione giunta, ma fuori i tempi regolamen­tari che hanno quindi indotto il club bianconero a non dare il nulla osta al giocatore. Certo che se fosse vera la seconda, più che nell’era delle comu­nicazioni in tempo reale qui sembra di essere tornati indietro di qualche decennio, quando ancora il collega­mento Brasile-Italia avveniva con e­stenuanti crociere a bordo di ferry­boat. Una transoceanica che ha fatto in tempo a sperimentare Josè Altafini che ha giocato sia con la Seleçao e poi da “oriundo” nella Nazionale (5 gol in sei partite) italiana ai Mondiali del Ci­le (1962). «Spesso accostano la mia vi­cenda a quella di Amauri, ma atten­zione perché sono in fuorigioco. Io in- nanzitutto avevo giocato e vinto un mondiale con la Seleçao a vent’anni (nel 1958). Poi una volta arrivato al Milan avevo avuto subito il passa­porto italiano, in quanto figlio di e­migrati. Quel passaporto finora a me risulta che non è in possesso di A­mauri per poter giocare nella nazio­nale di Lippi, quindi è logico che la speranza e il suo desiderio è quello di poter rispondere alla Seleçao. Resta il fatto che la situazione in cui si trova risulta sempre più fluttuante, perché nel frattempo non gioca nè con l’una nè con l’altra nazionale e non essen­do più un ragazzino (ha 28 anni) ri­schia davvero di non indossare nes­suna delle due maglie». Eppure que­sta volta la convocazione sembrava cosa fatta visto il forfait di Luis Fabia­no. «Di scontato secondo me non c’era nulla – continua Altafini – . Comun­que ammesso che un giorno Dunga lo chiami davvero, Amauri sa che dovrà vedersela con altri sei attaccanti che si chiamano Robinho, Kakà, Ronal­dinho, Luis Fabiano, Baptista e Pa­to... ». Messa così sembra che l’attac­cante bianconero parta con l’handi­cap della settima scelta. E la fiducia di Dunga, dall’unico messaggio real­mente arrivato dal Brasile non sem­brava fosse così piena in vista di Wem­bley. «Troppe pressioni e poi Amauri non sta facendo benissimo in questo momento», aveva tagliato corto dieci giorni fa il ct del Brasile. Un giudizio che a quanto pare non ha fiaccato le aspettative dell’attaccante juventino. «Spero che Dunga si ricordi di me nel­le prossime convocazioni...». Se Alta­fini fosse nei suoi panni però valute­rebbe attentamente tutte le possibi­lità. «Io credo che Amauri sia consa­pevole che la convocazione con il Bra­sile in questo momento potrebbe rap­presentare un’opportunità “isolata” e questa poi gli compremetterebbe un eventuale futuro con la maglia azzur­ra. Allo stato dell’arte secondo me ot­tenere un passaporto italiano e ri­spondere a Lippi potrebbe essere la soluzione migliore per tutti, a comin­ciare dalla Nazionale che mi sembra non possieda un attaccante con le sue carratteristiche».
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