martedì 18 aprile 2023
Il Padiglione della Santa Sede si svilupperà nell'abbazia di San Giorgio tra monastero e giardino, ridisegnato da Studio Albori. Tolentino: «Le encicliche di Francesco sono bussola per l'architettura»
L'isola e il monastero di San Giorgio Maggiore, a Venezia, sede del Padiglione della Santa Sede alla 18a Biennale Architettura

L'isola e il monastero di San Giorgio Maggiore, a Venezia, sede del Padiglione della Santa Sede alla 18a Biennale Architettura - PxFuel

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Dopo l’esperienza delle Vatican Chapels, accolta da un grande successo di pubblico, la Santa Sede torna alla Biennale Architettura. Il padiglione vaticano, parte della 18. Mostra Internazionale di Architettura (Venezia, 20 maggio - 26 novembre), sarà allestito dal negli spazi e nel giardino dell’abbazia benedettina di San Giorgio Maggiore, e avrà per titolo “Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino”.

Il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, in qualità di commissario del padiglione, e il curatore Roberto Cremascoli hanno chiamato il portoghese Álvaro Siza, 90 anni, uno dei massimi architetti viventi e che più volte si è dedicato al tema del sacro, insieme al collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva), specializzato in una architettura basata sui processi partecipativi e sulla sostenibilità ambientale.

Il padiglione sarà strutturato sulle encicliche di papa Franceco Laudato si’ e Fratelli tutti, le «bussole di un futuro da costruire insieme», come ha affermato Tolentino presentando oggi l’iniziativa a Roma. La mostra, ha affermato Cremascoli, invita i visitatori a «prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi e celebrare la cultura dell’incontro».

La prima parte del percorso si sviluppa all’interno delle sale espositive del monastero, gestite dalla Benedicti Claustra Onlus. A ricevere i visitatori ci sarà un video racconto di Mattia Borgioli sul processo realizzativo del progetto. Negli spazi palladiani si sviluppa quindi l’installazione O Encontro di Álvaro Siza: «Una sequenza di figure – ha spiegato Cremascoli – che si dispongono dalla galleria principale attraverso le sale fino a raggiungere il giardino. Ci accolgono a braccia aperte, in ginocchio o ci salutano. Dialogano con lo spazio del convento, dialogano tra di loro, dialogano con i visitatori. Con la loro gestualità ci conducono fino all’incontro nel giardino, il luogo della contemplazione». «È un’architettura viva, figurale, “in uscita”», l’ha definita Tolentino: «Un intenso manifesto politico e poetico su cosa sia o possa diventare l’incontro tra gli esseri umani».

L’orto-giardino monastico è stato ridisegnato e reinterpretato dallo Studio Albori, da una parte con una rimappatura simbolica delle essenze e delle colture, dall’altra con la creazione di una passeggiata ombreggiata, grazie a pergolati in legno e bambù, e la realizzazione, attraverso il riuso di legno da costruzione, di strutture necessarie alla vita dell’orto ma anche al riposo, l’incontro e la contemplazione.

«L’atteggiamento propositivo nella direzione di un futuro più giusto e solidale è universalmente riconosciuto nelle encicliche di papa Francesco» ha sottolineato il cardinale Tolentino. Laudato si’ e Fratelli tutti non solo «ci aiutano a fare una diagnosi critica, precisa e sincera del presente, ma che si sfidano a sollevare lo sguardo, riscoprendo la capacità di sognare, con decisione, la profezia di un mondo migliore». Non solo: alcune delle linee principali di questo pontificato «possono essere chiave di un dialogo con l’architettura contemporanea e convergere in una visione che assuma il rischio di pensare un futuro diverso».

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