martedì 25 maggio 2021
Vince con "Quaderni di un libraio": ambientato tra la Giordania e Mosca tra il 1947 e il 2019, racconta l’esistenza del proprietario di una libreria
Jalal Barjas

Jalal Barjas - Ipaf

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È andato allo scrittore giordano Jalal Barjas l’International Prize for Arabic Fiction (Ipaf), il più importante riconoscimento per la letteratura araba, giunto alla sua XIV edizione. A essere premiato è stato il suo Quaderni di un libraio, pubblicato dall’Arab Institute for Research and Publishing, casa editrice con sede a Beirut, in Libano. Ambientato tra la Giordania e Mosca, tra il 1947 e il 2019, racconta l’esistenza del proprietario di una libreria che, complice la schizofrenia, lo porta a compiere gesti efferati e passionali così come accade nei volumi che lui vende: diventa ladro, poi omicida, tenta di suicidarsi, infine è salvato dall’amore di una donna.

Ogni quaderno contiene una storia, fino a comporre la vita dell’uomo, che è fatta di solitudine, tanto da ritrovarsi a vivere in strada, dove neppure il suo paese può essere considerato casa. Il protagonista è un uomo ai margini, dimenticato, invisibile alla società, una delle condizioni umane universali. Classe 1970, impegnato nel settore dell’ingegneria aeronautica, Barjas non è soltanto narratore, ma anche poeta e una delle figure intellettuali più attive nel Regno Hashemita: attualmente è a capo del Jordanian Narrative Laboratory e presenta il programma radiofonico House of the Novel. Nel 2015 il suo romanzo Serpenti nel fuoco è stato insignito del Premio Karata, assegnato dal Qatar, venendo successivamente pubblicato anche in inglese e in francese. Nel 2019 un’altra sua opera, La donna dai cinque sensi, è stata inserita nella long list dell’Ipaf, senza però riuscire ad arrivare alla fase finale. Quest’anno, invece, è arrivata la consacrazione di quello che viene considerato una sorta di premio Nobel per la Letteratura esclusivamente di lingua araba, che racchiude un bacino di lettori immenso, dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano, abbracciando l’Africa e l’Asia, a cui si aggiungono migliaia di immigrati arabi che ormai vivono in Europa.

In Italia non risultano traduzioni di suoi lavori e l’assegnazione dell’Ipaf può essere l’occasione per farlo conoscere ai lettori del nostro paese. Perché è la traduzione il principale obiettivo dell’International Prize for Arabic Fiction: istituito nel 2007 dal Dipartimento Cultura e Turismo di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) e ispirato al Man Booker Prize per l’inglese, si pone come fine quello di far conoscere, traducendoli, i più rappresentativi autori che scrivono in arabo. E se la lingua araba è il collante, ogni scrittore porta con sé il bagaglio del proprio paese, basta scorrere la lista sia preliminare sia dei finalisti anche di questa edizione. È il caso della scrittrice irachena Dunya Mikhail, appartenente alla minoranza cristiano-caldea, oppure dell’algerino Amara Lakhous, italiano di adozione, noto nel nostro Paese per alcuni grandi successi come Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio e Divorzio all’islamica a viale Marconi, pubblicati da edizioni e/o.

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