lunedì 22 luglio 2013
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A Giffoni sono di scena padri e figli, spesso protagonisti dei film proposti ai ragazzi del festival, questa volta presenti in carne e ossa per incontrare i giovani giurati. Paul e Mira Sorvino, Marco e Piergiorgio Bellocchio hanno raccontato sabato progetti e ricordi misurandosi con un pubblico di ragazzi attento e curioso. Più impegnato che mai – sono numerosi i film che lo vedranno nel cast nei prossimi mesi, tra cui The Devil’s Carnival di Darren Lynn Bousman, dove interpreta niente di meno che Dio – Paul Sorvino svela, in un orgoglioso italiano venato di napoletano, dopo aver intonato Torna a Surriento e ’O sole mio, come abbia fatto di tutto per impedire che la figlia Mira, premio Oscar per La dea dell’amore di Woody Allen nel 1996, interrompesse gli studi per dedicarsi alla recitazione. «Il nostro è un mestiere molto difficile – dice l’attore, che si definisce un vero padre meridionale – e volevo a tutti i costi che mia figlia non lasciasse l’Università di Harvard, dove poi si è brillantemente laureata. Ho chiesto aiuto persino a Warren Beatty perché la convincesse a non smettere di studiare. Ma poi, quando Mira mi ha detto: ho una laurea in tasca, ora però faccio l’attrice, ho pensato: che Dio ti benedica!». E Mira, che a Giffoni ha portato i due figli maggiori, Mattia e Johnny, confessa: «In realtà Warren Beatty non ha mai cercato di convincermi a smettere di recitare, mi ha solo consigliato di trasferirmi alla Columbia University per essere più vicina ai casting. Ho lavorato un anno e mezzo con Robert De Niro e da quel momento anche mio padre ha capito che quello dell’attrice sarebbe stato il mio lavoro». Dopo aver recitato in Union Square della regista italo americana Nancy Savoca, storia di due sorelle assai diverse tra loro e legate da un difficile rapporto, Mira ha appena finito di girare Quitters di Noah Pritzker.Marco Bellocchio invece lavorerà con il figlio Piergiorgio a teatro in uno spettacolo che andrà in scena il prossimo dicembre. E sta scrivendo inoltre un film ambientato a Bobbio che coinvolgerà anche il mondo della lirica, parte importante dell’immaginario infantile del regista. «La tv ha appiattito la recitazione – dice Marco – mentre il cinema esige determinazione, perseveranza e qualità, per questo scoraggio tanti giovani a intraprendere questa carriera. Solo chi porta avanti i propri obiettivi nonostante gli ostacoli potrà farcela". E a proposito del rapporto con il figlio aggiunge: «A volte siamo in disaccordo, ma il litigio è ormai una fase superata. Abbiamo due vite separate che a volte si reincontrano nel privato e sul set».
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