lunedì 9 maggio 2022
Una mostra raccoglie 80 opere che attraversano tutta la carriera dell'artista belga. La cifra fantastica rende ancora più penetrante la denuncia della violazione di diritti e la corsa alle armi
Jean-Michel Folon, “Toujours plus”, 1983

Jean-Michel Folon, “Toujours plus”, 1983 - © Fondation Folon, ADAGP 2022

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Una mano a stelle e strisce e una con falce e martello danno da mangiare a un acquario pieno di missili famelici. E un acquerello dipinto nel 1983 da Jean-Michel Folon, ma tragicamente attuale. Cambiano (fino a un certo punto) i contesti geopolitici ma non i meccanismi che stanno dietro alle guerre.

L'opera è una delle ottanta opere, tra disegni, acquerelli e grafiche ma anche alcune sculture, esposte fino al 27 agosto nei Musei Vaticani, all'intero del percorso della Collezione di arte moderna e contemporanea, nella mostra «Folon. L’etica della poesia». Le carte, molte delle quali inedite, coprono l'intera carriera dell'artista belga, scomparso nel 2005 a 71 anni.

La mostra, curata da Stéphanie Angelroth, Micol Forti e Marilena Pasquali, tra l'altro allestita negli ambienti della Torre Borgia, per la prima volta aperti al pubblico, e nella Sala della Cicogna della Torre di Innocenzo III, il più antico nucleo dei palazzi papali, si compone di cinque sezioni: «L’uomo e la metropoli», «L’uomo e natura», «L’uomo e la guerra», «La Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo» e «Le stanze della speranza». Un ruolo centrale è svolto dai 19 acquerelli che illustrano la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, realizzati nel 1988: opere originali tra le più note di Folon, qui presentate nella loro totalità e accompagnate dai testi, nelle varie lingue, degli articoli della Carta. Al termine la serie di otto acquetinte A propos de la Création dedicati al Libro della Genesi (1989-90), e la scultura in bronzo Angelo custode (2005) entreranno a far parte delle collezioni vaticane.

© Fondation Folon, ADAGP 2022

Non si tratta di un mostra dettata dall'urgenza dell'attualità: l'inaugurazione era infatti prevista nel 2020 e quindi rimandata a causa della pandemia. Se i temi che affronta, dai diritti all'ambiente alla violenza alle sorti dei più deboli, sono universali, la storia l'ha resa oltremodo necessaria. La forza di Folon sta nella capacità di entrare nel cuore dei problemi e dei drammi senza tradire il suo linguaggio delicato e fantastico: il contrasto rende queste immagini ancora più efficaci.

«Molte di queste immagini inedite - spiega Micol Forti, Curatore della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani - sembrano illustrazioni di ciò che sta accadendo in Europa. L'artista ha vissuto da bambino la seconda guerra mondiale e sa di cosa parla. L'impegno civile e politico ha costituito gran parte della carriera di Folon e in particolare il suo impegno contro tutte le guerre è stato una costante. La sua opera denuncia l'assurdità della lotta dell'uomo contro l'uomo, il cui unico esito è il massacro, ma allo stesso tempo lascia sempre aperta una porta alla speranza attraverso il colore, che è la sua grande "arma" poetica».

Jean-Michel Folon, “Dialogue”, 1975

Jean-Michel Folon, “Dialogue”, 1975 - © Fondation Folon, ADAGP 2022

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