lunedì 6 febbraio 2017
Disegna al millimetro i suoi prodotti, bilanciando sapientemente pesi e contrappesi. Obiettivo, superare o perlomeno eguagliare il Festival dell’anno scorso
Carlo Conti, il geometra della scaletta
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«Dopo due festival mi son domandato cosa potevo inventarmi di nuovo per chiudere la trilogia». Carlo Conti come Frodo del
Signore degli anelli ha portato il Festival di Sanremo fuori dalla terra di mezzo degli ascolti tv, e per condurre a termine la missione col botto (di ascolti) ha voluto la Maria. Che sta per De Filippi, la “regina” della concorrenza e pur confessando «di non essere abituato a condurre in coppia» è disposto a fare un passo indietro. Un atto di umiltà o un perfetto calcolo del Pippo Baudo del 2000? Ma Carlo il geometra della tv non lascia nulla al caso. Intendiamoci, geometra nel senso di colui che disegna al millimetro i suoi prodotti, bilanciando sapientemente pesi e contrappesi. Obiettivo, superare, o perlomeno eguagliare «perché gli spettatori tv ormai sono quelli» il Festival dell’anno scorso, il più visto degli ultimi 10 anni con 10 milioni 746 mila telespettatori, 49,6% di share. Se oggi ci fosse “Studio Uno”, sarebbe suo. Anche la Maria si è dovuta adeguare alla “liturgia” del Festival: signori e signori, canta tizio, dirige caio. Almeno dice. Il Carlo nazionale, comunque, se la coccola e sigla il patto Raiset con un bacio in pubblico tra rose e ranuncoli bianchi.

Non sfugge alcun dettaglio della macchina festivaliera a Conti, autore, direttore artistico, conduttore e pure direttore artistico di RadioRai col sogno di una sanremizzazione dell’etere come nei gloriosi anni 80. Per amore della musica italiana: batte ancora il cuore dell’antico dj. Onnipresente durante le prove all’Ariston, un'ombra blu che appare tra le poltrone fischiettando Zarrillo, sbuca dietro la regia, riappare accanto all’orchestra dopo essere passato per la galleria. Ha l’aria di uno per cui Sanremo sia una parentesi rilassante tra i cloni di “Tale e quale” e l’onda dei “Migliori anni”. Capace di abbinare in scioltezza la vida loca di Ricky Martin al collegamento istituzionale coi militari italiani in Kosovo, il Piccolo Coro dell’Antoniano al killer John Wick della star Keanu Reeves. E capace di surclassare le polemiche sul suo cachet destinandolo in buona parte ai terremotati. Facile immaginare un suo futuro nella dirigenza di un'azienda a cui contribuisce portando introiti per 25 milioni di euro solo col Festival.

Troppo “perfetto”? Carlo il freddo, Maria l'emotiva? Ribaltamento di ruoli? Non dimentichiano che Conti nasce fiorentino, e fiorentino resta. Calato il sipario del festival darà sfogo alla sua parte goliardica a teatro con i compagni di merende Pieraccioni e
Panariello a suon di bischerate. Divertimento, sì, ma anche una serie da tutto esaurito con record assoluto di 16 show consecutivi al Mandela Forum di Firenze. Il “mediano” è diventato Re Mida…

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