giovedì 2 giugno 2016
​Dopo le elezioni una pioggia di milioni e il salto nella nuova 'area'  Il centrodestra vuole spodestare il sindaco Zedda, sostenuto da Sel e Pd
Cagliari al voto e si scopre metropolitana
COMMENTA E CONDIVIDI
Matteo Renzi non si è fatto vedere per non irritare gli elettori di Sel. Anche Vendola, pur di non rinunciare all’unico sindaco di sinistra del Dopoguerra, ha tacitato i compagni che accusano Massimo Zedda di essersi 'renzizzato'. Un’emorragia di voti a sinistra – cui lavora con un discreto piglio Enrico Lobina, comunista vero con il pallino della resistenza vietnamita – è l’incubo del primo cittadino di Sel che il Pd ha deciso di sostenere senza le primarie. L’obiettivo strategico del sindaco uscente è quello di evitare il ballottaggio con il candidato del centrodestra Piergiorgio Massidda  e perciò durante la campagna elettorale si è tenuto prudentemente lontano dalle polemiche nazionali. Silenzio, dunque, sul referendum costituzionale e dibattiti-fiume sulle rotonde e i marciapiede rifatti negli ultimi mesi, sul porto canale e sull’area industriale che languono, sulla popolazione che invecchia e sui giovani che non riescono a trovare lavoro. Soprattutto, sui soldi che pioveranno nei prossimi anni sulla neonata città metropolitana e che hanno ringalluzzito tutti, dal sottobosco dei partiti – sulla scheda i cagliaritani dovranno a scegliere tra 35 liste, il doppio di Milano… – ai poteri forti dell’isola, sia quelli che discretamente appoggiano Zedda, come il socialista Antonello Cabras, oggi presidente della Fondazione di Sardegna, sia quelli che altrettanto discretamente tifano per Massidda, come i costruttori dell’Assindca, interessatissimi a capire quali strade prenderanno i 168 milioni del Patto per il Sud, i 40 del Programma Operativo Nazionale per le Città Metropolitane, i 15 dell’investimento territoriale integrato, che permetterà di riqualificare l’area di Is Mirrionis e San Michele...  «A Cagliari si costruisce poco di nuovo, ma c’è molto da sistemare per migliorare la qualità abitativa e quella degli spazi pubblici» ci conferma l’urbanista Corrado Zoppi, mentre l’economista Stefano Usai, pur ammettendo che il nodo dei trasporti resta ancora ingarbugliato, scommette sul turismo: «Intercettiamo la crescita promossa da crociere e voli low cost e investiamo sui monumenti: l’humus c’è già ed è possibile creare una vera capitale della cultura». Aspettative che si rincorrono nei programmi dei sette pretendenti alla poltrona più alta di palazzo Bacaredda, da dove si governerà un’area metropolitana di 17 Comuni in cui vive un quarto dei sardi. Oltre a Zedda, Massidda e Lobina, sono in corsa Maria Antonietta Martinez dei M5S, l’ex consigliere Paolo Casu, Alberto Agus del Popolo della famiglia e il giornalista Paolo Matta. Se il sindaco gioca la carta della governabilità (ovvero del buon rapporto con palazzo Chigi) e la candidata pentastellata non sembra impensierirlo, è la lista della Quinta A (area, acqua, ambiente, arte, accoglienza sono i temi-pilota del progetto elettorale che è in gestazione da anni) la sopresa di queste elezioni. Diversamente da Agus, che si presenta per lanciare il partito di Adinolfi e Amato verso le politiche, la compagine di Matta, popolare giornalista televisivo e cattolico impegnato, ha un certo radicamento.  Sostiene che «Cagliari non ha bisogno soltanto di progetti che la trasformino e l’abbelliscano ma anche di umanità, di quello spirito che rende un posto piacevole perché capace di offrire il senso dell’appartenenza civica»: cerca di intercettare il consenso della classe media bastonata dalla crisi e di fare diga all’astensionismo che non accenna a calare. Due anni fa, alle regionali, un cagliaritano su due non è andato a votare. La Chiesa è preoccupata e l’editoriale del Portico, il settimanale della diocesi, domenica 29 maggio iniziava così: «Non tiriamoci indietro, come cittadini e cristiani non può esistere la fuga e il disimpegno...»
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: