mercoledì 4 luglio 2012
L’annuncio ufficiale al Cern conferma le indiscrezioni: è stata «vista» la componente base che era stata ipotizzata, ma di cui per oltre 20 anni non si era avuta alcuna prova sperimentale. Il cosmologo Hawking aveva scommesso che non esistesse.
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Un pianto sincero suggellato e ha portato una nota di umanità all’interno di una gigantesca impresa scientifica e tecnologica che aiuta a comprendere i fondamenti di tutta la materia dell’universo, grazie all’individuazione di uno dei suoi mattoncini fondamentali. Mentre Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento Atlas che insieme all’esperimento CMS coordinato da Joe Incandela ha consentito la scoperta del "bosone di Higgs", comunicava ieri mattina i dettagli della ricerca, nella grande sala di Ginevra è scoppiato un fragoroso applauso davanti al quale Peter Higgs, fisico ottantatreenne, non è riuscito a trattenere le lacrime.«È davvero incredibile – ha commentato l’anziano ricercatore britannico – che tutto questo sia successo mentre sono ancora in vita». E, chissà, gli sarà sicuramente tornata alla mente quella passeggiata solitaria del 1964 fra le montagne scozzesi del Cairngorms durante la quale gli balenò l’idea luminosa dell’esistenza della particella oggi nota con il suo nome. All’inizio, però, non fu creduto tant’è che un suo lavoro sull’argomento gli venne rifiutato dalla rivista Physics Letters e solamente qualche tempo dopo fu pubblicato su Physical Review Letters. Fra gli scettici figurava anche il prestigioso nome del cosmologo Stephen Hawking che addirittura, sostenendo che nei calcoli di Higgs ci fosse qualcosa di sbagliato, aveva scommesso cento dollari sostenendo che la "particella di Dio" non esistesse. Higgs, però, non accettò mai la provocazione né, da persona schiva qual è, alimentò la polemica e oggi sicuramente si sta godendo il meritato successo insieme agli altri teorici che indipendentemente da lui erano giunti alla stessa conclusione.Giustamente Rolf Heuer, direttore generale del Cern, ha invitato la gremitissima platea a rivolgere l’applauso non solo a Higgs ma anche agli altri "papà" della particella, François Englert, Gerald Guralnik, C.R.Hagen e Tom Kibble. Robert Brout, un altro "padre", è scomparso poco più di un anno fa. La scoperta, ha commentato Heuer, «apre la strada a studi più dettagliati che potranno gettar luce su altri misteri del nostro universo».Dalla sede di Roma dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), il presidente Fernando Ferrone non nasconde invece tutta la sua soddisfazione per un risultato che ha una robusta componente italiana. Al Cern, infatti, lavorano ben seicento fisici del nostro Paese e il contributo dell’Infn, commenta Ferrone, «è stato decisivo nella costruzione e nella messa in opera di parti cruciali dei rivelatori del grande acceleratore. Questa scoperta, conclude Ferrone, si può dunque considerare il "frutto dell’eccellenza della ricerca italiana in questo campo e dell’entusiastico contributo di tanti giovani studiosi a tutte le diverse fasi di questa impresa».Ferrone, fra l’altro, è l’unico a sottolineare anche gli aspetti pratici di una scoperta di fronte alla quale i non esperti potrebbero avanzare qualche perplessità, soprattutto considerando il costo globale dell’operazione, 6 miliardi che, secondo alcuni, avrebbero potuto essere impiegati ben diversamente, magari per alleviare le sofferenze dell’umanità.Difficile giudicare una scoperta scientifica. Quando, tanto per fare un esempio, Christian Doppler scoprì l’effetto che porta il suo nome (effetto Doppler), alla gente sembrò non interessare più di tanto. Ora, invece, l’"effetto Doppler" è alla base di strumentazioni che in molti modi hanno a che fare con la vita di tutti i giorni. E qualcosa di simile accade anche per la scoperta di oggi. Le tecnologie di frontiera impiegate per il grande acceleratore, afferma infatti Ferrone, «sono state, sono e saranno il punto di partenza per realizzare apparecchiature innovative come la tomografia a emissione di positroni (PET) e i magneti ad alto campo della tisonanza magnetica, contribuendo quindi a costruire una società migliore, come fortemente indicato e voluto dall’Unione Europea».Grande entusiasmo per la scoperta anche da parte di Sergio Bertolucci, direttore scientifico del Cern che così ha commentato: «È davvero difficile non essere eccitati davanti a questi risultati che segnano un punto di svolta e indicano la strada per il futuro».
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