martedì 28 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Lavorare come guardia medica non «piace». Almeno a Milano, dove l’ultimo bando della asl per 300 posti è andato quasi deserto: solo 99 medici hanno risposto, di cui tre non sono stati ammessi. Molti sono stranieri. Ma quella che per ora fa di Milano un «caso», potrebbe diventare una situazione comune anche alle altre regioni, come segnala il Sindacato dei medici italiano (Smi).«Attualmente, casi come quello di Milano sono unici – spiega Pina Onotri, responsabile nazionale Smi per la continuità assistenziale –. In Campania siamo riusciti a far mettere a bando dalla regione 52 zone carenti, e anche in Calabria e Sicilia le guardie mediche ci sono. Ma abbiamo già le prime avvisaglie che la situazione milanese potrebbe estendersi anche ad altre regioni. In Trentino Alto Adige non riescono a trovarsi guardie mediche, mentre il Lazio è sotto organico, perchè non ha mai emesso bandi per le zone carenti. Con la prevista carenza di medici, il quadro è destinato a peggiorare». E del resto, quello della guarda medica è un ruolo sempre meno attraente.«Si tratta di un lavoro duro, pericoloso, poco retribuito – continua – e senza tutele. Non si ha diritto a malattia, maternità e ferie retribuite. Inoltre, pur lavorando di notte, non si ha il riconoscimento di lavoro usurante ai fini previdenziali. Senza contare che il 90% delle postazioni sono prive degli standard di sicurezza».In Italia attualmente, secondo i dati Smi, sono 13mila le guardie mediche, organizzate in 2651 presidi, di cui il 45% è precario, il 60% è donna e l’età media è sui 50-55 anni (al Nord sono più giovani, al Sud più anziani). È un servizio capillare diffuso in tutto il territorio nazionale che costa lo 0,60% della spesa sanitaria. Tanti i problemi da fronteggiare: il 78% ritiene inadeguato il trattamento economico alle sue prestazioni lavorative, solo il 10% ritiene soddisfacente la situazione in materia di sicurezza sul lavoro, il 22% ritiene di lavorare in strutture fatiscenti e malgestite, e 9 su 10 hanno subito almeno una volta un’aggressione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: