mercoledì 13 maggio 2015
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Di nuovo la terra ha sussultato in Nepal. Un sisma di grado 7,4, quasi uguale al primo. Decine di morti, e nelle valli vicine all’epicentro, nel gruppo dell’Everest, si teme che molte altre case siano crollate. Di nuovo, dal Nepal ci arrivano immagini di gente in fuga con i bambini in braccio, di soccorritori che con i cani cercano affannosamente tra le macerie. Le testimonianze degli operatori delle Ong parlano di soccorsi ancora più difficili, nel panico generale. Si teme che dei villaggi possano essere isolati. Sul piccolo Nepal, sulla sua giovane popolazione e i suoi numerosissimi bambini come un colpo di grazia: quando appena si tentava timidamente di ricominciare a vivere.Forse non farà notizia un nuovo terremoto, in un Paese già devastato; forse ci siamo già abituati alle immagini di questa sciagura così lontana. Ma laggiù gli operatori delle organizzazioni internazionali, fra cui la Caritas italiana, rimangono, pur avendo visto ora con i propri occhi cos’è, una scossa di oltre 7 gradi. «È stato come trovarsi sul ponte di una nave, con il mare molto agitato», ha detto un’operatrice dell’Unicef.Tuttavia, nessuno se ne va. Come se la violenza della natura non bastasse a fermare gli uomini, quando già con una terra straniera, con la sua gente, si è stabilito un legame; quando già si conoscono, di un popolo, le facce dei bambini, dei vecchi. E il restare dei soccorritori, e il rimettersi al lavoro dopo il nuovo sussulto della terra, è quanto in una tragedia come questa, accanita su un Paese povero e isolato, può ancora confortarci: la tenace tensione a vivere del popolo nepalese e quella di uomini fino a pochi giorni fa sconosciuti, a restargli accanto.La Caritas italiana sostiene Caritas Nepal, che ha avviato un piano di intervento in favore di ventimila famiglie (centomila persone), con un costo di oltre 2,5 milioni di euro. Domenica si tiene nelle chiese italiane la colletta indetta dalla Cei. La nuova scossa che mette in ginocchio il Nepal sembra tirarci bruscamente per la giacca; sembra dirci, per favore, non dimenticatevi di noi.
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