martedì 15 luglio 2014
Torna alla carica l’associazione radicale Luca Coscioni.
SECONDO NOI Scorciatoia di morte
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Rilanciare il dibattito sull’eutanasia perché il «Parlamento si faccia vivo». Torna alla carica l’associazione radicale Luca Coscioni, che ieri mattina ha tenuto una conferenza stampa a Milano, a cui hanno preso parte anche Umberto Veronesi, direttore dell’Istituto europeo di oncologia e il giornalista Vittorio Feltri. «Il 13 settembre dell’anno scorso abbiamo consegnato alla Camera dei Deputati oltre 70mila firme sottoscritte e certificate di cittadini italiani che vogliono che si parli di fine vita in Parlamento. Da allora – ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’associazione e promotore della campagna Eutanasia Legale – nessuna calendarizzazione, né audizione, né un serio dibattito televisivo». Non c’è «la pretesa – ha continuato Cappato – che nel programma di Governo ci sia l’eutanasia ma che ci sia il dibattito e il confronto parlamentare. Si lasci il parlamento libero di discutere, di affrontare questi temi davanti all’opinione pubblica, attraverso il cosiddetto servizio pubblico dell’informazione radio televisiva».Il professor Veronesi, condividendo l’appello dei radicali, ha colto l’occasione per rilanciare uno dei suoi cavalli di battaglia del passato: quello dell’eutanasia “mascherata”, che secondo lui avverrebbe già in molti ospedali e che andrebbe invece liberalizzata: «Ci sono – ha detto Veronesi – tre modi di avvicinare le persone malate alla morte: due sono una sorta di eutanasia “mascherata”, decisa dai medici». Secondo l’oncologo il primo modo di praticare una sorta di eutanasia «è quello di lasciar morire il paziente: è l’abbandono terapeutico, cioè l’opposto del cosiddetto accanimento terapeutico, ed è deciso dai medici». Il secondo modo, invece, è quello di aiutare a morire il paziente «aumentandogli la dose di oppiacei giorno per giorno, finché questa non porta alla morte». Si tratta, ha aggiunto Veronesi, «di una “mezza eutanasia”, e anche qui la scelta è presa dai medici, senza che nessuno chieda nulla al paziente». Il terzo modo è invece «quello più semplice» secondo Veronesi: «Una iniezione che, in modo indolore, porta alla morte. Ma non è solo un’iniezione – ha ritenuto d’aggiungere –: è una scelta consapevole del paziente, e una legge che regolamenti questa pratica è un segno del progresso e del livello di civiltà di una società». Argomenti ripercorsi anche da Vittorio Feltri, che ha ricordato come «nel futuro di tutti ci sia una tomba. Già mi secca finire in una tomba – ha aggiunto –, ma finirci soffrendo mi pare addirittura surreale».
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