giovedì 4 gennaio 2024
Pubblicata su "Cancer Research" la scoperta del gruppo del professor Melisi (Università di Verona): una molecola che neutralizza la difesa del cancro contro la chemioterapia
Le ricercatrici del laboratorio del prof. Melisi: da sinistra Hayley Salt, Veronica De Vita, Enza Scarlato, Silvia Pietrobono, Simona Casalino

Le ricercatrici del laboratorio del prof. Melisi: da sinistra Hayley Salt, Veronica De Vita, Enza Scarlato, Silvia Pietrobono, Simona Casalino - Davide Melisi

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Nuove strategie terapeutiche contro il tumore del pancreas sono state scoperte dall’unità di Terapie sperimentali dell'azienda ospedaliera universitaria di Verona, diretta da Davide Melisi, docente di Oncologia medica presso l’università scaligera. In particolare è stato scoperto un fattore responsabile della resistenza ai trattamenti chemioterapici del cancro al pancreas: il lavoro di ricerca traslazionale del gruppo di ricerca veronese è stato pubblicato sul primo numero del 2024 della rivista Cancer Research, organo della Associazione americana per la ricerca sul cancro.

«Tre sono i motivi delle difficoltà nel trattare – osserva Melisi – il tumore del pancreas: innanzi tutto è una neoplasia molto aggressiva; nell’80% dei casi viene diagnosticata quando non è più operabile; infine non ci sono tante terapie». Quindi pur essendo relativamente minoritario (si contano circa 14mila casi l’anno) ha spesso una prognosi severa: è la patologia risultata fatale, un anno fa, all’ex calciatore e dirigente della nazionale azzurra Gianluca Vialli.

E se negli ultimi anni la ricerca oncologica, aggiunge Melisi, ha fatto grandi passi avanti, questo non vale per il tumore del pancreas: «Per le neoplasie del colon, del polmone, della mammella sono stati sviluppati farmaci a bersaglio molecolare, immunoterapia, anticorpi monoclonali. Per quella del pancreas, a parte la chirurgia quando possibile, ai pazienti si può offrire solo la chemioterapia». Con l’aggravante che spesso il tumore sviluppa resistenze.

Infatti già in passato il gruppo del professor Melisi ha studiato possibili strategie terapeutiche: «Dall’ormai lontano 2011, quando il nostro gruppo di ricerca è nato all'università degli Studi di Verona grazie a un finanziamento Start-Up Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro), abbiamo dimostrato, prima in laboratorio e poi in studi clinici, l'attività di una classe di farmaci, inibitori del cosiddetto Transforming growth factor beta o Tgfß». Purtroppo il tumore si è dimostrato in grado di sviluppare resistenza: «La neoplasia non è infatti – spiega Melisi – solo un insieme di cellule tumorali da uccidere, ma è capace di reclutare al suo interno una serie di cellule che la circondano (stroma) per sostenere il proprio sviluppo. La nostra scoperta (oggetto dell’articolo su Cancer Research) è che i fibroblasti dello stroma secernono una proteina, la autotaxina, che è in grado di inibire l’azione del Tgfß». Rendendo quindi vana l’azione della chemioterapia.

Dalla scoperta in clinica, è venuta quindi lo spunto per una ricerca di base: «Faccio l’oncologo medico – puntualizza Melisi – e l’autotaxina l’abbiamo scoperta nei pazienti, come fattore circolante. L’abbiamo portata in laboratorio, creando un modello di topi con cancro al pancreas, e abbiamo studiato un inibitore dell’autotaxina: questo farmaco per ora ha solo una sigla, ioa289, ma dopo i test sui topi è già iniziata la sperimentazione clinica di fase 1 su venti pazienti con tumore del pancreas, curati nel nostro ospedale con la chemioterapia. A breve avremo i risultati preliminari di tossicità e attività di questa nuova combinazione terapeutica».

Si tratta di un modello circolare che viene abitualmente perseguito nel laboratorio (dove lavorano Simona Casalino, Veronica De Vita, Silvia Pietrobono, Hayley Salt, Enza Scarlato), e nella clinica del professor Melisi: «Da quanto osserviamo sui pazienti, realizziamo modelli in laboratorio, per poter sperimentare poi sui malati le nuove strategie terapeutiche». Verona è da tempo un centro di eccellenza per la cura del tumore del pancreas, come certificato il mese scorso dal secondo Rapporto sulla mobilità sanitaria dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas): «Il Policlinico Borgoroma di Verona registra quasi il 60% di attrazione dei flussi di pazienti, confermandosi uno centri più apprezzati per ricerca e cura del tumore del pancreas» ha riferito Maria Pia Randazzo, responsabile Unità operativa Statistica e flussi informativi sanitari di Agenas.

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