venerdì 7 marzo 2014
Appello dei vescovi lucani: serve dialogo, senza steccati ideologici.
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Andare avanti «con un approccio ampio, razionale e realistico». E «con una sensibilità tutta laica, senza tentare di imporre limiti restrittivi alla libertà individuale, ma immaginando quali sostegni poter mettere in campo perché l’autonomia della donna non diventi, mai, solitudine e abbandono». Alla Conferenza episcopale della Basilicata la questione del sostegno alla maternità sta a cuore. Perché alle donne che chiedono l’aborto per difficoltà economiche – e ai bambini che portano in grembo – sono prima di tutto le istituzioni a dover dare una risposta. Soprattutto in un territorio messo in ginocchio dalla denatalità.In Regione, a quella risposta, s’era cominciato a pensare qualche settimana fa. In Commissione Politiche sociali era arrivata la bozza d’un progetto di aiuto alle mamme in difficoltà: 250 euro mensili, per 18 mesi, al fine di evitare l’interruzione di gravidanza. Peccato che la proposta in questione sia volata immediatamente – grazie a un solerte consigliere – anche alla sede nazionale della Cgil. Che, nella persona della sua responsabile delle Politiche di genere, Loredana Taddei, ha scatenato un putiferio: aiuti alla maternità? «Una proposta vergognosa, l’ennesimo attacco mascherato alla legge 194», ha tuonato la Taddei. Risultato: la risposta piuttosto infastidita del governatore lucano Marcello Pittella (Pd), che ha bollato come inutili le polemiche del sindacato ricordando che il dibattito è in corso ed è assolutamente «trasversale».Ora sulla questione torna con forza anche l’episcopato locale, con un comunicato ufficiale: «Da parte di noi vescovi è stato triste constatare come la proposta di legge regionale in materia di sostegno alle donne che chiedono l’aborto per difficoltà economiche sia stata ritenuta da taluni addirittura offensiva e provocatoria e come, prima ancora di avviare il doveroso dibattito istituzionale, siano stati alzati steccati pregiudiziali, che con danno di tutti, rischiano di diventare invalicabili». I vescovi sono consapevoli che, anche in base alla legge vigente, «nessuno può restringere il diritto alla scelta individuale della donna» e che, di più, «nessuna donna può essere giudicata o perseguita per l’aborto», se lo sceglie. Ma un punto di diritto va chiarito: «Secondo la legge 194 la comunità politica ha il dovere primario di scongiurare la soppressione del concepito, con ogni mezzo lecito e ogni volta che sia possibile». E, i vescovi ne sono certi, «tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale sanno che l’aborto rappresenta, sempre e comunque, un dramma per la donna e una sconfitta per l’intera società.Ecco allora la grande occasione che la Basilicata non può lasciarsi scappare vista «la gravissima denatalità, che mette a rischio il futuro stesso della regione»: quella, sottolineano i vescovi, del dialogo «sereno, rispettoso, senza anatemi, per operare scelte coerenti ed efficaci per la costruzione del bene comune».
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