mercoledì 19 settembre 2012
Dal Parlamento Ue primo «no» sui fondi a progetti che li distruggono. Nel Programma «Horizon 2020» potrebbe sparire la voce di spesa sulle staminali embrionali. Ma l’iter è ancora lungo​.
Carlo Casini: «C’è dignità umana dall’inizio della vita»
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​È soltanto un primo passo, ma certamente importante. Nella lunga battaglia sul finanziamento pubblico europeo della ricerca su embrioni umani che ne comportino la distruzione, ieri il Parlamento europeo ha segnato un primo importante punto a favore della vita. La Commissione giuridica dell’unica istituzione eletta della Ue ha approvata una relazione del popolare polacco Piotr Borys a larghissima maggioranza (18 sì e 5 no, compatti a favore Popolari e Verdi, divisi Liberali, Socialisti e il gruppo degli euroscettici) in cui si affermano i rischi giuridici del finanziamento di una simile ricerca. Rischi derivanti anzitutto dalla storica sentenza emessa il 18 ottobre scorso dalla Corte di Giustizia dell’Ue, che sancisce la non brevettibilità dell’utilizzo di embrioni e di cellule staminali se questo porta alla loro distruzione (com’è il caso nella stragrande maggior parte dei casi). Si era capito già allora che la sentenza cambiava radicalmente il quadro generale della ricerca, e le conseguenze si sono viste ieri. La relazione di Borys propone una serie di emendamenti al testo scritto dalla Commissione europea per il Programma quadro di Ricerca 2013-2020 «Horizon 2020». Un testo che, nonostante la sentenza dei giudici Ue, continua a prevedere regolarmente il finanziamento comunitario di ricerca su cellule staminali (quelle cioè suscettibili di trasformarsi in qualsiasi altra cellula) estratte da embrioni, e sugli embrioni stessi.Il parere di Borys, accolto dalla Commissione giuridica, è chiarissimo: «La sentenza (della Corte Ue, ndr) ha un impatto sul diritto comunitario. Questo regolamento ("Horizon 2020" ndr) potrebbe esser portato di fronte alla Corte di giustizia se non escludesse il finanziamento di ricerche che utilizzino cellule staminali embrionali. Questo tipo di ricerca dovrebbe dunque essere escluso dal finanziamento Ue lasciando la questione ai bilanci di ricerca nazionali». Cruciale l’articolo 16 della proposta di regolamento Ue. Al paragrafo 4 si afferma, nella versione della Commissione Europea: «Si può finanziare la ricerca sulle cellule staminali umane, sia adulte sia embrionali». Il testo approvato dalla Commissione giuridica del Parlamento recita: «Può esser finanziata la ricerca su altri tipi di cellule staminali umane» rispetto alle embrionali. Sempre nello stesso articolo 16, il testo approvato ieri in Parlamento inserisce due sottoparagrafi, in cui si include tra gli ambiti non finanziati dalla Ue «la ricerca che implichi la distruzione di embrioni umani; e la ricerca che utilizzi cellule staminali embrionali umane». Si afferma, inoltre, che «è opportuno che la Commissione sostenga attivamente la ricerca volta a sviluppare alternative alle cellule staminali embrionali». Il parere della Commissione giuridica non è vincolante ma arriverà alla Commissione Industria, che dovrà discutere il testo della Commissione europea. E non è una formalità: anche il Programma quadro di ricerca ricade nell’ambito della "co-decisione": è cioè indispensabile il sì del Consiglio Ue (che rappresenta i governi) e dello stesso Parlamento europeo. Se dunque la Commissione Industria dovesse accogliere i rilievi giuridici approvati oggi il testo messo a punto dalla Commissione europea non potrebbe passare così com’è. I casi sono due: o si passa al negoziato informale tra Consiglio e Parlamento per modificare il testo, o si arriva allo scontro: in plenaria il Parlamento conferma, salvo sorprese, il voto della Commissione Industria e boccia il testo della Commissione europea. Che a quel punto deve riscriverlo. La battaglia è appena cominciata.
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