martedì 13 febbraio 2024
C'è un settore della scienza medica e della chirurgia da scoprire, che si occupa di un paziente speciale: il nascituro. Viaggio nelle terapie perinatali con l'Associazione difendere la Vita con Maria
Il logo del convegno sul "feto come paziente"

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Un medico dedicato alla cura dell’embrione e del feto come paziente. È ciò che manca. Ed è un’urgenza nel mondo della sanità italiana. L’appello è stato lanciato sabato 10 febbraio da Novara, in occasione del convegno «La medicina perinatale: cura e accoglienza del concepito paziente» organizzato alla viglia della Giornata mondiale del malato dall’Associazione difendere la Vita con Maria insieme agli Ordini di medici e infermieri, Amci (Associazione medici cattolici italiani), Ospedale Maggiore e Atdm (Associazione tutela dei diritti del malato).

L’evento, di rilievo scientifico nazionale, è stato ospitato nell’aula magna dell’ospedale cittadino. Numerosi gli interventi di specialisti del campo, a partire da Alessandro Cecchi, direttore del Centro di Diagnosi prenatale di II livello dell’Asur Marche - Loreto, che in questi anni ha approntato dati statistici innovativi sulla possibilità di cura come accompagnamento di fronte alla malattia prenatale. «Abbiamo il dovere di offrire tutto alla mamma – spiega –. Noi siamo medici e in quanto tali il nostro compito è offrire una possibilità di cura. Poi saranno i genitori a prendere ogni decisione, la scelta morale non è nostra». Cecchi dirige uno dei pochissimi centri in Italia di diagnosi prenatale: «Oggi queste realtà – spiega – fanno parte dei reparti di ostetricia. Ed è un po’ un limite. Diverso sarebbe se nascessero più centri dedicati. Con risultati altamente maggiori rispetto alle aspettative. E a dirlo è la mia esperienza: più della metà delle donne decide di continuare la gravidanza». Perché? «Anzitutto perché si sentono supportate. Poi perché ogni azione viene documentata. È sorprendente vedere come ogni decisione, anche da parte delle mamme, venga presa con la massima consapevolezza».

Con il dottor Cecchi hanno approfondito il tema della diagnosi prenatale di secondo livello anche Alberto De Pedrini, responsabile area ostetrica dell’Ospedale Maggiore di Novara, e il collega Alessandro Carriero, direttore dell’Istituto di Radiologia, insieme a Sabrina Baldi. Di «sostegno emotivo e psicologico alla coppia nella diagnosi prenatale sfavorevole» si sono occupate Maria Rosa Montemurro e Anna Di Mattia, mentre di chirurgia nella medicina perinatale ha trattato Gloria Pelizzo, ordinaria di Chirurgia pediatrica e infantile della Università Statale di Milano, insieme a Paola Spina, della chirurgia pediatrica novarese.
Il convegno ha fatto da ponte fra il primo corso “Vita nascente” proposto dall’Istituto di Scienze religiose due anni fa e il secondo in programma dal 9 marzo, dedicato anche alla Medicina perinatale. Una seconda parte nata anche dall’invito lanciato dal vescovo Franco Giulio Brambilla: «Ora abbiamo preparato la cassetta degli attrezzi, l’augurio è che si possa dare inizio a un’opera dedicata».

Don Maurizio Gagliardini è in prima linea con la sua associazione Difendere la Vita con Maria. «I continui progressi in campo medico – dicono don Brunello Floriani e don Michele Valsesia, vicari per la Pastorale e per la Salute – permettono oggi di risolvere patologie che un tempo venivano definite incompatibili con la vita. Il convegno di Novara, nel contesto della XXXII Giornata mondiale del malato, ha voluto cogliere il prezioso contributo di queste discipline e promuovere la specializzazione del medico dedicato alla cura dell’embrione e del feto paziente». Fra i patrocini, Diocesi, Regione Piemonte con “Stati Generali della Prevenzione e del Benessere”, Comune di Novara e la partecipazione del mondo del volontariato novarese dedicato ai diversamenti abili. Gli onori di casa sono stati portati dal sindaco di Novara, Alessandro Canelli.


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