venerdì 6 aprile 2012
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​Inserirsi nella società, migliorare le proprie competenze, diventare autonomi e guadagnarsi da vivere come tutti gli altri. È il sogno di tutte le famiglie con figli con disabilità: i genitori si interrogano ogni giorno su quale sarà il loro futuro, chiedono aiuto alle istituzioni. Lo ha fatto anche l’Associazione famiglie persone Down di Palermo, che, nel corso di un incontro con l’assessore regionale alla Salute Massimo Russo, ha esposto la necessità di accompagnare l’attività del Centro di riferimento per i Down, istituito con decreto regionale un anno fa, con un’esperienza occupazionale. Così Giuseppe Lupo, Fabiola Carabillò, Francesco Gliubizzi e Francesco Arena, stanno sperimentando cosa vuol dire lavorare. I quattro giovani con la sindrome di Down sono stati "ingaggiati" dall’assessorato regionale alla Salute, per un progetto pilota di sei mesi per svolgere compiti di accoglienza e comunicazione. I ragazzi sono divisi tra le sedi dei due dipartimenti, sono impegnati per tre ore al giorno, dal lunedì al venerdì, seguiti da due tutor, Mauro Burgio e Marcella Rizzo, e una psicologa, Daniela Raineri, messi a disposizione dall’associazione Famiglie persone Down di Palermo.Per loro questa Pasqua avrà un sapore nuovo, quello di una conquista. Giuseppe ogni mattina sale sulla linea 102 e va al lavoro come qualunque altro cittadino e, se il bus ritarda o rimane bloccato in un ingorgo, arriva in ufficio col muso lungo e sbraitando: «Possibile che in questa città non si può contare sui servizi pubblici?». Giuseppe Lupo, 30 anni, ha preso molto sul serio il suo nuovo incarico, ha gli occhi che luccicano quando spiega quant’è impegnativo dare indicazioni precise in quel palazzone di nove piani, mostra la piantina con i nomi di tutti i funzionari dislocati nelle varie stanze e si muove come una scheggia tra ascensori, corridoi e uffici. Ha una gran voglia di rendersi utile e svolgere al meglio il proprio compito. Proprio come Francesco Arena, 21 anni. È un po’ timido, arriva ogni mattina accompagnato dai genitori, «ma solo perché abito troppo lontano», precisa subito, ed è felice. Il cartellino con nome e cognome è affibbiato sul maglione, proprio come tutti i dipendenti del palazzone di piazza Ottavio Ziino. «È la mia prima esperienza lavorativa, ma mi piace moltissimo. Noi spieghiamo alle persone come partecipare al "Farmadono" - racconta Francesco, aiutato dal suo tutor -, il progetto per donare farmaci non più in uso in modo che possano essere utilizzati da chi non può permetterseli».Coi loro modi gentili e il loro sorriso sincero si sono fatti amare dai "colleghi", che li coccolano con regali e sorprese. I ragazzi distribuiscono la posta, fanno le fotocopie, accompagnano i visitatori nei vari uffici. «Credo molto in questo progetto - afferma l’assessore Russo - e sono convinto che aprirà la strada ad altre iniziative del genere». E tra i visitatori prevale la curiosità. «All’inizio li guardano con stupore - racconta il tutor Mauro Burgio -, poi sorridono e ringraziano. Si rendono conto che, per una volta, sono i cosiddetti disabili a poter dare loro una mano».
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