giovedì 11 gennaio 2024
È la terza volta che l’edificio viene attaccato, le due precedenti a marzo e settembre 2022, con entrambe le denunce archiviate dopo pochi giorni. Ma si va avanti
Le scritte con cui è stata imbrattata la sede del Cav di Padova

Le scritte con cui è stata imbrattata la sede del Cav di Padova - .

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Ben 64 bambini nati, 80 donne in gravidanza assistite, così come 233 con figli neonati, 6 mamme ospitate nella casa di accoglienza, 116 interventi di assistenza sociale, 177 di assistenza psicologica e morale, 6 progetti di sostegno alla maternità. E poi 84 corredini distribuiti, 207 pacchi con indumenti per bambini, 51 carrozzine e passeggini regalati, 21 culle, lettini o navette, 400 confezioni di alimenti per l’infanzia, 186 confezioni di latte in polvere e 1.420 pacchi di pannolini... Sono numeri che danno la dimensione di un impegno enorme, che ricade sulle spalle della manciata di volontari che tengono aperto ogni giorno il Centro di aiuto alla vita di Padova, in una palazzina a due piani vicino alla chiesa della Madonna Pellegrina. Sono numeri, ancora, che segnano un solco tra chi lavora a favore della vita e chi manipola la realtà. Come i vandali (o gli estremisti) che sabato scorso hanno imbrattato la sede con scritte e letame. È la terza volta che l’edificio viene attaccato, le due precedenti a marzo e settembre 2022, con entrambe le denunce archiviate dopo pochi giorni.

Martedì la presidente ha presentato l’ennesimo esposto, senza troppe speranze, viste le precedenti archiviazioni. «Chi imbratta la nostra sede ci accusa di essere violenti, come se estorcessimo con la forza alle ragazze la rinuncia ad abortire. Di fronte a queste menzogne provo sconcerto. E anche rabbia per come viene mistificato ciò che facciamo. Noi accogliamo persone che bussano alla nostra porta, svolgiamo attività di sostegno a persone che volontariamente si avvicinano al Cav».
Ripulito il letame, ripristinata l’agibilità della sede e dunque riprese serenamente tutte le attività di volontariato, resta l’amaro in bocca per tanta ignoranza. Perché si inneggia alla libertà di abortire quando in quella modesta palazzina a due piani si celebra un’altra libertà, altrettanto e forse ancora più preziosa: quella di non abortire. «Noi affianchiamo i servizi sociali e facciamo tante cose insieme e in modo complementare a loro. La nostra comunità educativa mamma-bambino è molto richiesta perché le alternative sono scarse, ci chiamano per chiedere disponibilità di accoglienza i servizi sociali non solo di Padova ma di altre città del Veneto, talvolta della Lombardia».

Della abissale ignoranza dei gruppi che hanno vandalizzato la sede del Cav di Padova - e si sa chi sono, perché hanno pubblicizzato le loro imprese con video e foto nei loro profili Instagram – si può parlare a ragion veduta. Al Cav non si scoraggiano gli aborti con prepotenza, non si convincono obtorto collo le ragazze a mettere al mondo un figlio non desiderato. «Anche perché al nostro Centro – continua la presidente – arrivano soprattutto ragazze che nella maggioranza dei casi la loro decisione l’hanno già presa». Che hanno, in altre parole, già abbracciato pur tra mille preoccupazioni la vita, ma sono sole, senza soldi, senza nessuno accanto e che nei volontari del Cav trovano una mano tesa. Quale colpa può avere chi aiuta a realizzare quella fondamentale libertà di scelta che i “vandali” tanto invocano?

«Ai giovani che compiono questi atti vorrei dire di documentarsi, di non seguire ideologie esasperate di libertà che peraltro noi non violiamo affatto. Anzi, i nostri operatori lavorano proprio per aumentare la consapevolezza e dunque la libertà delle donne», conclude la presidente. In ogni caso, al Cav di Padova sono arrivate tante attestazioni di stima e di solidarietà, e questo consola gli operatori e i volontari che spendono le loro energie, il loro tempo e anche i loro sentimenti per ridare speranza a chi, sola, ha scelto la vita.

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