venerdì 1 agosto 2014
​Carlo Casini sul caso Lazio: «Non si può imporre ai sanitari dei consultori di rilasciare il certificato per abortire»
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Il Movimento per la vita, insieme alle associazioni dei medici e dei ginecologi cattolici, ha presentato al TAR del Lazio un ricorso contro il decreto del governatore del Lazio, Zingaretti, in cui si fa obbligo ai sanitari obiettori di coscienza operanti nei consultori pubblici di rilasciare il certificato che consente l’aborto e di prescrivere e somministrare pillole del giorno dopo e simili. Una decisione palesemente lesiva dei diritti costituzionali degli obiettori e della stessa legge 194. «Di fondo – spiega Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita – c’è un malinteso modo di intendere il ruolo del consultorio nei confronti delle pratiche abortive. A una lettura seria della legge 194, appare chiaro che lo Stato legalizzando l’Ivg non ha rinunciato a difendere la vita nascente con strumenti diversi dal divieto di aborto. Lo strumento principale – prosegue Casini – dovrebbe essere proprio il consultorio. Esso deve quindi essere concepito come il luogo dell’alternativa all’aborto, non la premessa della sua realizzazione. Per questo, gli obiettori di coscienza non dovrebbero essere considerati degli intrusi, ma la colonna portante dei consultori». «Il ricorso al Tar è un atto di grande coraggio e responsabilità – afferma l’onorevole Olimpia Tarzia, presidente del Movimento Per Politica Etica Responsabilità e vice presidente della Commissione cultura della Regione Lazio – che va ad aggiungersi all’interrogazione da me presentata in Consiglio lo scorso giugno e firmata da tutti i capigruppo del centrodestra, con la quale ho chiesto il ritiro del decreto evidenziandone gravi profili di illegittimità con le attuali disposizioni nazionali». «Di fronte alle innumerevoli rimostranze pervenute da associazioni, medici, personale sanitario e alla luce del ricorso al Tar di Giuristi per la Vita e Pro Vita per richiedere l’annullamento del decreto, confido, conoscendo la sensibilità del presidente Nicola Zingaretti – conclude Tarzia – che egli possa valutare con attenzione la mia interrogazione e decidere per il ritiro del provvedimento, onde evitare un possibile quanto imbarazzante annullamento del provvedimento stesso da parte del tribunale amministrativo».
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