venerdì 7 settembre 2012
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«CARO BERSANI, PERCHE' INSABBIARE LA NORMA? LASCIA CHE LA DEMOCRAZIA FACCIA L SUO CORSO»Caro Segretario,qualche tempo fa ci siamo casualmente incrociati a Montecitorio. Nel breve colloquio Ti ho chiesto di non opporti alla eventuale richiesta di iscrizione all’ordine del giorno del Senato della legge di fine vita e, soprattutto, di non farne una questione politica. Non pochi infatti pensano che l’attuale silenzio su quel progetto legislativo sia causato dal timore di una revoca dell’appoggio del Pd al governo Monti per impedirne la discussione e la valutazione finale. Mi hai risposto che in materie delicate, eticamente impegnative, non si può legiferare a maggioranza, ma occorre un «largo consenso».Torno ora a farti la medesima richiesta. La legislatura volge al termine, anche se sperabilmente non immediato. Il lavoro parlamentare sulla legge in questione ha percorso gran parte di essa a partire dal 9 febbraio 2009, data della morte di Eluana, ed è giunto da tempo alla soglia del voto finale al Senato. Perché vanificarlo con la tecnica sotterranea dell’insabbiamento? Naturalmente nessuno può attendersi un mutamento repentino della linea prevalente nel Pd, contraria pur con significative eccezioni al contenuto della legge, ma, proprio per questo, il Pd darebbe al Paese un limpido esempio di democrazia collaborando, o quanto meno non opponendosi, alla discussione finale. Poi avverrà ciò che dipende dal confronto tra le forze politiche e le libere coscienze dei parlamentari. Non sempre le "larghe intese" sono sintomo di democrazia. Anzi divengono un ostacolo alla democrazia se di fatto attribuiscono alle minoranze un potere di veto rispetto all’orientamento della maggioranza. Non si chiede al Pd in quanto tale di cambiare parere sulla legge di fine vita. Gli si chiede soltanto di consentire il dibattito finale ed il voto. Cioè di garantire la democrazia. Credo che i cittadini apprezzerebbero.«CARI ALFANO E MARONI, MANCA L'ATTO FINALE. NON VANIFICHIAMO IL GRANDE LAVORO SVOLTO»Cari Amici, il profondo mutamento del quadro politico non può far dimenticare il ruolo avuto dai vostri partiti nel sostenere tenacemente la legge di fine vita. Ricordiamo tutti l’inizio drammatico dei lavori parlamentari a questo riguardo. Il 9 febbraio 2009 moriva Eluana Englaro sebbene il governo di allora da voi sostenuto avesse predisposto un decreto legge che le avrebbe salvato la vita, ma che non potè essere varato. Fu immaginato allora di approvare una legge in tre giorni… Poi, dopo la morte di Eluana, fu promessa una procedura rapidissima. Si disse: basteranno tre settimane, poi si disse tre mesi. Non bastarono nemmeno questi, ma alla fine il testo che ebbe per relatore il senatore Calabrò fu approvato dal Senato e inviato alla Camera. Qui i tentativi di fermare la procedura furono durissimi e prolungati, ma, anche per la tenace spinta dell’Udc e dei vostri partiti, alla fine è stato approvato il testo con alcuni emendamenti che hanno imposto un nuovo esame al Senato, dove si attende soltanto il dibattito e il voto finale in aula. Molti mesi fa l’Udc ha chiesto l’iscrizione all’ordine del giorno, ma non basta. Ci vuole anche la decisa determinazione di gruppi politici più numerosi.Vi chiedo, dunque, a nome del Movimento per la vita italiano che presiedo, di domandare l’iscrizione all’ordine del giorno dell’aula in Senato la legge di fine vita. In definitiva si tratta di non vanificare un lavoro che ha percorso gran parte della legislatura che sta per chiudersi. Se la legge sarà approvata questa così travagliata legislatura lascerà un frutto positivo sul terreno dei valori fondativi della democrazia. Perché il precetto di non uccidere, il principio di non discriminazione e quello di solidarietà troverebbero una concreta applicazione di fronte alla vita umana quando essa attraversa la condizione della più estrema fragilità.

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