lunedì 24 settembre 2012
I relatori Calabrò e Di Virgilio: 4 anni di confronto non bastano? Martedì il Senato riprende l’esame della legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento Dal 2008 un percorso politico serrato che ha coinvolto tutti i partiti. Insensato bloccarlo ora​.
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LA CRONISTORIA
Dibattiti, audizioni, voti: iter da record, testo maturo
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​La ripresa della discussione sul disegno di legge in materia di fine vita, una «forzatura» della ex maggioranza in vista della campagna elettorale, come sostiene Pier Luigi Bersani? Ancor di più, portare a termine l’iter sarebbe affrettato e indice di scarsa propensione alla discussione democratica? I due relatori del provvedimento, al Senato e alla Camera, Raffaele Calabrò e Domenico di Virgilio – entrambi medici ed entrambi del Pdl – non ci stanno davanti a queste obiezioni sollevate da alcuni nei giorni scorsi.«Mi sembra incredibile poter dire questo, dopo che sono quattro anni che ne discutiamo, con un solo momento di pausa legato alla crisi economica del Paese. Abbiamo chiesto con forza la ripresa, perché non è possibile che un testo di legge in terza lettura non trovi conclusione su pochi emendamenti di chiarificazione apportati alla Camera», ribatte il primo. «È sacrosanto che l’iter del ddl riprenda. Mi chiedo, anzi, come mai sia stato fermo un anno. È una legge assolutamente laica e assolutamente attesa, nonché voluta dalla maggioranza dei deputati che rappresentano il popolo italiano», incalza Di Virgilio. Grazie al cui lavoro di mediazione si è giunti a quegli emendamenti significativi - da lui proposti sulla base della sua esperienza di medico ancor prima che di parlamentare - su punti spinosissimi come la possibilità di interrompere idratazione e nutrizione in pazienti terminali (e non in stato vegetativo) e sulla non vincolatività per il medico delle Dichiarazioni anticipate. «Elementi di raziocinio - li definisce lui -. Il lavoro è stato lungo e difficile e ha ottenuto un risultato che ritengo giusto e che la dice lunga sulla democraticità con cui la questione è stata portata avanti».In effetti in Parlamento si parla di fine vita da 11 anni. E dall’inizio di questa legislatura sono state innumerevoli le audizioni, le discussioni e i voti nelle Commissioni competenti e nelle aule (quelli finali ad ampia maggioranza sia nell’uno che nell’altro ramo). Un iter fatto di discussioni «partecipate» e che è stato dunque, «lunghissimo e ricchissimo», sostiene Calabrò. A interromperlo è stata solo l’urgenza dettata dalla crisi. «Non è stata certo una pausa di riflessione sul contenuto, né politica. L’argomento delle Dat è sempre stato all’ordine del giorno», sottolinea Calabrò.Altro che scarsa democrazia. Riprendere la discussione sul ddl riguardante le Dat (e molto altro in tema di fine vita), insomma non è improntato a una volontà di fare dell’argomento un cavallo di battaglia ideologico e un modo per ricompattare la maggioranza Lega-Pdl. Innanzitutto «non c’è mai stata una forzatura della maggioranza neppure nella prima lettura in Senato», riprende Calabrò. Infine, entrambi i parlamentari azzurri ricordano come, grazie al voto segreto, si è andati ben al di là della maggioranza stessa, sia alla Camera sia al Senato. A chi controbatte che il voto segreto sarebbe un escamotage per decisioni che devono essere prese, al contrario, alla luce del sole il senatore ricorda che a chiederlo per 60 volte al Senato (circa 200 in più alla Camera aggiunge Di Virgilio, ndr) sono stati Pd e Idv, «ritenendo che, nel segreto dell’urna il mondo laico del Pdl votasse contro. Poi, «quando si sono accorti che perdevano, hanno smesso di chiederlo».
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