giovedì 2 agosto 2012
Approvate a febbraio dal Consiglio superiore della Sanità, le norme che regolano la procreazione assistita non sono mai state firmate dal ministro Balduzzi che ieri ha spiegato perché davanti alla Camera: sono ancora troppi i problemi interpretativi.
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Nonostante le linee guida sulla procreazione medicalmente assistita (pma) siano state già approvate a febbraio dal Consiglio superiore di Sanità, e attendano da mesi la sua firma, il ministro della Salute, Renato Balduzzi vuole chiedere al Css un ulteriore approfondimento rispetto alla nozione di numero necessario di embrioni da crioconservare e sulla validità delle tecniche di congelamento degli ovociti. Questa è la risposta che ha dato ieri alla Camera a un’interrogazione dell’Udc Luca Volontè, per una sollecita sottoscrizione di quel documento in seguito all’«allarmante aumento del numero degli embrioni crioconservati» attestato dalla relazione sulla legge 40 nel 2010, primo anno dopo la sentenza della Consulta che ha eliminato il limite massimo di tre embrioni da produrre e da impiantare nell’utero.«C’è dunque un problema di interpretazione della nozione di numero strettamente necessario – ha risposto il ministro – in ordine al quale le linee guida presentate e preparate dalla precedente amministrazione, a seguito di un importante lavoro, non dicono in proposito, né potevano farlo, nulla». Su questo Balduzzi ha intenzione di chiedere un approfondimento al Css e anche sulla tecnica degli ovociti crioconservati che, secondo alcuni specialisti «non farebbe a sufficienza da argine» alle gravidanze trigemine e quadrigemine. Il ministro ha riferito anche che a marzo è stato sancito un accordo in Conferenza Stato-regioni sui «requisiti di qualità, sicurezza e tracciabilità del trattamento di gameti e zigoti in applicazione della normativa europea».Volontè si è detto «molto stupito» della risposta alla sua interpellanza sul ritardo della firma delle linee guida. «Deve farlo con urgenza e solerzia», ha rimarcato il deputato centrista che si attende dunque «in questi giorni, o al più tardi nel mese di settembre» la sottoscrizione del documento, affinché «si evitino quelle pericolose distorsioni interpretative» attestate dai dati dell’ultima relazione sulla pma, perché «il far-west crioconservativo degli embrioni è una aperta e inaccettabile violazione dell’art. 13 della legge 40». Ben vengano gli approfondimenti, ma «nulla impedisce» di firmare già il documento approvato da un «organismo autorevole» come il Css. «Nelle linee guida è confermata il divieto di diagnosi preimpianto, che del resto è coerente con il cuore della legge, quindi è quantomai opportuno che il ministro le firmi», afferma Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita. Anche l’ex sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, chiede una sollecita sottoscrizione, in quanto si è già andati oltre il termine di tre mesi per la emanazione di nuove linee guida prescritto dalla stessa legge 40. «Il ministro poi deve intervenire contro questa prassi che sta andando contro la legge – sottolinea la deputata del Pdl –. Non può non prefiggersi di governare un modo disinvolto di interpretare la sentenza della Consulta da parte dei centri di pma. Deve farlo coinvolgendo le regioni, con le quali è aperto una tavolo ad hoc». I dati della ultima relazione poi, puntualizza l’ex sottosegretario alla Salute, «dimostrano che la crioconservazione degli ovociti non fa aumentare i parti trigemini». «Una cosa è la firma delle linee guida, che è un adempimento di legge – osserva l’udc Paola Binetti – per cui ci auguriamo che il ministro al più presto lo ottemperi. Altra sono gli approfondimenti che ha tutto il diritto di effettuare, in ogni modo consegnando la sua relazione al Parlamento a metà di luglio, li ha già fatti».
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