mercoledì 21 maggio 2014
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È stato rinviato al 9 giugno il deposito, che da più parti veniva dato per certo ieri, della sentenza con la quale la Corte Costituzionale il 9 aprile ha dichiarato illegittimi quattro commi della legge 40 eliminando il divieto di fecondazione eterologa. Quel giorno la Consulta aveva reso noto solo il dispositivo del verdetto, ma molto attese erano le motivazioni che avevano spinto i giudici a propendere dopo una lunga discussione per l’eliminazione del veto a una pratica assai controversa per i suoi rilevanti profili etici e antropologici. Nei giorni scorsi i giudici hanno esaminato il testo della sentenza scritta dal relatore Giuseppe Tesauro, ma anziché renderla nota – come era nei pronostici – hanno deciso di prendersi ancora tempo per approfondire il testo. Dalle argomentazioni che produrrà la Corte dipendono infatti le modalità con le quali sarà possibili accedere alla fecondazione artificiale con uno o entrambi i gameti di persone esterne alla coppia. E se c’è chi spinge perché venga lasciata mano libera ai centri nei quali si pratica la procreazione assistita, altre voci insistono nel ricordare che gli interrogativi aperti dalla sentenza di inizio aprile sono tali e tanti da imporre un intervento normativo da parte del Parlamento (si pensi solo alla figura del "donatore" di gameti). C’è anche chi ritiene che la sentenza possa aprire la strada alla fecondazione assistita per le coppie dello stesso sesso e i single, anche se la legge 40 dice che possono accedervi solo maggiorenni di sesso diverso e prevede il divieto di commercializzazione dei gameti e l’anonimato del donatore o della donatrice. Il segnale che giunge dalla Corte è dunque di consapevolezza della serietà di questi e altri nodi.
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