giovedì 19 giugno 2025
«Così si impara a tutelare anche quello che sta in mezzo, invece si diffonde l’idea di avere in mano il telecomando»: il presidente della Cei al “Festival dell’Umano tutto intero”
«La vita va difesa dall'inizio alla fine»
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La persona è creatura, relazione e mistero. E poi: ogni vita è degna di essere vissuta. Anche in un mondo in cui gli algoritmi indirizzano le scelte quotidiane, dove c’è ancora spazio per l’umanità. Anzi, deve esserci. Specie per i cattolici, a volte incapaci di stare insieme. Il messaggio è chiaro e proviene dalla seconda giornata del “Festival dell’Umano tutto intero”, promosso a Roma per il secondo anno dal network di associazioni “Ditelo sui tetti” per impulso del suo portavoce Domenico Menorello. La presenza e l’azione nella società di chi è credente sono i temi all’ordine del giorno del dibattito, ma non gli unici. Anche la famiglia, come comunità principale della struttura sociale, è sotto la lente. Il sostegno economico e sociale insufficiente al nucleo familiare è il primo vulnus che allontana le speranze dei più giovani e sgretola i legami fra le persone.

Un momento del Festival dell'Umano tutto intero a Roma

Un momento del Festival dell'Umano tutto intero a Roma - Foto Gramolini

«Partiamo dalla convinzione che non c’è comunità senza famiglia e non c’è una famiglia senza lavoro», interviene Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali. «Negli ultimi anni – aggiunge – il welfare era stato visto come un problema, mentre sono orgogliosa di aver riformato il reddito di cittadinanza perché oggi chi è più fragile, e quindi le famiglie con figli, ricevono un sostegno maggiore con il reddito di inclusione. Abbiamo messo in sicurezza coloro che sono più fragili». Il tema è ripreso anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che rivendica il quoziente familiare come misura utile, introdotta dall’esecutivo per allentare la morsa sui nuclei più numerosi. Chi descrive la famiglia come comunità naturale, che viene prima dello Stato, è il ministro dell’Educazione e del Merito, Giuseppe Valditara. «È il luogo ideale, dove la persona viene valorizzata », dice il ministro che collega l’educazione scolastica al rispetto verso l’individuo. Chiamata a descrivere le politiche attivate per la famiglia è la ministra Eugenia Roccella che parte dai motivi culturali della scarsa natalità nel Paese.

«Facevamo figli – ricorda – quando eravamo più poveri mentre ora abbiamo smesso di fare famiglia. Oggi un terzo delle famiglie è fatto da una persona sola, un altro da una coppia senza figli e un terzo – sempre più ridotto – da quelle con figli». Il sostegno economico, secondo la ministra, deve essere accompagnato da un segnale di chiarezza culturale: «Se non torniamo alla genitorialità come bellezza sarà difficile curare le ferite della contemporaneità ». Contrapposte all’epidemia dell’individualismo sono le relazioni, secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, che non risparmia rilievi ai credenti: «Il cristianesimo – rammenta – è una comunità molto particolare che non potrà mai stare con le porte chiuse, facciamo fatica perché facciamo poca cultura. Il virus insidioso è l’individualismo e il pensare di stare solo con chi la pensa allo stesso modo. Oggi sono aumentati i disturbi legati alle relazioni perché siamo più soli e c’è meno comunità. Anzi, a mio parere, c’è meno paternità ». Zuppi riconosce come la Chiesa abbia dato in passato una grande spinta all’attività politica ma avverte anche che oggi emerge una scarsa capacità di comporre gli interessi e di agire in modo unitario.

«La Dottrina sociale della Chiesa – osserva – ha bisogno di essere vissuta e incarnata da persone che non rimangano isolate. Spesso si rischia di perdere la motivazione spirituale che dovrebbe animare l'impegno politico, dimenticando che il sociale e lo spirituale non sono divisibili ». Accanto a questo contesto c’è un’altra cultura che va da un’altra parte: «Per me – ribadisce Zuppi – la difesa della vita è tutta, dall’inizio alla fine. Questo ci fa imparare a difendere con iniziative quello che c'è in mezzo, e viceversa. Sono in particolare preoccupato per l’inizio e per la fine perché è diffusa l’idea di avere in mano il telecomando». Per salvaguardare la vita, qualsiasi vita, la relazione è un elemento decisivo per il benessere dell'io. La relazione, infatti, secondo il presidente della Cei, è decisiva per l’io che altrimenti soffrirebbe.

«L’io – evidenzia – sta bene quando trova il “noi” che è la comunità. Questo sottolinea come la piena realizzazione personale passi necessariamente attraverso l'incontro con l'altro e la costruzione di legami autentici. La comunità cristiana, in particolare, è chiamata a essere questo “noi” accogliente e vivificante». Punto d’incontro fra le persone, è la speranza su cui si sofferma il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di sua santità Leone XIV: «Il nostro – afferma – è un mondo che ha sempre più bisogno di speranza che riempia di significato». Non basta però sperare qualcosa, qualsiasi cosa nell’esistenza umana, perché la capacità di «essere sorgente di vita interiore – prosegue – dipende dal che cosa sperare», che diventa l’elemento rivelatore del senso della vita, il motivo per cui impegnarsi e pure soffrire. Uno soltanto è il bene al quale ogni uomo aspira: il desiderio della felicità, di vita piena e infinita cioè – in breve – il desiderio della vita eterna. Ed è a questa speranza con la esse maiuscola a cui tutti i credenti sono chiamati a guardare.

«Seminare la speranza – conclude Parolin – diventa l’itinerario per risolvere le contese, una via di pace. Senza la speranza i conflitti sono destinati a generare ulteriori conflitti». «La speranza impegna in percorsi difficili» commenta infine Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che sottolinea come «la speranza facile» non esista ma che di fronte alle tragedie che agitano il mondo la speranza fa guardare al futuro: «Per questo portiamo in Italia centinaia di bambini feriti dalle zone di guerra. La speranza è inseparabile dalla fede, e così continua a permeare la nostra nazione».

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