venerdì 9 maggio 2014
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La Festa dell’Europa il 9 maggio ricor­da quel giorno del 1950 del primo piano di cooperazione economica (la cosiddetta 'Dichiarazione Schumann'). Ma il 9 maggio segna anche la fine della Secon­da guerra mondiale: il primo giorno di pax europea, il giorno successivo alla firma del­la capitolazione nazista. Pace e integrazio­ne economica, pace e dignità dell’uomo. Fat­tori unificati da quei va­lori che i padri dell’Eu­ropa misero al centro e che – paradossalmente – con la moneta unica sembrano smarriti, al­meno nella percezione popolare. «Ma un seme l’abbiamo gettato», ri­corda Carlo Casini, eu­roparlamentare uscen­te - che si ricandida per il Ncd - e fondatore del Movimento per la vi­ta. Quel seme è la campagna 'Uno di noi', più di due milioni di firme raccolte in tutto il Continente per mettere al centro i diritti dei più deboli, le persone non nate, «anche se alla fine ne sono state validate 'solo' un milione e 735mila», 630mila solo in Italia. 

Invece l’Europa sembra affogare nei para­metri economici, nei conti che non torna­no mai, nella crescita che non arriva, nei consensi sempre decrescenti al processo di unificazione. «Certo, anche il benessere del­la collettività attiene alla dignità dell’uomo. Ma se lo stesso Trattato di Lisbona all’arti­colo 2 parla di dignità umana, diritti del­l’uomo e uguaglianza, non si può non par­tire dai più deboli e indifesi, ossia le perso­ne non nate». D’altronde la denatalità è u­na piaga che mina il futuro del Continente, a conferma che i valori incrociano spesso anche i parametri eco­nomici. Bisogna riscoprire i va­lori di quell’Europa a due polmoni evocata da Giovanni Paolo II, vero e proprio 'padre' dell’Unione allargata ad Est. «E il valore della vi­ta umana fin dal con­cepimento è stato sem­pre centrale nel suo ri­chiamare l’Europa ad essere se stessa. La que­stione della vita – spiega Casini – è diventa­ta centrale, come un tempo lo fu la schia­vitù».Ma la domanda, all’inizio di una campagna per il rinnovo del Parlamento europeo irta di incognite come non mai, sorge sponta­nea: questo manifesto per la vita sottoscrit­to da Ncd e Udc, non rischia di essere una mera enunciazione di valori? Come può in­cidere? «Lo spiego con un esempio. Nel 1998 una direttiva che conosco bene per esserne stato relatore stabilì che il corpo umano non può essere merce, fin dal concepimento. Questo, due anni fa, consentì alla Corte di Giustizia europea di vietare la brevettabilità del commercio di embrioni». Ora, però, il tentativo è di limitare la valenza di questa sentenza ai soli brevetti. «Il nostro impegno, invece, dovrà rimettere il valore della vita e la dignità dell’uomo al centro dell’Unione, con una politica di piccoli passi e piccole conquiste. L’Europa dei popoli ne uscirà rafforzata». IL TESTO DEL MANIFESTO

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