giovedì 5 luglio 2018
Il Consiglio regionale approva una delibera che chiede alla Giunta di potenziare l'azione dei consultori sul fronte della contraccezione. Le obiezioni del Movimento per la vita
Una foto d'archivio del Consiglio regionale piemontese

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La chiamano «Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso» all’interruzione di gravidanza e per «l’effettiva applicazione» della legge sui Consultori familiari. Eppure non c’è nulla per la tutela della maternità nella delibera approvata l’altro giorno dal Consiglio regionale piemontese, con 31 sì e 12 no.

In pratica, si parla quasi esclusivamente di rendere più accessibili le pratiche abortive e gli anticoncezionali, con un medico disponibile a effettuare interruzioni in gravidanza in ogni presidio ospedaliero e il potenziamento dei consultori per i contraccettivi. Illustrato da Marco Grimaldi (Leu), il documento chiede alla Giunta regionale d’istituire un tavolo per individuare la percentuale di obiettori presso le strutture sanitarie e la loro distribuzione per riequilibrarne il numero rispetto ai non obiettori.

Nelle strutture in cui gli obiettori superano il 50% le Asl e le Aso potrebbero trasferire i sanitari a seconda delle esigenze e – se la situazione non dovesse mutare – persino bandire concorsi riservati a medici che intendano praticare l’interruzione di gravidanza.

La delibera impegna la Giunta anche a promuovere l’accesso facilitato alla contraccezione, gratis per le donne sotto i 26 anni, dunque anche per le minorenni.

Un «approccio strumentale e fuorviante», secondo la Diocesi di Torino, che dal sito del suo settimanale La Voce e il Tempo sottolinea che la delibera «con la magica parola di 'laico' fa diventare normali e persino banali comportamenti che non aiutano la crescita umana, serena ed equilibrata delle nuove generazioni», alle quali viene fatto credere che «l’anticoncezionale è come l’aspirina», idea frutto di «un’etica individualista e sessista, portatrice di una visione puramente strumentale del corpo e della vita».

La delibera è anche «l’ennesimo attacco all’obiezione di coscienza, basato su menzogne – commenta Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la vita –. Nell’ultima relazione ministeriale sulla 194 si legge che il rapporto tra medici non obiettori e obiettori non è affatto un intralcio alla possibilità di praticare l’aborto. I concorsi 'riservati' sono un oltraggio a un diritto riconosciuto ovunque. La 194 è una legge ingiusta ma parla anche di tutela della vita umana, di colloqui dissuasivi, di trovare alternative. Tutto questo dove è finito? Sarebbe il momento di mettere mano a una riforma dei consultori perché siano liberati dalle ambiguità».

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